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Uno scrutinio (elettronico) troppo perfetto

28 Marzo 2006

Uno scrutinio (elettronico) troppo perfetto

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Quanto rumore sul voto elettronico. Ma lo scandalo, se c'è, non è dove molti lo stanno cercando. Storia di una sperimentazione che forse servirà a ben poco

Lo scrutatore non votante del cantautore Samuele Bersani, ai primi posti nelle classifiche dei singoli più venduti, ha descritto in anticipo l´aria che oggi si respira. È indifferente alla politica, canta Bersani, ma forse solo perchè non ha ancora saputo dello scrutinio elettronico, altrimenti indifferente non rimaneva. In questi ultimi giorni, sullo sfondo di una campagna elettorale che non si fa scrupolo di menare colpi bassi, s´è scatenata una generosa bagarre sull´iniziativa del governo di sperimentare lo scrutinio elettronico in alcune regioni italiane. Scrutinio elettronico, attenzione, non voto elettronico, come da più parti evocato.

Il voto elettronico non c´azzecca

Per esempio. Nei commenti del blog di Grillo, che allo scrutinio elettronico ha dedicato un velenoso post sulla scia dell´inchiesta del settimanale Diario, c´era chi si preoccupava: «rifiutatevi di votare tramite un computer!». Preoccupazione che è pigramente rimbalzata in altri angoli della Rete. Preoccupazione inutile: non ci sarà niente di tutto questo. Ma andiamo con ordine. Fatale fu il decreto-legge, emanato il 3 gennaio scorso, in cui il governo prevede un pacchetto eterogeneo di norme riguardanti le elezioni politiche: l´esercizio domiciliare del voto per taluni elettori, la rilevazione informatizzata dello scrutinio e l´ammissione ai seggi di osservatori Osce.La rilevazione informatizzata dello scrutinio è forse la disposizione che insieme incuriosisce e preoccupa di più (votare tramite un computer!).

L´Italia è una Repubblica nata diffidente sulla questione dei conteggi elettorali: letteralmente battezzata, sessanta anni fa, da un referendum tra repubblica e monarchia a lungo contestato per brogli. Ed ecco che spuntano possibilità di brogli. Chissà cosa s´inventeranno mai con quei computeracci diabolici. Ci fanno votare tramite un computer, figuriamoci. In realtà il voto elettronico, in questo caso, non c´azzecca – direbbe il senatore Di Pietro. Se ne potrebbe legittimamente parlare se l´elettore, entrando in cabina, si trovasse di fronte una sottospecie di bancomat con i nomi dei partiti, o un touch screen con la faccia dei candidati da sfiorare, o una carta magnetica da punzecchiare con una penna, o una leva per punzonare un cartoncino in prossimità della coalizione scelta – sono tutti sistemi esistenti di voto elettronico. Più o meno usati in varie parti del mondo: Stati Uniti, India, Brasile, Belgio…

In questo caso, invece, nessun bancomat, nessun touch screen, nessuna possibilità di chads – i coriandoli di carta punzonati che fecero impazzire la Florida, l´America, e il mondo intero nel 2000. Anche questa volta, l´elettore italiano voterà come ha sempre votato: scheda e matita copiativa, con garantita possibilità di vergare rotonde parolacce al posto della richiesta “X”. La tanto temuta elettronica interverrà invece alla chiusura delle urne, durante il conteggio del voto, affiancando lo scrutinio tradizionale fatto a mano. Si tranquillizzi il commentatore di Beppe Grillo (e i vari articoli che lo hanno evocato): non si voterà tramite un computer. Il voto elettronico, qui, non c´entra nulla.

