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Al varo le “nuove” Internet

01 Settembre 1998

Al varo le “nuove” Internet

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Ormai in fase avanzata i progetti (con annessi budget plurimiliardari) di Internet 2 e Next Generation Internet, le nuove creature iper-veloci e ad ampia banda volute da Al Gore. Nel frattempo in Italia...

La nuova tecnologia di rete, quella con la quale l’Unione Europea dovrà presto fare i conti si chiama Internet 2 (I2) o Next Generation Internet (NGI). Dopo aver definitivamente affidato al libero mercato la vecchia Internet, l’Internet “one”, gli Stati Uniti, che non rinunciano alla supremazia nel campo delle telecomunicazioni, hanno infatti promosso due progetti destinati a sperimentare le tecnologie della rete di domani, quelle che volenti o nolenti useremo tutti tra qualche anno, pagandone le salate royalties reali o virtuali.

Il governo americano, ed è Al Gore, il probabile futuro presidente, a pronunciarsi, vuole infatti favorire la creazione di una struttura di telecomunicazioni basata su IP in grado, a differenza dell’Internet odierna, di sviluppare le attività che richiedono tempi di trasmissione molto ridotti e una qualità del servizio molto elevata. Tecnologie ancora tutte da sperimentare, ma che sono appetibili da subito per tutto ciò che è intranet, le reti aziendali che promettono in tutto il mondo industrializzato un mercato con fatturati stratosferici.

Se Internet è ormai una risorsa internazionale, che almeno in teoria appartiene a tutti i paesi (si veda su questo un articolo di Apogeonline sul dibattito relativo ai DNS), le reti di seconda generazione, invece, sono di proprietà della tecnologia e degli investimenti statunitensi, degli apparati di ricerca nutriti con abbondanti finanziamenti governativi che dovranno produrre risultati concreti per l’economia dell’IT. Un’economia che sarà ancora tutta americana, a quanto pare.
Proprio come ai vecchi tempi, quando Internet era del DoD (il Dipartimento della Difesa statunitense) e dell’NSF (National Science Foundation, l’ente federale di ricerca). NGI e I2, secondo i piani di Gore, ripercorreranno la strada già fatta da Internet, mobilitando i ricercatori per trovare nuove soluzioni tecnologiche che si diffonderanno rapidamente in tutto il mondo.

I due progetti sono molto simili, anche se nati in ambiti e con scopi completamemente diversi. NGI è un’iniziativa tutta governativa, federale, mentre Internet 2 è il frutto di un lavoro più “dal basso”, svolto da un consorzio di circa 100 università ed altri enti pubblici di ricerca statunitensi. NGI punta a connessioni che permetteranno di trasmettere tutto il contenuto dell’Enciclopedia Britannica in meno di un secondo, mentre I2 progetta “solo” dei GigaPOP (Point Of Presence) da 2,4 Gb al secondo.
La velocità, tuttavia, non basta. Paradossalmente, in queste reti superveloci non importa tanto la larghezza di banda, ormai virtualmente senza limiti, ma la “quality of service”, cioè la capacità di distinguere un servizio dall’altro e di separare i pacchetti in base al tipo di applicazione a cui appartengono, in modo da privilegiare e rendere ancora più efficienti i servizi esigenti a scapito di quelli, come la posta elettronica, che possono tollerare ritardi di trasmissione più consistenti.

Il risultato di tanto lavoro e di tanti investimenti USA sarà la possibilità di gestire in rete tutte quelle attività che oggi sono soffocate dal World Wide Wait, la lentezza mondiale di Internet, e molte altre applicazioni che oggi sono ancora tutte da immaginare e da inventare.
I settori nei quali i ricercatori statunitensi si aspettano i risultati migliori sono quelli della telemedicina, delle biblioteche virtuali multimediali e, più in generale, della possibilità di svolgere ricerche di alto livello tra gruppi di lavoro interagendo solo grazie alla rete. Settori, guarda caso, nei quali già oggi gli Stati Uniti hanno un ruolo di punta.

