Per quanto riguardi l’anno passato, sembra ancora istruttiva una riflessione sugli articoli del New York Times più visitati del 2013. non fosse che per constatare quanto una buona strategia digitale debba padroneggiare il mezzo.
Per cominciare, sono state presentate più classifiche: globalità dell’offerta, articoli e blog, pezzi multimediali e interattivi, video, articoli e blog sulla versione mobile, app iPhone, app iPad. Derek Thompson di The Atlantic ha riassunto la classifica dei pezzi più letti per categoria:
3 breaking news; 3 health; 1 quiz; 1 infographic; 1 longform; 1 Putin
La notizia sta anche nel contributo più letto in assoluto, How Y’all, Youse, and You Guys Talk: un quiz interattivo sulle forme dialettali americane che individua la provenienza probabile di chi lo affronta, o almeno da dove ha preso la parlata (ho provato e in effetti mi è stata disegnata una cartina ben sovrapponibile a quella dei miei viaggi negli States).
L’articolo, se così lo si può chiamare, è ispirato a uno studio condotto dall’università statale del North Carolina. Che si è dimostrato di viralità, capacità di propagazione, incredibile, come racconta Robinson Meyer su The Atlantic:
Pensate. Una news app, un pezzo di software creato da sviluppatori a partire da una notizia, ha generato più clic che ogni altro articolo. In un minuscolo intervallo temporale: la app è uscita il 21 dicembre 2013. Significa che negli undici giorni del 2013 durante i quali è stata online, ha generato più visite di qualsiasi altro articolo.
Al sesto posto si è classificato The Scientific 7-Minute Workout, articolo di fitness e benessere che è stato successivamente tramutato in sito e anche in una app per iOS.
Come nota argutamente Meyer sempre per The Atlantic, il non avere colto il potenziale di una app va considerato come occasione perduta dalla Gray Lady. Interattività, multimedialità, app; oggi si può fare editoria di alto livello solo se c’è connubio fecondo con il reparto software.