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Scacchi e intelligenze

08 Gennaio 2015

Scacchi e intelligenze

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È la forza bruta a portarci verso la soluzione di un gioco millenario. Però nessun traguardo sembra più precluso a software e hardware.

Alcuni indizi fanno pensare che il 2015 dell’informatica sarà l’anno non di Linux sul desktop, regolarmente annunciato e puntualmente disatteso, bensì dell’intelligenza. E non quella artificiale, quanto quella dei programmatori.

Che hanno a disposizione strumenti mai potenti e versatili come oggi; dispongono di (o inventano!) algoritmi ancora più sofisticati rispetto al passato e, grazie al cloud, spendono somme molto più accessibili per la potenza di elaborazione necessaria. Così nascono idee che sarebbero sembrate folli, come risolvere il gioco degli scacchi.

Le partite possibili sono più degli atomi dell’universo. Eppure la compressione dati e i sistemi di ottimizzazione stanno aprendo strade impressionanti, a partire dal lavoro sui finali di partita iniziato da uno dei coinventori di Unix, Ken Thompson:

Thompson ha ampliato notevolmente algoritmi e strutture dati allo scopo di ottenere una analisi perfetta dei finali di partita con al massimo cinque pezzi sulla scacchiera (i due re più altri tre pezzi). […] Nell’ultimo decennio è stata completata l’analisi perfetta di posizioni con sei pezzi e ora si sta lavorando sui sette.

Questi risultati sono stati raggiunti grazie a notevoli progressi su hardware e software: il database che contiene l’analisi perfetta dei finali con massimo cinque pezzi (significa che il computer non può più sbagliare, qualsiasi cosa succeda) occupa 7,05 gigabyte, con dati compressi fino a risparmiare oltre tre quarti dello spazio normalmente previsto. Per i finali a sei pezzi (verificabili online) occorrono 1,2 terabyte e si stima che per i sette pezzi saranno necessari circa settanta terabyte. L’analisi dovrebbe completarsi proprio quest’anno.

Sono progressi piccoli rispetto alla soluzione finale degli scacchi, ma nessuno li avrebbe dati per possibili. E oggi rappresentano il massimo che può essere estratto dall’unione di hardware e software: il database dell’analisi perfetta di un finale con sei pezzi è talmente impegnativo da consultare che i programmi finiscono per non stare nei limiti di tempo e, paradossalmente, giocare peggio di prima.

Tuttavia non si possono escludere nuovi progressi negli algoritmi e nella disponibilità di risorse: chi avrebbe considerato la possibilità di problemi scacchistici che prevedono il matto in cinquecentocinquanta mosse?

Il programmatore Dustin Yoder ha chiesto un finanziamento di duemila dollari per la prima fase del suo progetto di soluzione degli scacchi. Non lo ha ottenuto. Peraltro appare un comunicatore poco efficace, più che un programmatore illuso o un millantatore (il quale avrebbe cercato di raggranellare ben altre somme).

È significativo che tutto ciò riguardi soluzioni di forza bruta; l’intelligenza artificiale nel senso della autoconsapevolezza, sogno che si insegue da cinquant’anni, è sempre più elusiva. Eppure i soli muscoli informatici ci stanno portando a prefigurare traguardi veramente storici. Se oggi si può inseguire la soluzione degli scacchi, domani potremmo trovarci davanti a una risposta al problema delle classi P e NP. Con ricadute per l’umanità probabilmente superiori a quelle del lavoro di un Einstein o di un Hawking.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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