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Nero come la privacy

24 Marzo 2015

Nero come la privacy

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I telefoni non intercettabili ci sono, hanno un percepibile successo commerciale e si difendono a colpi di Costituzione.

Il nome si presta a qualche libera associazione, con BlackBerry oppure blackmail (ricatto, in inglese). Nessun legame con la realtà se non, forse, la volontà di prendere il posto che fu di BlackBerry nelle tasche dei businessman.
Il caso Snowden e le rivelazioni che la CIA avrebbe voluto introdurre backdoor nelle app iOS sono solo i due casi più eclatanti, ma il tema della blindatura delle comunicazioni preziose è vecchio come il mondo o quasi.
Blackphone ha presentato il nuovo Blackphone 2 al recente Mobile World Congress di Barcellona. Molto simile al precedente ma più carrozzato: schermo Gorilla Glass da 5,5″ Full HD, processore Qualcomm octa-core a 64 bit, tre gigabyte di RAM e 32 GB di memoria.
Ma non sono solo i nuovi muscoli del device (peraltro in arrivo nella seconda metà del 2015) a fare notizia. Silent Circle, l’organizzazione che sta dietro al prodotto, vede tra i suoi cofondatori Phil Zimmermann, creatore di PGP. Uno che la privacy l’ha presa sul serio prima che diventasse moda.
Ora l’azienda può contare, oltre che sui dispositivi mobile (in arrivo anche un phablet da 7″ sul finire dell’anno), anche su una piattaforma software rinforzata (il sistema PrivatOS – una declinazione di Android – e una suite di applicazioni blindate preinstallate) e sull’integrazione perfetta con i sistemi di Mobile Device Management.

Android contro Privat OS

Privat OS è derivato di Android, con molte e pesanti modifiche su privacy e sicurezza.


Blackphone sta mettendo in piedi un ecosistema per assicurare alle aziende clienti la sicurezza delle loro comunicazioni. Tra le nuove funzioni del sistema operativo ricordiamo Spaces, che virtualizza tutta l’operatività dell’aggeggio in diversi modi d’uso (aziendale, familiare, di gruppo).
Nuova anche la possibilità di organizzare conference call con altri utenti “nel cerchio”, fino a 50, con una interfaccia completamente grafica, in modo da riconoscere e tracciare chi si è aggiunto alla conversazione. Certo, se qualcuno si è fatto rubare il suo BlackPhone…
Il top management ha orgogliosamente presentato i risultati finora raggiunti, in meno di un anno dal lancio sul mercato del primo BlackPhone lo scorso giugno: 750 milioni di dollari di ordini, 83 percento dei quali esterni al Nordamerica e più dell’80 percento delle aziende nella classifica Top 50 di Fortune. Un bell’inizio, non c’è che dire.

La nazione della sfera privata

L’azienda, per tutto molto americana, ha base presso i nostri vicini elvetici. Non è un caso. La Svizzera è una delle nazioni (o forse LA nazione) in cui il diritto alla sfera privata è più tutelato e garantito. Si legge all’articolo 13 della Costituzione federale della Confederazione Svizzera:

Ognuno ha diritto al rispetto della sua vita privata e familiare, della sua abitazione, della sua corrispondenza epistolare nonché delle sue relazioni via posta e telecomunicazioni. Ognuno ha diritto d’essere protetto da un impiego abusivo dei suoi dati personali.

Semplificando, qualunque stato straniero avrà il suo bel daffare in rogatorie internazionali verso la magistratura elvetica, per raccogliere dati toccando leggi afferenti a uno degli articoli tra i diritti fondamentali della Costituzione federale. La cifratura conta, ma il contesto legale in cui si opera non va sottovalutato.

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