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Privacy ancora, Winston

06 Luglio 2015

Privacy ancora, Winston

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In bilico tra trasparenza delle informazioni (specie pubbliche) e tutela della privacy; due giorni di cultura, contraddizioni e discrasie.

Ogni sei mesi circa, al ritmo di una sessione estiva e una invernale, i massimi esperti di privacy si incontrano in occasione di uno degli eventi più all’avanguardia sul tema a livello nazionale: e-privacy.

L’evento è strettamente connesso al Progetto Winston Smith, progetto di divulgazione e attivismo che agisce in forma anonima e collettiva e sulla home page del proprio sito ha come motto la celebre frase attribuita a Benjamin Franklin:

Chi e’ pronto a rinunciare alle proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza non merita né la libertà né la sicurezza.

Per chi non avesse colto la citazione, Winston Smith è il nome del protagonista del romanzo 1984 di George Orwell che già nel 1948 e con raffinata verve narrativa aveva messo in guardia dai pericoli del tecnocontrollo telematico e della manipolazione dell’informazione, tra l’altro parlando per primo di big brother.

Proprio grazie all’organizzazione degli attivisti del Progetto Winston Smith, la scorsa settimana, nella elegante location della nuova sala dei gruppi della Camera dei Deputati, si è tenuta la diciassettesima edizione dell’evento, interamente focalizzata sull’attualissimo tema del difficile equilibrio tra trasparenza e tutela della privacy: due istanze che agiscono spesso sullo stesso terreno e che a volte fanno emergere contraddizioni e discrasie di non facile soluzione.

Ho avuto modo di fornire una testimonianza, relativa al progetto JurisWiki da me lanciato nei mesi scorsi, connessa ad uno degli argomenti centrali della due giorni romana: la privacy nell’attività di pubblicazione, diffusione e raccolta di sentenze. Le sentenze, specie quelle dell’ultimo grado di giudizio, hanno infatti una naturale vocazione di pubblicità dato che servono non solo a definire una vertenza giudiziale ma anche ad orientare il diritto e suggerire la corretta interpretazione dei casi concreti.

Tuttavia la normativa non è affatto chiara sul punto e in generale la dottrina giuridica non ha ancora trovato criteri univoci e condivisi (quantomeno su scala europea) per un’anonimizzazione di tali documenti che comunque garantisca un pari equilibrio tra la tutela della privacy delle persone menzionate e l’interesse pubblico a conoscere gli esiti dei processi e le argomentazioni dei giudici.

Un’interessante proposta è stata formulata proprio in occasione della tavola rotonda di chiusura a cui hanno partecipato Lazzaro Pappagallo, Marco Ciurcina, Monica A. Senor, Carlo Blengino e Giovanni Battista Gallus.

Vista dell'aula

Alla Camera dei Deputati si è parlato di privacy elettronica nel nome di Winston Smith.

Oltre ad alcune foto da me scattate durante la prima giornata, sono disponibili (grazie a Radio Radicale) i filmati delle due giornate e (sul sito dell’evento) le relazioni e le slide proiettate.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribution – Share Alike 4.0.


L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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