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Un socio di nome Amazon

09 Febbraio 2012

Un socio di nome Amazon

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Se domani Amazon svanisse, si troverebbero in difficoltà evidenti molte startup insospettabili. E non per la distribuzione degli ebook.

Avere amici che lavorano nel mondo dell’editoria garantisce due cose: il privilegio di un piccolo sconto sull’acquisto dei libri e interminabili discussioni sui pregi e i difetti di Amazon.

Perlopiù la discussione verte su questioni che riguardano gli aspetti tecnologici. Solitamente l’accusa è Mobi e KF8 oltre ad non essere formati standard come ePub e PDF, sono tecnicamente inferiori.

A corredo della circostanziata accusa seguono colorite considerazioni su ebook che in ePub erano scintillanti e dopo la conversione in Mobi sono diventati tristi come un piatto di pastina col dado.

Sebbene condivida le critiche a KF8, per me Amazon rimane un’azienda fantastica e una delle più innovative degli ultimi anni, quantomeno per la fruibilità del suo sito di commercio elettronico, per il customer care e soprattutto per come ha saputo costruire la sua infrastruttura tecnologica.

Nei miei tentativi di argomentare a favore di Amazon, il baluardo davanti al quale quasi tutti si arrestano è Senza Amazon Web Services non avresti DropboxFoursquareInstagramHootsuiteQuoraReddit.

Come Amazon interagisca con queste aziende è perfettamente sintetizzato da Colin Percival nel suo post My zero-equity co-founders:

The Tarsnap server code, on the other hand, relies on Amazon S3 for durable back-end storage; my estimate is that this would take me 25–50 thousand lines of code and at least two years to replicate, and – seeing as testing distributed systems is very difficult without distributed hardware – a non-trivial capital expenditure, too.

Amazon permette a molte aziende innovative di focalizzarsi sulla valorizzazione della loro idea minimizzando la complessità dell’infrastruttura, un valore importante fino a qualche anno fa impensabile a costi “popolari”.

Il design dei servizi cloud di Amazon come EC2 o S3 si è rivelato un tale successo che i più importanti progetti di software open source nati per costruire infrastrutture cloud pubbliche e private implementano esattamente le Api di Amazon Web Services, rendendole di fatto uno standard. Parleremo prossimamente di progetti open source inerenti al Cloud, ma già da ora sappiate che ad esempio il progetto OpenStack iniziato da Nasa e Rackspace implementa le funzionalità dei principali servizi cloud di Amazon utilizzando la stessa identica API.

Per alcuni Amazon fa parte delle evil company mentre per altri sarebbe impossibile rinunciarvi. Certamente senza l’apporto di Amazon il cloud computing sarebbe molto più arretrato e forse avremmo molte meno startup tecnologiche con le quali giocare.

L'autore

  • Andrea C. Granata
    Andrea C. Granata vanta oltre 25 anni di esperienza nel mondo dello sviluppo software. Ha fondato la sua prima startup nel 1996 e nel corso degli anni si è specializzato in soluzioni per l'editoria e il settore bancario. Nel 2015 è entrato a far parte di Banca Mediolanum come Head of DevOps, ruolo che oggi ricopre per LuminorGroup.

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