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Come cambia il blog

20 Ottobre 2008

Come cambia il blog

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Da Facebook a Twitter, da FriendFeed a Tumblr, la sfida per conquistare il tempo e l’attenzione di quanti vivono intensamente la Rete è sempre più serrata. L'identità di una persona oggi passa per molti ambienti diversi e interdipendenti. Le tracce di un cambiamento di prospettiva

Alla fine di settembre Technorati ha pubblicato il suo rapporto sullo stato della blogosfera delineando una situazione già nota tra i ricercatori, ma forse non in questa portata: dei 133 milioni di blog indicizzati dal famoso motore di ricerca, solo 7,4 milioni possono considerarsi attivi e solo 1,5 milioni sono quelli con un aggiornamento almeno settimanale. Il blog è uno strumento impegnativo, si sa. Così come è risaputo quanto sia facile l’abbandono, una volta passato l’entusiasmo iniziale. Ma di fatto esistono altre realtà che minacciano il blog e che allo stesso tempo ne stanno modificando le sembianze.

Fino a qualche tempo fa il blog o il sito personale erano gli unici strumenti a rappresentare l’identità di una persona. Non esistevano servizi distinti per foto, commenti, appunti di navigazione eccetera. Un solo strumento per presentare pensieri e contenuti, che ogni persona gestiva a modo suo. Oggi sembra non essere più così. Per i blogger della prima ora come per gli ultimi arrivati, per gli early adopter come per i neofiti della Rete, il blog sembra essere solo un frammento della presenza online, da affiancare ad altri spazi relazionali e ben più popolati. Dopo aver avviato un processo di democratizzazione (per lo meno teorica) e offerto a chiunque la possibilità di pubblicare contenuti online, al blog si affiancano nuovi strumenti semplici ed efficaci per pubblicare informazioni, personali e non, e gestire contributi esterni.

Da una parte i servizi di social networking sembrano attraversare una fase di esplosione sia quantitativa che qualitativa. Nuove proposte compaiono con una certa costanza, mentre le vecchie conoscenze, ormai affermate su un pubblico piuttosto eterogeneo, iniziano a raggiungere cifre difficilmente trascurabili. I nomi? Nessuna sorpresa per chi abita o frequenta la Rete: MySpace, Badoo, Netlog, Facebook. Chiaramente rinunciare al blog a favore di un social network, è come passare da una casa di proprietà ad una stanza in affitto su un enorme condominio, con tutti i pro e contro del caso. Avremo amici aàd un passo da noi e sarà molto più facile entrare in contatto con loro; ma non potremo pretendere di personalizzare l’edificio e scegliere quali comportamenti consigliare e quali biasimare. Di fatto potremo conoscere molta più gente di quella che ospitavamo a casa nostra, ma la profondità delle relazioni non sarà la stessa. E il motivetto che si ripete da qualche tempo – conosco meglio i miei 200 lettori quotidiani, che non i 600 amici di Facebook – è soltanto la constatazione di quello che significa questo cambiamento di veduta.

Accanto ad essi altre realtà che rappresentano meglio la svolta individualistica: il microblogging, per lo più social network declinato attorno a brevi contributi personali, e il lifestream, l’aggregazione di ogni attività online. In questo caso la svolta non è all’interno di una comunità più o meno sconosciuta, ma verso forme di pubblicazioni individualistiche, legate a istanti, gusti, opinioni ed esperienze di ogni persona. Certo, anche il blog può essere utilizzato in questo senso, ma non in modo così frenetico. Se Twitter rappresenta l’essenza stessa dell’hic et nunc e, a suo modo, ribadisce la concezione buddista che ogni attivo è unico e irripetibile, altri servizi cercano di fermare ogni istante delle attività quotidiane. Su Tumblr, una sorta di blog ridotto all’essenziale, spariscono le pagine statiche, quelle che non vengono intaccate dal tempo, ma che rimangono a disposizione sempre su scelta dell’autore. In un layout solitamente a una colonna, il flusso dell’autore scorre senza sosta. Blip.fm permette di sincronizzarsi con i propri contatti attraverso brevi messaggi legati ad una canzone. E, come una radio, presenta una proposta dietro l’altra, senza sosta. Friendfeed sembra nato quasi a dare una seconda vita ai vari input dispersi in Rete. Al suo interno l’autore può inserire i profili dei servizi che utilizza ed eventualmente qualsiasi altro feed. In questo universo le conversazioni nascono e si sviluppano in maniera automatica a partire dagli elementi condivisi.

Già, perché alla fine quello che si cerca è solo un mezzo per comunicare. E il blog, in questo insieme di proposte, è sempre lo strumento migliore? Con il gran numero di stimoli a cui siamo sottoposti quotidianamente in Rete e con le attività sugli altri media sociali, è evidente la perdita di efficacia e il blog alla lunga sembra essere più adatto a condividere lunghe riflessioni, pieni di link e da metabolizzare lentamente, piuttosto che per un diario online delle proprie attività.

Nessuna regola impone un aut aut: social network, microblogging e blogging possono convivere a lungo e in pace tra loro. Ognuno può decidere cosa frequentare e in che misura: Christopher Carfi sostiene che nel “nuovo mondo” le persone non sono più definite da quello che consumano, ma da quello che creano. Tuttavia il tempo degli utenti è una risorsa limitata ed ognuno cerca di impegnarsi sullo strumento che meglio si adatta alle proprie esigenze di espressione e condivisione.

E il blogging, dietro nuovi stimoli e nuove esigenze, sta cercando altre strade. Accanto all’emergere di blogger professionisti, che si avvicinano sempre più al modello dei vecchi media e alla progressiva affermazione dei temi in “stile Magazine” che si allontano dalla struttura classica del blog con i post in ordine cronologico, stanno prendendo il via piccoli, ma significativi cambiamenti da parte delle principali piattaforme. Blogger, il popolare servizio blog di Google, cerca di ampliare le funzionalità social, e aggiungerà presto avatar, follower e altro. WordPress ha dalla sua Buddy Press, un plug-in in uscita a fine anno che trasforma la versione MU in una piattaforma di Social Network. Movable Type sta seguendo la stessa strada. La domanda sorge da sé: in futuro i blog saranno dei piccoli social network?

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