Caratteristiche della sperimentazione

In una nota ufficiale, il ministero dell´Innovazione così spiega la procedura (già sperimentata in alcune regioni italiane nel 2004 e nel 2005) riguardante 12.000 sezioni elettorali di Lazio, Puglia, Sardegna e Liguria: «l´iniziativa di rilevazione informatizzata del voto prevede che un operatore informatico, all’interno dell’ufficio elettorale di sezione, acquisisca su un personal computer le risultanze dello scrutinio, scheda per scheda, come attribuite dal Presidente dell’ufficio elettorale di sezione». In caso di discordanze tra i due conteggi in parallelo, recita il decreto legge, il presidente del seggio: «senza procedere ad ulteriori verifiche, provvede agli adempimenti previsti dalla legge, tenendo conto dei risultati riportati sulle tabelle di scrutinio cartacee». C´è quindi una prevalenza del sistema tradizionale, cui quello elettronico si affianca – nella speranza che le discordanze siano statisticamente irrilevanti. Questo è un punto fondamentale, sul quale sarà necessario ritornare.

In più c´è un ulteriore passaggio, meramente sperimentale (e pare solo riguardante la Liguria). Finito il doppio conteggio, i dati saranno memorizzati in una chiavetta Usb che sarà portata a mano al plesso centrale del seggio e quindi inviata, tramite linea protetta, direttamente al Viminale. Il decreto legge chiarisce comunque che «tale trasmissione informatizzata, avente carattere esclusivamente sperimentale, non ha alcuna incidenza sul procedimento ufficiale di proclamazione dei risultati e di convalida degli eletti».

La sperimentazione consta, in altre parole, di due passaggi. Lo scrutinio elettronico (passaggio numero uno), e la trasmissione dei dati dello scrutinio elettronico al Viminale (passaggio numero due). Per entrambi i passaggi i documenti ufficiali parlano chiaro. Nel primo caso lo scrutinio elettronico ha valore giuridico, ma è sottomesso a quello tradizionale, che, in caso di discordanza, prevale. Nel secondo caso la trasmissione dei dati via internet ha carattere meramente sperimentale e, punto ribadito anche nel comunicato stampa che il Ministero degli Interni diffonde il 24 marzo in risposta alle proteste del coordinamento dell´Unione, non ha alcuna valenza nella proclamazione dei risultati.

Le proteste, appunto

Spesso è una questione di fascino. Fascino di una immagine. E in effetti l´immagine dello scrutatore elettronico che salva i dati di un seggio elettorale – i sacri voti dei cittadini – su una chiavetta Usb e la porta a mano a un computer centrale perché siano poi spediti via email, è, per molti versi, straordinaria. Affascinante. Di certo preoccupante.

Ad aprir le danze delle proteste è stata una interrogazione della parlamentare dei DS Beatrice Magnolfi che innanzitutto chiede conto della poca chiarezza su alcuni dettagli tecnici (per esempio la sicurezza delle memorie delle “pennine”) e sui criteri di selezione degli operatori informatici; e quindi contesta l´affidamento tramite trattativa privata della gestione tecnica a varie aziende. Il tutto in deroga alle norme di contabilità generale dello Stato (ovvero senza alcun bando pubblico). Tutte richieste sacrosante, cui Stanca stancamente risponde. Ma le polemiche si rinfocolano e rimbalzano sui media dopo un’inchiesta di Gianni Barbacetto e Barbara Ciolli per il settimanale Diario, che riprende e approfondisce molti dei punti dell´interrogazione della Magnolfi. Denunciando alcune strane commistioni riguardanti proprio l´attribuzione delle commesse e la designazione degli scrutatori informatici

Una parte della querelle – quella che in questa sede ci interessa – si sviluppa però sul rischio brogli: fin dai titoli di Diario e arrivando ad alcuni articoli sulla stampa, parlando di “voto elettronico” e rimandando ai ben altri casi di contestazioni americane. Eventualità, però, quella di brogli, che non pare sussistere: data la prevalenza dello scrutinio cartaceo su quello informatico in caso di discordanza di risultati, e il carattere sperimentale dell´invio dei dati. Certo, possibile che, italianamente, fatta la legge trovato l´inganno, ma dove sono i margini per truccare i dati elettorali tramite uno scrutinio elettronico così concepito?

