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Nanotecnologia per palpebre da farfalla

08 Febbraio 2006

Nanotecnologia per palpebre da farfalla

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Nuovi sensazionali cosmetici sono in arrivo sui nostri mercati. Ma le perplessità sulla sicurezza dei nanomateriali sono ancora tante

Ah, la nanotecnologia… la nuova frontiera della scienza e della tecnica. Non solo sta aprendo la strada verso meccanismi più piccoli di un granello di polvere, non solo promette automi medici in grado di curarci le malattie molecola per molecola all´interno del nostro corpo, ma amplia la sfera del benessere della razza umana permettendo labbra, palpebre ed unghie più affascinanti, irresistibili, iridescenti. Come le ali di una farfalla.

La nanotecnologia (come ormai molti sapranno) consiste nello sviluppo di particelle di materiale così piccole da essere composte da pochi atomi. In certe configurazioni, assemblando questi atomi si riescono a costruire dei dispositivi meccanici (qualcuno pensa a vere e proprie fabbriche, si veda per esempio questo filmato).

In altri casi, invece (come nel caso della lampadina quantica di cui ho già parlato in novembre) si sfruttano le particolarissime proprietà della materia quando è divisa in granuli di dimensioni tanto piccole da non potersi nemmeno definire microscopiche.

Nello specifico, a queste dimensioni la materia assume proprietà molto particolari nella sua interazione con la luce – dando origine a particolari effetti di diffrazione, imitando il meccanismo che rende le ali della farfalle così belle ed cangianti.

Giocando con la luce, senza pigmenti

Belle, com´è ovvio, è la parola chiave – chiave per un grande successo economico di tutti quei prodotti che possano innovare e promettere a donne e uomini un aspetto sempre più gradevole, in linea con le aspettative della nostra società.

Dai laboratori dei nanotecnologi sono dunque uscite scoperte applicabili in campo cosmetico, immediatamente appetibili per le multinazionali del settore. Ricercatori di un noto colosso della cosmetica hanno trovato, in particolare, il modo di inserire nano particelle negli ombretti e smalti, prodotti che sono stati annunciati come di prossimo rilascio sul mercato.

L’innovazione consiste nell’utilizzare particelle che attraverso la diffrazione della luce permettano la generazione di brillanti colori, senza ricorrere a pigmenti, cere od oli impiegati nella tecnologia tradizionale, per generare effetti impossibili finora da ottenere. Intrappolando infatti un sottilissimo strato di aria sotto lo strato di prodotto, si creano dei fenomeni di interferenza fra le varie onde luminose che colpiscono la nostra pelle e il risultato è una colorazione iridescente che rende affascinanti ed irresistibili (o qualcosa del genere).

Ci sono però un paio di problemi

Il problema per l´azienda: il prodotto, di per sé non è colorato. Ovvero è bianco e colora la pelle (o le unghie o le labbra) solo quando è applicato. Un bel problema di marketing convincere la clientela che un prodotto privo di colore in realtà colora.

Di problema poi ce ne sarebbe potenzialmente anche un altro. Senza voler in nessun modo essere allarmista, raccolgo i segnali di preoccupazione che giungono da molti scienziatie da un report di Greenpeace: e li ritrasmetto senza aggiungere giudizi di merito dal basso della mia ignoranza.

Il fatto è che le nano particelle sono talmente piccole da riuscire a valicare non solo la pelle ma le membrane cellulari stesse: in sostanza sono tanto piccine da potersene andare a zonzo per l´organismo senza che nulla o quasi sia in grado di fermarle.

Finora, che si sappia, nessun problema serio. Parecchi ricercatori avvertono però che il fatto che non ci siano stati casi eclatanti non significa che possiamo nanoparticolare con leggerezza qualsiasi materiale ci piaccia. E che uno studio più approfondito sarebbe opportuno per valutare eventuali effetti per gli utilizzatori e per chi lavora in fabbrica per produrli.

Tanto più che alcuni esperimenti condotti in animali avrebbero dimostrato che le nanoparticelle sono capaci di arrivare senza ostacoli all´interno di organi come i polmoni e il cuore, facendo anche qualche danno.

Insomma: una maggiore cautela, prima di lanciare prodotti contenenti nanopolveri, sarebbe auspicabile. Ma, mentre anche la Comunità europea si sta muovendo in direzione di una maggiore analisi dei possibili rischi per la salute, questi prodotti continuano ad arrivare sul mercato: si stima che l´anno scorso siano state già prodotte centinaia di tonnellate di questi materiali (una cifra astronomica, considerando le dimensioni infinitesimali dei materiali). E grandi quantità di questi composti finiscono in prodotti consumer: non si parla solo di cosmetici ma anche di migliaia di applicazioni in prodotti di uso quotidiano: come tessuti a prova di macchia, articolisportivi, vernici, finestre che si puliscono da sole, creme solari.

A breve, dunque, ci ritroveremo con cosmetici nanotecnologici, i cui (eventuali) effetti secondari non sono per nulla chiari. Ma si sa, la bellezza, da che mondo è mondo, ha sempre valso bene qualche rischio…

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