NGI è un progetto finanziato dal già citato NSF, dal Department of Defense e dalla NASA, organismi che da sempre si occupano di rete, ma coinvolgerà presto anche il Department of Energy e la National Library of Medicine, la più importante biblioteca biomedica del mondo. Quest’ultimo particolare dimostra che gli Stati Uniti hanno a cuore non solo l’informatica ma anche la medicina, un settore dal fatturato tutt’altro che trascurabile.
I2, Internet 2, è invece promossa dalle università che vi partecipano e, di nuovo, da NSF.
Per NGI gli investimenti previsti sono di circa 100 milioni di dollari all’anno; Internet 2, invece, per il momento può contare su quasi 60 milioni di dollari. Due indirizzi utili per seguire i progressi di questa nuova frontiera americana sono CCIC e UCAID.

Nel rilanciare di recente i due progetti, Al Gore ha annunciato l’inaugurazione di una nuova dorsale di Internet 2, chiamata Abilene, che collegherà I2 con la struttura principale di NGI, la dorsale gestita da NSF denominata very high speed Backbone Network Service (vBNS).
Una delle domande più frequenti su Internet 2 riguarda i suoi rapporti con Internet 1: la nuova rete sarà o no connessa con quella “vecchia”? La risposta è sì, le due Internet sono e saranno interconnesse, ma questo non significa che Internet 1 farà parte di Internet 2 o di NGI. Le applicazioni particolari che caratterizzano queste nuove strutture, infatti, richiedono una velocità e un’affidabilità non disponibili sulla rete tradizionale, che ne resterà quindi tagliata fuori. In pratica, l’interconnessione per il momento non consentirà agli utenti tradizionali di sfruttare neppure in parte le potenzialità delle nuove reti.
In definitiva, alla vecchia Internet i progetti legati ad I2 e a NGI garantiscono un laboratorio in cui sperimentare standard quali IPv6, la nuova versione di Internet Protocol, oggi in release 4, o le future implementazioni di HTTP e di altri protocolli che sono o saranno presto adottati anche nella rete usata dai comuni utenti.

E il nostro povero e malandato paese, sempre fanalino di coda della rete, come si sta muovendo su questo terreno?

Poco e con pochi soldi, anche se qualche iniziativa in Europa e in Italia non manca, con le sigle TEN-34, TEN-155, e GARR-B.
I primi due progetti sono promossi da DANTE, l’organismo che raggruppa le reti di ricerca accademiche europee. TEN-34, varato nel maggio del ’97, punta alla progressiva costruzione di una rete che colleghi ad alta velocità, fino a 34 Mbps, le reti accademiche di ben 16 paesi europei. Questa struttura, pienamente operativa da aprile di quest’anno, è stata di recente affiancata da un progetto più avanzato, TEN-155, che dall’autunno di quest’anno costruirà progressivamente una rete europea, sempre accademica, con velocità fino a 155 Mbps.

Per saperne di più, sono disponibili online la mappa aggiornata di TEN-34 e un un primo disegno di TEN-155.

In Italia, il GARR (Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti di Ricerca) ha lanciato nel febbraio ’98 il progetto GARR-B, per portare la rete accademica italiana a velocità prima di 34 Mbps e successivamente di 155 Mbps. GARR-B, naturalmente, è collegata alle strutture di TEN. (Pronta online una prima mappa di GARR-B.

Se gli utenti privati, quindi, dovranno aspettare ancora parecchio tempo prima di sperimentare una vera multimedialità a larga banda in rete, i ricercatori pubblici e gli accademici potranno presto scambiarsi in rete radiografie o partecipare a vere e proprie multiconferenze on line. Ma ci riusciranno gli statunitensi molto prima e molto meglio degli europei e degli italiani, i cui progetti sono più ridotti e limitati. Come al solito.

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