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Passato e futuro del software libero, parola di RMS

17 Febbraio 2003

Passato e futuro del software libero, parola di RMS

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Dall'influenza di Microsoft alla militanza continua per difendere la libertà di codice, in una recente intervista con Stallman

Quanto segue è la traduzione di alcuni stralci tratti da un’intervista con Richard Stallman, curata e pubblicata lo scorso dicembre da CNET.

In che modo Microsoft potrà influenzare il futuro del software libero?

Uno dei danni che continuano ad arrecarci è quello di definire il nostro lavoro “open source.” L’effetto di tale definizione sembra sottile, ma incoraggia la gente a pensare in termini di espedienti pratici, mancando di attivare quella parte della mente in cui si riflette sulla libertà, su ciò che giusto e sbagliato, su come trattare correttamente o meno gli altri….Inseriscono la battaglia in un contesto in cui credono di poter vincere soltanto per quanto concerne la questione di chi saprà fornire il software e il supporto migliori nei prossimi anni.
Microsoft è soltanto una tra le numerose aziende di software proprietario, e queste sono tutte più o meno irrispettose della libertà dei propri utenti. In tal senso Microsoft non è peggiore di molte altre, soltanto più potente.

Come definisci il software libero, e quale la sua importanza?

Software libero significa che l’utente ha certe libertà, quella di studiare come opera un programma, di modificarlo rispetto alle esigenze personali o commissionarlo ad altri, di ridistribuirlo in giro a piacimento, di pubblicarne e ridistribuirne versioni migliorate in modo che anche gli altri possano trarne giovamento.
Coloro a cui piace cucinare sono avvezzi a tutte queste libertà. E se cerchiamo di immaginare un modo dove tali libertà non esistano — un mondo in cui è impossibile conoscere gli ingredienti usati, dove non è consentito modificare alcuna ricetta — ti ritrovi costretto a cucinare esattamente come ti dicono oppure a non mangiare quella pietanza. E se ne fai una copia per gli amici, ti chiamano pirata e minacciano di sbatterti in galera. È a questo mondo che noi del movimento del software libero diciamo no.

Qual è il ruolo del movimento del software libero nel controbattere a tale mondo?

La nostra missione è quella di rifiutare completamente il software proprietario e rendere facile per chiunque altro un analogo rifiuto. La nostra missione è quella di risolvere i problemi sociali legati al software proprietario.

Quando dici di voler risolvere i problemi sociali, a cosa ti riferisci di preciso?

Il software non-libero è un problema sociale. È uno schema in cui certa gente rende attraente per altri la rinuncia alla libertà personale. Il software libero può inoltre aiutare a risolvere altri problemi sociali. Uno di questi è il ‘digital divide’, il fatto che un’ampia fetta dell’umanità non può permettersi di avere accesso a qualsiasi tipo di tecnologia informatica.

Come pensi di risolvere il problema sociale del software proprietario?

All’inizio decidemmo di scrivere software libero, puro e semplice, e fu tutto lì. Poiché l’utilizzo di software proprietario significa che ha rinunciato alle tue libertà, per conservarle non usi tale software. È talmente semplice.
Siccome il problema era soltanto la scarsità di software libero, ci dedicammo a scriverlo. Ma oggi ci troviamo di fronte a questi tentativi di far passare leggi che vietano quanto andiamo facendo, ad esempio il Consumer Broadband and Digital Television Promotion Act. E dobbiamo impegnarci per bloccarle.
Oggi ci troviamo poi di fronte ad altri problemi. Ad esempio, esiste dell’hardware importante e molto popolare per il quale non disponiamo di buon supporto di software libero. Prendiamo Nvidia, produttore di hardware per la grafica. Pur vendendoti l’hardware, le specifiche non sono state pubblicate, né ti dicono come scrivere un programma da far girare su quelle macchine. la conseguenza è che non possiamo scrivere programmi di software libero per il controllo di quell’hardware altrettanto efficaci di quelli di software non-libero.

Cosa si sta facendo a difesa del software libero?

Per lo più quello che facciamo è informare al riguardo quante più persone possibile, cercando altresì di stimolarne le attività organizzative. Al contempo stiamo sviluppando un sistema per l’attivismo basato sul software libero, un sistema progettato per aiutare la gente a inviare lettere ai politici e iniziative simili. Naturalmente simili programmi esistono di già, ma non sono software libero e quindi non possiamo utilizzarli. Stiamo mettendo a punto un apposito pacchetto di software libero, in modo che le varie comunità possano usarlo per combattere contro situazioni quali il suddetto Consumer Broadband and Digital Television Promotion Act o il Palladium, tecnologia creata da Microsoft all’interno del progetto Trusted Computing.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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