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L’intimo senza fili

16 Settembre 2016

L’intimo senza fili

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La tecnologia perde progressivamente i componenti materiali e si avvicina, sempre più avvolgente, alla nostra coscienza.

Il jack scomparso da iPhone 7 fa già polemica come lo smartphone senza tastiera fisica e il computer privo di floppy disk (e di lettore DVD). Vent’anni dopo, dovrebbe essere assodato che nella tecnologia c’è un turnover. I fautori del jack sembrano per il momento soccombere, perché per iPhone 7 c’è il tutto esaurito e qualche folle ipotizza la possibilità di venderne cento milioni di esemplari da qui a fine anno (ottanta milioni sarebbero già un record senza precedenti). Assieme a un numero consistente di AirPods, gli auricolari wireless che non elimineranno dal panorama cittadino la vista di persone con le cuffiette, ma quella dei rispettivi cavi audio. Degli Airpods tratterà Val Pin in un prossimo articolo. Qui vogliamo solo notare una nuova tappa nel percorso di dematerializzazione della tecnologia personale. Ovviamente gli auricolari wireless per la musica non sono una novità, ma con gli AirPods diventeranno the new normal. Agli scettici si può solo fare notare che le vendite di apparecchi audio con Bluetooth sono diventate maggioranza. Come sempre Apple ha inventato nulla, ma è stata più veloce e ardita a trarre le conclusioni. Samsung potrebbe adeguarsi e, se fosse vero, sarebbe un suggello definitivo.

E ora sottopelle

La stessa tecnologia che sparisce dalla nostra pelle è sempre più vogliosa di occuparsi di quello che accade sotto. Fitbit Charge 2 prima e Apple Watch 2 ora stanno lanciando come funzione da considerare l’applicazione per respirare. Non che senza il bracciale fitness manchi l’aria: le app Respira e Relax servono per controllare il respiro e combattere gli stress della vita moderna con momenti, appunto, di relax. Sono nuovi più nella filosofia che nell’ingegneria, questi apparecchi che leggono il battito del cuore con un fascio di luce verde e ne approfittano per consigliarci una pausa di rilassamento. Si presentano come assistenti al benessere invece che come computer e chiaramente, per apparire convincenti, devono eliminare dalla vista qualunque traccia di tecnologia. Dopotutto il suono si propaga nell’aria; a che dovrebbe servire un cavo? Si estinguono vecchie collaudate abitudini e spariscono gesti familiari come inserire il jack. Arrivano nuove abitudini, come respirare a occhi chiusi, guidati dai segnali aptici dell’orologio. La disruption sta per raggiungere anche gli insegnanti di yoga e Pilates. Ancora un paio di iterazioni.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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