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Dall’emiciclo al web, una ricerca sui politici

15 Maggio 2009

Dall’emiciclo al web, una ricerca sui politici

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Venti minuti in podcast tra ritagli di carta e bit, in compagnia di un ospite. Oggi con Stefano Epifani, docente di comunicazione interattiva alla Sapienza di Roma. Parliamo della politica digitale, e dell'uso della Rete da parte dei politici italiani: il 68% ha un punto di presenza e attività online, ma spesso usati male. In crescita i social network tipo Facebook

Riprendiamo la serie di conversazioni intorno alla politica e al web: dai siti tradizionali ai blog, da Facebook all’idea della necessità del ritorno al territorio – o quanto meno di un cortocircuito più virtuoso tra on- e offline. In precedenza abbiamo pubblicato le interviste a Giuseppe Civati, Paolo Guarino, Edoardo Colombo, Lucia De Siervo, Stefano Peppucci e Dino Amenduni. E oggi ne parliamo con Stefano Epifani, docente di comunicazione interattiva nella Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza, consulente e blogger, che ha in questi giorni licenziato la prima parte di una ricerca sull’uso di Internet da parte dei parlamentari italiani – divisi per partito e strumenti (sito, blog, social network).

Dice Stefano sulla ricerca su come i parlamentare italiani usano la Rete: «Il punto di partenza è quanto i nostri politici usino il web e più nello specifico gli strumenti conversazionali del web evoluto. Tutti parlano ma noi abbiamo voluto cercare di capire quanto questi strumenti siano veramente usati: al di là della comunicazione di partito o istituzionale, ad ampio raggio, quanto gli strumenti “personalizzanti” del web 2.0 siano appunto usati dal singolo politico per mantenere i contatti con il proprio elettorato di riferimento. Abbiamo analizzato oltre 1.000 punti di presenza in Rete di deputati e senatori di questa legislatura. Alcuni dati: in genere i parlamentari di sinistra usano con maggiore frequenza gli strumenti della Rete sociale, così come c’è una prevalenza delle parlamentari donne, mentre non c’è alcuna correlazione con il dato territoriale: non c’è differenza tra politici provenienti dal sud, centro o nord». Poi, quanto agli strumenti, Facebook è il social network più utilizzato in assoluto: «In alcuni casi i parlamentari sono atterrati sul web direttamente dentro Facebook, e da lì ancora non sono usciti. C’è anche da dire che i social network come Facebook permettono una relazione politica meno impegnativa e più assottigliata in termini di approfondimento di altri strumenti come i blog In questo senso i dati della ricerca potrebbero sembrare più ottimisti della realtà: è vero che il 68% dei parlamentari hanno un punto di presenza sulla Rete, ma molti hanno semplicemente aperto un sito o un profilo sui social network, poi non abitandolo attivamente o direttamente». Sui futuri della ricerca e della politica online italiana, Stefano aggiunge: «Nelle prossime settimane faremo partire la fase qualitativa della ricerca: andremo a chiedere ai parlamentari motivi, ragioni e obbiettivi della loro presenza in rete. Specie a chi non è presente in rete in nessun modo: e in questo senso c’è da chiedersi se questa assenza digitale sia una sorta di nuova forma di analfabetismo e se un politico oggigiorno può permettersi di non conoscere strumenti che così profondamente stanno cambiando la realtà – anche politica. Anche se in Italia, ancora oggi, Internet non sposta voti: semmai può aggregare chi è già convinto; conta di più la televisione e Porta a Porta».

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L'autore

  • Antonio Sofi
    Antonio Sofi è autore televisivo e giornalista. Consulente politico e sociologo della comunicazione, ha un blog dal 2003 ed è esperto di social network e nuovi media.

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