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La tassa sui link

13 Marzo 2013

La tassa sui link

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L'informazione in rete potrebbe uscire molto cambiata da un provvedimento a rischio di approvazione in Germania.

Qualcuno l’ha chiamata tassa sugli aggregatori di news o addirittura tassa sul link. Ovviamente il termine tassa è tecnicamente molto improprio, però rende l’idea. Mi riferisco al disegno di legge che è stato approvato nelle scorse settimane dalla Camera bassa del Parlamento tedesco (Bundestag) e ha generato opinioni controverse tra i commentatori.

Internet come regno della disintermediazione e del libero scambio di informazioni tra i singoli utenti è l’equivoco degli equivoci. Nella rete gli intermediari ci sono; rimangono solo meno visibili, ma spesso sono molto più potenti e subdoli. In un mondo dove gran parte delle attività legate alla produzione e diffusione di informazioni si svolge proprio sulla rete, è normale che ci si chieda quale siano il ruolo, il potere, l’effettivo profitto riservati a questi nuovi intermediari.

Sono ormai tredici anni che l’Europa ha regolamentato i confini tra i diversi livelli di responsabilità legale degli Internet service provider (la direttiva 2000/31/CE e le leggi da essa derivate), tuttavia ancora oggi è molto difficile aver sempre chiaro quando abbiamo a che fare con fattispecie di mere conduit, caching o hosting; oppure con semplice linking, deep linking o sostanziale riproduzione di un contenuto.

Ecco che arriva il legislatore tedesco con la proposta di porre le basi giuridiche affinché gli editori e gli altri detentori di copyright su news, articoli e altri contenuti creativi abbiano titolo per rifarsi sui gestori di motori di ricerca e di altri servizi tipici del web 2.0, sempre che si tratti di riproduzione integrale di testi integrali per uso commerciale (come deriva da un provvidenziale emendamento dell’ultimo minuto).

Ovviamente le opinioni sono tante quanti sono i diversi interessi toccati dalla questione. BDZV, la Federazione tedesca degli editori di testate giornalistiche, dichiara:

Ora le case editrici hanno un diritto che gli altri intermediari hanno avuto per lungo tempo.

Cui replica Tabea Rössner, esponente del partito tedesco dei Verdi ed esperta di mass media:

Nessuno, tranne alcuni grandi editori, vuole questa legge. E certamente nessuno nel mondo online.

Anche Google Deutschland si è attivata in prima linea, cercando il più possibile di contenere il campo d’azione di questa proposta di legge (il rischio che altri legislatori prendano spunto è molto alto) e definendola una legge non necessaria, dato che editori e Internet company possono trovare il modo di fare innovazione insieme.

La speranza più grande che anima i detrattori di questo approccio normativo è basata su una questione ben più banale. Infatti è necessaria l’approvazione dell’altro ramo del Parlamento (Bundesrat) e l’avvicinarsi delle elezioni politiche tedesche, con contestuale emersione di altre priorità, potrebbe portare all’abbandono del disegno di legge.

Il testo di questo articolo è sotto licenza Creative Commons Attribuzione – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.

L'autore

  • Simone Aliprandi
    Simone Aliprandi è un avvocato che si occupa di consulenza, ricerca e formazione nel campo del diritto d’autore e più in generale del diritto dell’ICT. Responsabile del progetto copyleft-italia.it, è membro del network Array e collabora come docente con alcuni istituti universitari. Ha pubblicato articoli e libri sul mondo delle tecnologie open e della cultura libera, rilasciando tutte le sue opere con licenze di tipo copyleft.

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