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Quarantatre obiettivi, non uno di più

24 Luglio 2007

Quarantatre obiettivi, non uno di più

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Il tempo dei buoni propositi, lo sappiamo, non è certo l’estate. Ma perché non giocare sotto l’ombrellone riscoprendo uno dei social network più divertenti?

Provate a immaginare tutto quello che vorreste fare se non lavoraste continuamente con lo sguardo fisso a un monitor: visitare posti, conoscere persone, diventare migliori. Anche solo fare più ginnastica o scrivere e pubblicare il classico romanzo nel cassetto. Diciamo che potreste avere quarantatre scopi nella vostra vita. O anche meno, a seconda della capacità dell’ego di riconoscere i propri limiti. Di più no, perché è inumano.

State pensando a 43 Things, uno dei social network più popolari negli Stati Uniti (realizzato dalla Robot Co-op, in collaborazione con Amazon e Google) e che recentemente – grazie anche ad una provvidenziale traduzione in italiano del network – ha raggiunto il milione di utenti registrati. 43 Things non è né più né meno della classica lista dei buoni propositi che la maggior parte delle persone compila a fine anno, segnandosi attività che poi non verranno quasi mai portate a termine.

Ma qui viene il bello: su 43 Things si possono monitorare i propri scopi per bacchettarsi virtualmente se non li si raggiunge o per congratularsi e ricevere complimenti da tutto il network se l’attività viene svolta con successo. E naturalmente si può avere il colpo d’occhio su cosa desiderano veramente le persone nel mondo. O in Italia, il che rende tutto molto più inquietante (la cosa più desiderata in assoluto da noi è “fare un sacco di soldi”, ma compare anche “aumentare le visite nel mio blog”).

E se non avete idea di che cosa desiderare nella vita, 43 Things può venirvi in aiuto suggerendo il proposito di qualcun altro: basta cliccare sul link Zeitgeist e si può adottare uno scopo qualsiasi, come “combattere il bruxismo” o “lottare contro la corruzione dei costumi”. Inutile dire che la ricerca nel pozzo dei desideri può essere avviata inserendo semplici tag, a loro volta ideati e postati dagli utenti per agevolare la folksonomia dei sogni degli abitanti del pianeta.

Quando un obiettivo viene completato (o anche prima, a discrezione dell’utente) si possono scrivere considerazioni sulla propria ignavia o sul proprio impegno ed eventualmente postarle nei propri blog: 43 Things supporta Blogger, WordPress, Movable Type, LiveJournal e Typepad).

Dopo aver vinto il Webby Award nel 2005 per il miglior sito di Social Networking, gli ideatori di 43 Things si sono lanciati in altri due servizi analogamente semplici e divertenti: 43 Places e 43 People, purtroppo non ancora tradotti in italiano. Ovviamente, si tratta di una lista di possibili luoghi da visitare o di possibili persone da incontrare. Sta all’utente inserire Cesano Maderno o l’Indonesia, David Hasselhof o la rossa che sta tutte le mattine alla fermata dell’autobus.

Tra le novità proposte recentemente dalla Robot Co-op, c’è anche un sito (Should Do This) che dovrebbe funzionare come una casella di suggerimenti virtuale creando un network di utenti pronti a commentare positivamente o meno ogni mossa della vostra azienda o associazione. Ancora in versione beta e solo su inviti, l’applicazione potrebbe riuscire a smuovere le acque iniettando un po’ di partecipazione in un mondo a volte autoreferenziale come quello del business.

Data la tipica facilità di registrazione e il genere di dipendenza che queste applicazioni sembrano dare, 43 Things potrebbe essere (ri)scoperto dagli italiani in vacanza – quantomeno dagli italiani più geek – magari per trovare l’anima gemella spulciando i profili di chi ha i nostri stessi scopi nella vita! In fondo, in questa estate 2007 basta una citazione su Twitter e improvvisamente un intero network di persone inizia ad utilizzare la stessa applicazione, nuova o vecchia che sia.

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