Conformità e non-conformità

Tutto perfetto allora? No. C´è in realtà un passaggio del decreto-legge che ha vari elementi di ambiguità. Specificatamente questo, di seguito: «a conclusione delle operazioni di spoglio delle schede, il presidente dell´ufficio elettorale di sezione attesta la conformità degli esiti della rilevazione informatizzata dello scrutinio rispetto a quelli risultanti dall´annotazione sulle tabelle di scrutinio cartacee». L´attestazione della conformità dello scrutinio informatico rispetto a quello cartaceo dovrebbe essere una sorta di verifica dell´efficacia della sperimentazione.

In altre parole, se i due risultati sono conformi, bene – vuol dire che il meccanismo funziona e, che una volta a regime, in futuro, potrebbe sostituire quello cartaceo, così facilitando e velocizzando le procedure di spoglio. Se i risultati sono divergenti, però, a rigor di logica, il presidente del seggio dovrebbe attestarne la non-conformità (e comunque procedere nello scrutinio tradizionale, che è quello che vale in ogni caso per l´assegnazione dei seggi). In questo caso, peccato – il meccanismo non funziona e la sperimentazione si dovrà bloccare o ripensare.

Tutto perfetto allora? Semmai troppo perfetto

Eppure questo quadro a rigor di logica non è confermato da alcuni scrutatori informatici che hanno partecipato ai corsi di formazione organizzati in questi giorni. Che invece sostengono di aver ricevuto precise indicazioni di far coincidere comunque i risultati dello scrutinio elettronico con quelli dello scrutinio cartaceo. Modificando per esempio i totali e ristampando tutto per rifarlo attestare come conforme dal presidente. Lo scrutatore informatico Federico Fasce scrive sul suo blog: «noi interinali, che siamo stati assunti per lo scrutinio sperimentale, siamo tenuti a correggere a mano i dati per farli coincidere con quelli derivanti dal segretario». Francesco Bitti, nei commenti del blog di Beppe Grillo afferma: «Una volta terminato lo spoglio, vengono confrontati i dati telematici con quelli cartacei ed eventualmente I PRIMI vengono corretti». Marta Mereu, un´altra operatrice informatica in un altro commento, aggiunge: «Dobbiam star zitti e riportare su pc. La cosa importante è che se, a fine scrutinio, le nostre tabelle riassuntive non saranno conformi con quelle registrate sul cartaceo, siamo obbligati ad annullare tutto e ricopiare le tabelle cartacee sul pc in modo che siano CONFORMI». E così via.

È un punto essenziale.

Se non vi sono discordanze come si fa a capire quanta efficacia ha avuto la sperimentazione? Chi è che ha detto a quegli scrutatori di far coincidere i risultati? Perchè se tutto torna (ma torna perchè si sono corretti a mano i dati per farli coincidere) il risultato della sperimentazione sarà del tutto falsato. Con quali effetti? Che magari si potrà dire che la sperimentazione dello scrutinio elettronico ha funzionato: che è sicura, anzi sicurissima, e che magari va estesa. E quindi nuovi bandi, nuove applicazioni estensive e magari costosissime saranno necessarie – senza una vera possibilità di sapere se e cosa ha davvero funzionato, o meno.

Ma anche a prescindere da queste testimonianze, insomma, se c´è un problema nello scrutinio elettronico che verrà, è qui che va cercato. Non nel fatto che funzioni poco bene, con errori o brogli annessi. Quello è difficile, se non impossibile. Ma che, appunto, lo scrutinio elettronico funzioni troppo bene. Troppo perfetto.

Antonio Sofi è dottore di ricerca in sociologia della comunicazione e insegna all´interno della facoltà di Scienze Politiche dell´Università di Firenze, al Master Universitario Toscano in Giornalismo e al Master in Comunicazione e Consulenza Politica. I suoi principali interessi ruotano intorno alla comunicazione politica, al giornalismo e alle nuove tecnologie. Scrive di cose che lo divertono, e ogni tanto organizza campagne elettorali (lo ha fatto negli Stati Uniti e in Italia).

L'autore

  • Antonio Sofi
    Antonio Sofi è autore televisivo e giornalista. Consulente politico e sociologo della comunicazione, ha un blog dal 2003 ed è esperto di social network e nuovi media.

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