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Musica e complessità a State of the Net 2013

30 Maggio 2013

Musica e complessità a State of the Net 2013

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Incontro con un protagonista fuori dagli schemi della scena Internet italiana, esperto di sicurezza e studioso di violoncello.

Si definisce mastro tecnologo, esperto delle problematiche della comunicazione, dell’innovazione, del networking. Che guarda pensando ad accordi e armonie. Lo intervistiamo alla vigilia del suo intervento all’evento di Trieste.

Un intervento sulla complessità, Bach… Douglas Hofstadter fece sensazione – e vinse un Pulitzer – negli anni settanta con il libro Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante. Da quali letture decisive, non tecniche, derivano il tuo intervento e le tue idee fondamentali in termini di informatica e sicurezza?

Direi L’arte della guerra di Sun-Tzu e Il Tao della fisica di Fritjof Capra ma anche letture sulla teoria del caos e sui nuovi modelli organizzativi, da La quinta disciplina di Peter Senge a Leadership and New Science di Margaret Wheatley, oltre che tutti i libri sull’apprendimento a partire da I bambini e il computer di Seymour Papert.

L’anno scorso eri accompagnato dal pianoforte, quest’anno dal violoncello (di Tullio Zorzet). Che cosa rappresenta la musica nelle tue presentazioni?

La musica è un linguaggio che mi permette di spostare l’attenzione di chi ascolta dal dettaglio all’insieme. Per i temi che affronto è importante cambiare “tipo” di ascolto, da quello semplicemente “attento” a quello più intensamente “emotivo” e lasciare che ciascuno colga dalla mia narrazione il suo proprio racconto.

Hai imparato a suonare da aspirante musicista oppure da informatico che coglie l’aspetto matematico della musica?

Ho imparato suonando a orecchio, come tutti i rocchettari della mia età e suonare è sempre stata la mia passione. Mi sono messo a studiare seriamente solo al termine della mia attività lavorativa e dalla comprensione delle strutture di legame, più che matematiche, della musica, le armonie che sottostanno all’intreccio dei suoni, traggo spunti continui per nuove riflessioni.

Gigi Tagliapietra a State of the Net 2012

Gigi Tagliapietra a State of the Net 2012.

Rispetto alle altre branche dell’informatica, come mai la sicurezza? Trovi che il suo ruolo sia diventato più importante con i cambiamenti della tecnologia? Oppure finiremo per considerarla una commodity?

Perché la sicurezza è un bisogno primario, una condizione indispensabile per stabilire qualsiasi tipo di relazione: in un ambiente sicuro il bambino gioca, in un ambiente sicuro si sviluppa il commercio, senza sicurezza non c’è sviluppo in rete. È proprio dopo gli attacchi all’Estonia e alle riunioni all’Unione Europea dove si valutarono le implicazioni di quell’evento, che ci si è resi conto come la complessità del sistema fosse diventata qualcosa da cui non è possibile prescindere.

Complessità: come deve essere una buona interfaccia? Gestire la complessità, nasconderla, riformularla in termini semplici…

Le interfacce saranno sempre semplici come le poche note che abbiamo a disposizione ma il mondo retrostante sarà sempre straordinariamente complesso. Non si tratta di celare la complessità, o di evidenziarla, dobbiamo essere consapevoli della sua dimensione e della sua presenza come quando guardiamo un tramonto in montagna.

Il tuo prossimo grande progetto non informatico.

È già in corso: ridefinire il processo di produzione della musica in un vero e proprio ecosistema musicale. È il progetto Qui Base Luna a cui collaboro con la cooperativa degli artisti Doc Servizi.

Qual è l’idea che dovremmo avere tutti più presente nel momento in cui parliamo di rete e tecnologie e invece sottovalutiamo?

Che la tecnologia è parte della nostra vita, la può migliorare, ampliare o anche complicare e noi dobbiamo aumentare la nostra consapevolezza e non solo subirla. Come per la musica, possiamo ascoltarla, ma se proviamo a suonarla, la nostra comprensione si amplifica mille volte.

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