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Agosto propizio per Linux

07 Agosto 2000

Agosto propizio per Linux

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Nel mercato server va forte Linux, e presto anche SuSE entra in borsa

Nei prossimi quattro anni, Linux coprirà il 28 per cento del mercato server. Il numero delle macchine operanti su Internet che girano sul sistema open source passerà da 1,3 milioni dello scorso anno a 4,7 milioni del 2004. Si tratta in pratica di siti web e server per e-commerce, le cui funzioni prevedono integrazioni con ampi database e varie operazioni di archivio e stampa.

Questa la proiezione degli esperti di IDC sulla base dei dati più recenti recentemente diffusi. Dopo aver superato nel 1999 anche il Netware di Novell, Linux si appresta quindi a dare l’assalto del primo posto, ovviamente in mano a Windows NT.
Secondo gli analisti di International Data Corp. un tale livello di crescita va imputato alla combinazione di elementi diversi: il sistema è gratuito o assai economico, facile da modificare e personalizzare, e se non dovesse andar bene, non pesa su bilanci e programmi aziendali.

Tutto ciò pur a fronte di introiti irrisori per l’intero business che ruota intorno a Linux. Complessivamente, è infatti sempre IDC a calcolare che da qui al 2004 si assisterà a un notevole incremento dei server attivi, al ritmo del più 17 per cento annuo, mentre le entrate aumenteranno di appena l’uno per cento. Un paradosso dovuto naturalmente alla natura open source del sistema ma che, sottolineano gli stessi esperti, finisce per penalizzarne in qualche modo l’immagine nell’ambito delle grandi corporation.

È per questo che svariate società Linux continuano a lavorar sodo per rendere il sistema operativo sempre più attraente per server di grandi dimensioni. I classici progetti di “clustering software” che consentono la condivisione dati tra le varie macchine o la loro automatica sostituzione in caso di malfunzionamenti. Ambito in cui si distinguono, insieme ai soliti nomi quali Red Hat e TurboLinux, anche freschi arrivi come Mission Critical Linux, che recentemente ha raccolto 20 milioni di dollari da dedicare a progetti di clustering, e Steeleye Technology, che ha diffuso da poco la nuova versione del relativo pacchetto software (LifeKeeper, 3.000 dollari), originariamente sviluppato per AT & T e NCR.

En passant, IDC presenta anche i dati relativi al Giappone: la quota di mercato di Linux è passata dallo 0,75 per cento del 1999 al 4 per cento di quest’anno. Dato che corrisponde ad una salita vertiginosa, pari a circa il 666 per cento, se riferita alla globalità del settore nazionale, cresciuto del 32,1 per cento. Da notare che Windows NT riporta una quota di mercato dell’81,3 per cento, mentre le diverse versioni di Unix superano appena il 10 per cento. Grazie al supporto delle grandi industrie giapponesi in ambito server, la crescita annuale del sistema open source viene calcolata intorno al 45 per cento annuale fino al 2004, quando la fetta di mercato complessiva toccherà il 12 per cento.

Se quindi le prospettiva appaiono sempre più rosee per l’avanzare del pinguino nel settore dei server, di tutt’altro segno le indicazioni dell’ambito client. “Una noia mortale, ribadiscono gli esperti di IDC. È un mondo tutto e solo Microsoft.” Nel 1999 Windows ha totalizzato l’87 per cento delle vendite, con lieve flessione prevista (85 per cento) da qui al 2004. Del restante 13 per cento di mercato, Apple raggiunge la quota più sostanziosa, quasi il 5 per cento. Una crescita del 26 per cento rispetto allo scorso anno, ma pur sempre ridicola rispetto allo strapotere di Windows.

Comunque sia, altra buona notizia per l’agosto linuxiano arriva dalla Germania: SuSE (http://www.suse.com), tra i quattro maggiori distributori mondiali, conferma l’avvio delle procedure per l’entrata in borsa. L’iniziativa fa seguito all’analogo passo annunciato recentemente da un nome di tutto rispetto, quella Transmeta che dà lavoro a Linus Torvalds e che sta per lanciare la sfida al gigante Intel. Al contrario della startup californiana, però, SuSE prevede di trar giovamento dalla vendita di titoli sia sulla piazza europea che su quella statunitense. E si appresta a farlo in un momento tutt’altro che fulgido per il business Linux in ambito borsistico. La prima parte del 2000 si è infatti rivelata quasi catastrofica per Corel e SGI, con grossi problemi per Linuxcare e TurboLinux, e gli altri attenti a non commettere passi falsi. Ma Dirk Hohndel, chief technology officer (CTO) della società tedesca, appare più che fiducioso. “Nel 1998 siamo andati in attivo, e lo scorso anno, pur essendo in rosso, abbiamo incassato oltre 21 milioni di dollari. Siamo molto aggressivi nella fornitura di servizi articolati e per di più operiamo a livello globale.”

Non a caso uno dei punti di forza di SuSE risiede proprio nell’offerta di soluzioni, consulenza e assistenza a strutture di ogni tipo e dimensione. Ciò avviene 24 ore su 24, 7 giorni su 7 nei paesi europei di lingua tedesca, con similari opzioni in via di assestamento per il resto d’Europa e presto anche per tutti gli Stati Uniti, a partire dall’ufficio centrale dislocato nella Bay Area di San Francisco. Come spiega Hohndel, “al momento in Europa non abbiamo concorrenti. Anche se prevedo che quanto prima colossi dell’hardware quali Hewlett-Packard o IBM finiranno per lanciare servizi simili, o anche altre aziende del giro Linux.” Forte di una possente forza lavoro (460 impiegati), l’attività di SuSE rimane concentrata all’ambito server e in seconda battuta a quello desktop, con un occhio di riguardo riservato all’espansione del mercato dei sistemi integrati (embedded). Anche se per quest’ultimo “non è facile trovare un solido sistema di entrate”, precisa ancora il CTO tedesco.

Al pari di Red Hat, SuSE propone quindi il modello open source dei “vecchi tempi”, insistendo sull’ampia e variegata offerta di servizi e supporto per il mondo imprenditoriale. Una scelta che finora si è dimostrata azzeccata, con la mossa dell’entrata in borsa a ulteriore suggello di un percorso che risveglia certamente l’interesse di investitori e grandi corporation. La conferma, se tutto filerà liscio alla ripresa autunnale, dell’affidabilità del business Linux a livello globale.

L'autore

  • Bernardo Parrella
    Bernardo Parrella è un giornalista freelance, traduttore e attivista su temi legati a media e culture digitali. Collabora dagli Stati Uniti con varie testate, tra cui Wired e La Stampa online.

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