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Nascondersi è inutile

06 Marzo 2015

Nascondersi è inutile

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La nostra posizione è una delle informazioni più preziose per salvaguardare la privacy e anche una delle più ambite.

Abilitare i servizi di localizzazione significa, per noi umili utenti, che le applicazioni che vogliono fare uso (per un qualsiasi motivo) delle informazioni legate alla nostra attuale posizione saranno abilitare ad accedervi.
Fermiamoci un attimo qui, alle informazioni legate alla nostra posizione: cosa vuol dire? GPS? Ovvio! E poi? E poi altro.
Il sistema operativo di un dispositivo portatile combina diverse strategie per arrivare alle nostre coordinate. Ce la mette tutta per scoprire dove siamo, con una soluzione che fa uso di informazioni provenienti da diversi sensori e pertanto prende l’etichetta di sistema ibrido per la localizzazione dell’utente. Con queste metodologie:

  • GPS: Global Positioning System, sistema di posizionamento globale. È composto da un sensore unicamente utilizzato per recuperare le nostre coordinate (più orario sincronizzato con gli orologi atomici) qualora fosse disponibile un contatto privo di ostacoli con un minimo di 4 dei 31 satelliti geostazionari che sostano giorno e notte sopra le nostre teste. È un processo passivo, infatti non è necessario accesso alla rete dati (Internet) per recuperare il risultato né tantomeno comunicare alcunché alla rete satellitare. Grazie a questa proprietà la localizzazione tramite GPS è un processo anonimo.
  • Wi-Fi: batterie di sensori mobili a forma di quattroruote (a volte barche, a volte zaino) si aggirano per tutte le strade del mondo mappando la posizione di tutti gli access point Wi-Fi presenti sul pianeta (o almeno ci provano). Il database costruito con i dati raccolti viene offerto per triangolare la nostra posizione, come? È sufficiente richiedere loro di stimare le nostre coordinate in base agli access point a portata di segnale con relativo valore di robustezza dello stesso. Non è necessario conoscere la chiave Wi-Fi del nodo! Ogni rete Wi-Fi infatti diffonde nell’area coperta il proprio MAC address, cioè il codice quasi-univoco che contraddistingue ciascuna scheda di rete. Alla nostra richiesta il servizio provvederà a interrogare il proprio database interpolando le informazioni da noi fornite per restituire la stima più precisa possibile. È ovviamente necessaria una connessione ad Internet per usufruire del servizio e quindi recuperare il risultato.
  • SIM: i modem GSM e UMTS possono fungere da sensore di localizzazione combinando la posizione della cella a cui siamo attualmente collegati, l’intertempo di percorrenza dei dati da e verso essa, la potenza del segnale e l’attenuazione nell’ambiente di propagazione con particolari algoritmi per la geolocalizzazione. La rete GSM/UMTS è necessaria per consentire alla cella di conoscere tutti i dettagli riguardo il segnale di collegamento. Essendo le caratteristiche tecniche dell’antenna e pattern del segnale a unica disposizione del gestore telefonico, il calcolo della posizione avviene in remoto. Essendo l’informazione fondamentalmente legata alla stessa natura del cellulare GSM e legata alla realtà delle schede SIM, può essere utilizzata per scopi di polizia e ordine pubblico.

Per quanto il solo sistema GPS sia contemporaneamente il mezzo più preciso e rispettoso della nostra privacy in grado di recuperare le nostre coordinate, per velocizzare il risultato si fa ricorso a una combinazione di tecnologie. È infatti più rapido comunicare ai servizi di localizzazione terzi i MAC address degli Access Point Wi-Fi attorno a noi e le informazioni riguardo la cella GSM/UMTS a cui siamo collegati, piuttosto che attendere la sincronizzazione del GPS con i satelliti geostazionari.
Uno dei casi d’uso più frequenti dove trova applicazione l’utilizzo della geolocalizzazione ibrida è quella indoor: utente d’appartamento in spazio cittadino accede al servizio mappe e desidera riconoscere la propria posizione. Il segnale dei satelliti GPS non è sufficientemente potente per superare le mura armate dello stabile, tuttavia il ricevitore Wi-Fi rileva l’access Point del proprietario di casa, quello del vicino al piano di sotto ed un paio dall’altra parte della strada. Presto fatto: consegnati gli indirizzi MAC alla Apple/Google/Microsoft di turno ci viene restituita una posizione, certo non precisa al metro, ma comunque adeguata per indirizzare l’algoritmo di routing del navigatore verso la nostra destinazione.
Riassumiamo: esiste un modo anonimo per ottenere la nostra posizione, tuttavia i produttori si impegnano ad offrire un servizio migliore in cambio di rete dati e modulo Wi-Fi sempre acceso. Questo comporta una serie di vantaggi, ma non è esente da controindicazioni e ne parleremo in un prossimo articolo.

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