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Come difendersi dalle cyber-bufale

06 Agosto 2001

Come difendersi dalle cyber-bufale

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Proteggersi dalle cyber-leggende metropolitane non è semplice. Non farlo, però, oltre che ingenuo, può risultare particolarmente fastidioso

Ieri circolava dai parrucchieri, nelle edicole e nei bar. Oggi Internet offre a queste “voci che corrono” una platea molto più vasta. Ma quali sono gli elementi che fanno della Rete il terreno ideale per la nascita e la propagazione di una voce incontrollata?

Prima di tutto la Rete moltiplica in modo vertiginoso la velocità di trasmissione dell’informazione. Con un clic del mouse un messaggio percorre il pianeta, informando una persona di ciò che succede a migliaia di chilometri da lei. Inoltre, Internet facilita la diffusione presso un gran numero di persone: è molto più agevole inviare un’e-mail a centinaia di interlocutori nello stesso tempo, piuttosto che ricopiare una lettera o ripetere un messaggio ad altrettanti destinatari.

La Rete apporta due nuovi elementi nella storia della propagazione delle leggende metropolitane. Un tempo, la leggenda diventava pubblica nel momento in cui era riferita dai mezzi di comunicazione. Invece il Web permette ad ognuno di renderla pubblica al di là delle frontiere geografiche, sociali o socioculturali.

Internet, inoltre, significa, anche, anonimato e possibilità di crearsi agevolmente diverse identità. Il ripetitore della leggenda è un personaggio anonimo. Il firmatario conta, talvolta, quando le conferisce una certa credibilità, ma non è mai colui dal quale ci giunge la voce: tra i due c’è un “si dice” e Internet collega 400 milioni di persone che cercano di comunicare tra loro.

Una delle ultime dicerie che circola sulla Rete conferma numerosi suoi elementi. Un messaggio molto importante arriva nella vostra e-mail con questo titolo: “Da inviare a tutti i vostri amici”. Racconta un fatto strano accaduto a una donna in un cinema di una grande città. La donna va al cinema e si punge sedendosi in poltrona. Si accorge che c’è un ago che spunta dalla poltrona, con accanto un messaggio che le dice che ha appena contratto il virus dell’AIDS.

Circolano diverse versioni di questa leggenda sulla Rete. Alcune a firma dell’Istituto Pasteur, altre firmate dal Commissariato di Polizia della città in questione. Tutte le istituzioni ufficiali che si sono ritrovate firmatarie del messaggio hanno smentito categoricamente. La diceria viene dagli Stati Uniti, è sbarcata in Francia dopo aver fatto scalo in Canada e si è diffuso un po’ dappertutto.

Che fare di fronte alla diffusione delle leggende sulla Rete? Come evitare che le nostre mailbox siano riempite da e-mail come: “Messaggio importante”, “Attenzione: inviare a tutti i vostri conoscenti”, “Fwd: important” e “E se fosse vero?”?

In primo luogo è preferibile evitare di far proseguire questi messaggi diffondendo queste informazioni presso tutti i vostri indirizzi. Se il primo messaggio di questo tipo può far sorridere, il sesto che riporta la stessa storia da’ un po’ sui nervi, immaginate il quattordicesimo. Fin dalla creazione della Rete è stata stabilita la Netiquette, un codice di buona condotta che, se applicato da tutti, facilita la comunicazione in rete.

La Netiquette proibisce l’uso di catene di messaggi a persone di cui non si conosce l’identità e che non avrebbero accettato di ricevere dei messaggi collettivi. D’altra parte, questa pratica diffonde il vostro indirizzario personale e/o professionale a chiunque lo voglia prendere. È una ricca fonte d’informazioni per costituire delle liste di indirizzi e-mail. Alcuni messaggi di diverse centinaia di Kb diffondono più di duemila indirizzi solo per raccontare che “forse” è rischioso andare al cinema in una certa città!

Le leggende possono riguardare voi, ma possono anche coinvolgere la vostra azienda. Tanto più su Internet, dove, come abbiamo visto, è facile crearsi una falsa identità. Allora, secondo il detto “uomo avvisato mezzo salvato”, conviene essere al corrente di ciò che si dice di voi e del vostro ambiente. In effetti è opportuno essere informati che voi o la vostra società risultate firmatari di una leggenda, semplicemente perché un internauta malevolo o un concorrente ha pensato bene di firmare il suo messaggio con il vostro nome..

D’altra parte è sempre preferibile conoscere i vari “si dice” sul vostro settore d’attività, sulla concorrenza. Per una sola diceria sono molti coloro che sono stati costretti a pubblicare una smentita. Nell’esempio che abbiamo citato, si tratta del Municipio, dei cinema cittadini, dei firmatari (Istituto Pasteur, Polizia, ecc.), ma anche i dottori o i farmacisti che hanno dovuto ricevere numerosi pazienti sofferenti di allergia urticante alla settima arte.

Più la leggenda si diffonde e più la smentita deve essere forte per poterla fermare. Internet accelera la velocità delle leggende. Per poter fermare il più presto possibile un’eventuale diceria, prima che abbia raggiunto una velocità di crociera, bisogna dunque sorvegliare costantemente il Web, scrutare la Rete, vigilare in permanenza sulle pagine personali, i siti ufficiali, i forum e le liste di diffusione. Andare a caccia anche del più piccolo e debole segnale.

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