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Will Woosh, il ragazzo da 8 milioni di clic

18 Marzo 2010

Will Woosh, il ragazzo da 8 milioni di clic

di

Romano, poco più che ventenne, Guglielmo Scilla dimostra che il web è sempre più una palestra per affinare e mettere in evidenza il proprio talento. Storia di un piccolo fenomeno

Non vorrei che, nel suo girovagare tra gli User Generated Content, questa rubrica avesse dato l’idea che il successo di un contenuto realizzato dagli utenti dipenda da fattori estemporanei e quasi casuali. È vero: contano molto il desiderio di condividere una passione,  il gioco che diventa tormentone, il tempismo e il sarcasmo nel reagire agli stimoli dell’attualità. Insomma, i colpi di genio le singole trovate rendono, ma non è che su internet non si possa, con passione e costanza, costruire una propria forma di spettacolo e di intrattenimento.

Per  mostrarvi come la rete può essere palestra e trampolino per chi vuole coltivare il proprio “personaggio” questa settimana vi segnaliamo un giovane romano, poco più che ventenne. Si chiama Gugliemo Scilla ma sul web è famoso come Will Woosh. Famoso non è un termine scelto a caso, perché qui non parliamo di quei video che, dopo qualche migliaio di visualizzazioni e il link su 3-4 blog “giusti”, vengono incoronati dalla stampa come “l’ultima mania di internet”. Will Woosh è un v-logger che in poco più di un anno ha raggiunto i seguenti numeri: 13.000 followers su Twitter, 53.000 iscritti al suo canale YouTube, quasi 70.000  fan su Facebook e, soprattutto, più di 8 milioni di visualizzazioni dei suoi video.

Il modo in cui questo ragazzo ha conquistato numeri che potrebbero fare invidia a più di una tv satellitare è apparentemente di una semplicità disarmante. Una videocamera, qualche parrucca, pochi accessori buffi e tanta voglia di parlare e di ironizzare sul mondo che lo circonda. Guglielmo si riprende e racconta le manie e i tic dei suoi coetanei, interpretando tutte le parti necessarie, dalla ragazza superficiale al giovane senza personalità, passando per l’Emo e l’incallito discotecaro.

Video dopo video, Will Woosh ha guadagnato like, commenti, popolarità. Un’ascesa costante, anche se lui stesso racconta in un intervista per il programma Vite reali (in onda su Rai4) di un boom decisivo dopo la citazione da parte di ClioMakeUp, un’altra youtubber molto seguita per le sue lezioni di trucco in video. Il ragazzo interagisce con gli utenti, li invita a rispondere con commenti e video. I suoi interventi vengono segnalati su forum e community, fino a raggiungere una media di 300.000 visualizzazioni per ogni video,  e permettergli il vezzo di un secondo canale per i backstage e le risposte al suo pubblico che, sempre più numeroso, lo critica (poco), lo esalta (molto), lo loda per la sua espressività (continuamente) e per il suo aspetto (anche l’occhio, si sa).

Rispetto ad altri video-artisti, non sfugge il taglio maggiormente popolare di Will Woosh. Il ritmo è veloce e il tono è informale, come si conviene al web. Ma i temi scelti sono di grande presa, quasi come in una versione giovanile di un programma televisivo di cabaret: i tipi buffi, le paranoie sul sesso, i rapporti tra uomini e donne, i film di cui non si può non parlare, le bonarie prese per i fondelli ai fan di Harry Potter e della saga di Twilight. Il tutto studiato, provato, montato e recitato con l’ambizione di fare un “prodotto di intrattenimento” più che un semplice video-sfogo.

L’impressione è che per la generazione di Will Woosh il web stia già sostituendo quelle palestre per giovani talenti che da qualche tempo offrono meno spazio: le radio private sempre meno sperimentali, le tv locali in crisi, i festival alle prese con i tagli. Ma anche una valida alternativa all’allungare le chilometriche file per il casting di un reality show. Per quello che sappiamo, Guglielmo sta probabilmente saltando tutti questi passaggi, visto che  da Youtube approderà al cinema, come attore nel film Una canzone per te, in uscita a maggio. Dietro di lui non è difficile intravedere una nuova schiera di ragazzi e ragazze che la gavetta se la stanno costruendo direttamente nelle loro camerette: scrivendo, recitando, riprendendosi e montando da soli le loro opere. Con in testa l’idea non troppo pazza di raggiungere un pubblico che nessun teatro di periferia potrebbe mai offrire.

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