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G8: la controinformazone viaggia su Internet

27 Luglio 2001

G8: la controinformazone viaggia su Internet

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Numerosi siti e mailing list aperti a testimonianze dirette sui misfatti di Genova. Per un'informazione più corretta e globale.

Fare controinformazione. Ieri come oggi, uno dei pilastri per imporre chiarezza ai mainstream media, per gettar luce su eventi nascosti o dubbi. Ma anche per realizzare in maniera diffusa spazi autogestiti, per dar corpo a strutture indipendenti. Qualcosa che trova necessaria e forte espressione a margine delle terribili giornate di Genova. Ancor più e meglio, un network di controinformazione, fiorente soprattutto online, che spiega e informa sui pesanti rischi di certa globalizzazione come pure sulle inusitate ondate repressive, sui numerosi ed indiscriminati episodi di violenza subiti dai manifestanti — le centinaia di migliaia di persone confluite pacificamente da ogni parte del globo a dire ‘No al G8’, e pressoché dimenticate dai grandi media, sempre e comunque intenti a sbattere in prima pagina una manciata di scalmanati.

Controinformazione, quindi: siti web e mailing list dedicate soprattutto, com’è giusto, alle testimonianze dirette di chi c’era ed ha visto, subìto, ascoltato. È ad esempio il caso di questo stralcio passato sulla lista:

Sono tornato poche ore fa da Genova, anzi da Pavia dove sono stato rinchiuso per tre giorni per aver partecipato alle manifestazioni in modo assolutamente tranquillo e pacifico. Stavo aiutando una DOTTORESSA medico con croce rossa su pettorina bianca ad aver cura di un ferito quando sono arrivati i carabinieri. A nulla è servito alzare le mani in alto. Mi hanno portato via e menato per una notte. Le offese gli insulti i pugni e le manganellate che ho preso hanno fatto qualcosa dentro di me che non dimenticherò….Ed ora sono accusato di resistenza aggravata ed altre cose tipo che avrei tirato un sasso al militare, quando l’unica cosa che avevo in mano era la mia macchina fotografica e legata alla cintura una borraccia rossa scambiata per una molotov. Ora sono a casa e non so quando avrò il processo ma rischio tanto…..

Quella di Peacelink non è altro che una delle iniziative di controinformazione realizzatesi prima, durante e dopo il G8 genovese. Non a caso la lista diffonde ogni giorno decine di messaggi simili, rimbalzati naturalmente sull’omonimo sito, che si apre con un invito esplicito:

Racconti, testimonianze e denuncie, sulle violenze compiute a Genova dalle forze dell’ordine e dai gruppi violenti di estremisti possono essere inviate a: [email protected]

L’altrainformazione sul G8 prosegue sul sito di Stampa Alternativa, struttura storicamente tra le prime ad attivare simili pratiche autogestite, inizio anni ’70. Nei giorni scorsi la casa editrice ha fatto circolare il seguente avviso:

Alla luce degli avvenimenti dei giorni scorsi a Genova in occasione del G8, presso il sito di Stampa Alternativa si apre un Forum con il primo intento di raccogliere testimonianze dirette e ricordi che riteniamo non debbano andare persi.
Invitiamo chiunque abbia manifestato a Genova nel giorni tra il 18 e il 22 luglio a portare la sua testimonianza di quanto è accaduto sotto i suoi occhi.

A tutt’oggi il forum ospita decine di interventi e relative repliche, di vario taglio e portata, incluse dettagliate analisi sull’operazione mediatica organizzata per l’occasione, elemento comunque sostanziale in uno scenario simile. Lo rivela questo stralcio:

Di fronte al crescere di un movimento di massa anti-globalizzazione, le scelte dei centri operativi dell’establishment “mondiale” (chiamiamoli così, senza dietrologie, ma senza fingersi sprovveduti) sono state articolate in due tappe. Prima tappa: fomentare sui media l’allarme “terrorismo internazionale” con una campagna propagandistica iniziata almeno un mese prima del vertice G8. In questo modo si gettava un’ombra sui contestatori, assimilandoli ai terroristi di Bin Laden o ai centri più o meno occulti dell’eversione internazionale. Era anche il pretesto per procedere a una militarizzazione senza precedenti del territorio genovese…..
La seconda tappa dell’operazione mediatica, infatti, aveva un obiettivo preciso: utilizzare le prevedibilissime violenze per screditare il movimento nel suo complesso, associando in questo caso i manifestanti anti-global alla componente minoritaria del black blok.

Altro fondamentale contesto elettronico per saperne di più, controinformarsi e partecipare in queste ore comunque calde rimane certamente il circuito di Isole nella Rete. Degli eventi dentro e intorno al G8 si discute in gran parte delle aree aperte che fanno capo al sito. In particolare si tratta delle mailing list cyber-rights, centri sociali, movimento. Tra i numerosi interventi, quest’ultima ne ospita uno di Oreste Scalzone, l’ex leader di Potere Operaio che da Nizza spiega:

Come si fa a fare per settimane una ‘guerriglia mediatica’ dicendo “Violeremo la zona rossa, sfonderemo”, usare simbologie ossessivamente militari, guerresche salvo poi precisare “naturalmente, tutto è metaforico, ludico, lasciateci fare, veniamo con le pistole ad acqua…”, e poi, a quelli che a sfondare ci vanno con le pietre, oppure, altrettanto simbolicamente, sfondano vetrine di banche o fanno riots, andare a dire che come minimo sono dei rozzi, che non capiscono i sottintesi, non hanno humour, e hanno rovinato tutto? In realtà si è andati molto oltre: un tumulto, una jacquerie, un rabbioso scatenarsi di sabotaggio a simboli e a cose diventa l’im-pen-sa-bi-le: talché, bisogna ‘fantasmare’, in un delirio di rilevanza clinica, su ‘provocazioni poliziesche’ come unica spiegazione.

L’elenco dei spazi Internet utilizzati a dovere non si ferma ovviamente qui, non mancando l’ennesima citazione per l’edizione italiana di dell’Indepedent Media Center, da settimane indispensabile punto di riferimento a livello internazionale.

Il tutto — e quant’altro va accadendo sul tema nel medium elettronico italiano — va affiancato alle dure prese di posizione di grandi testate estere e alle relative istanze del pubblico. Critiche al comportamento del governo e della polizia abbondano su quotidiani quali New York Times, Le Monde, Suddeutsche Zeitung. Senza dimenticare le perplessità avanzate da entità al di sopra di ogni sospetto quali Amnesty International e le inchieste proposte dal parlamento tedesco. A dimostrazione del fatto che in situazioni tutt’altro che uniformi come quella genovese è la combinazione tra vecchi e nuovi media, insieme ad un coinvolgimento stavolta sì a livello globale, l’unica strategia in grado di controbattere seriamente un’informazione mainstream spaventosamente ingessata e univoca.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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