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Dieci piccoli blogger (III p.)

31 Luglio 2008

Dieci piccoli blogger (III p.)

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Un thriller estivo a puntate per rinfrescare con una punta di brivido e ironia la calda estate della blogosfera italiana. Il giro d’italia di Samael continua. La scia di sangue e di vendetta lo porta in altre due città del nord, sulle tracce di due blogger tecnici che non avranno scampo

Mentre osserva la luna calante dalla finestra della stanza segreta, pensa alla prossima mossa. La polizia non è rimasta indifferente al particolare della maschera bianca. Con queste cose ci vanno a nozze.

I primi due omicidi hanno creato una certa sensazione. I media mainstream hanno visto un serial killer con un particolare modus operandi: «Le vittime erano entrambe calve e intorno ai 30 anni». Ma nella blogosfera, il terrore cominciava a diffondersi: «Qualcuno sta uccidendo i più influenti blogger d’Italia». Perfetto. Esattamente quello che voleva.

Dovevano vivere nel terrore, tutti quanti. Anche se sarebbe bastato, da parte di qualcuno, un po’ di acume in più per mettere insieme i puntini e scoprire il disegno generale. Ma ci sarebbero arrivati molto presto.

Seduto sul letto, di fronte al costante scintillio del feed reader, Samael stringe i pugni. E ricorda…

Di nuovo quel barcamp, l’anno prima. Si presenta a tutti come Mr. Mxyzptlk, facendo inarcare più di un sopracciglio. Si avvicina al banco delle magliette, ma le magliette sono terminate. Nella scatola sotto il bancone ce ne sono ancora molte, ma decide di non farci caso. Appiccica il suo post-it giallo sulla bacheca. Ha preparato un intervento sulla morte della e-democracy per le 12.30. Al momento giusto si avvicina al tavolo col suo portatile, si siede, lo collega. Alza lo sguardo, e in sala è rimasto solo un ragazzino in prima fila e un anziano semi-addormentato in terza fila. Gli altri sono andati tutti al rinfresco gratuito

*

La sala server è fredda. Talmente fredda che dalla fessura per la bocca della maschera bianca esce un vapore che si dissolve subito nell’aria. Nascosto dietro il rack più lontano, Samael sta crimpando un cavo di rete in attesa della prossima vittima.

Bianco/arancio, arancio, bianco/verde, blu, bianco/blu, verde, bianco/marrone, marrone… La sequenza di colori dei cavi lo mette in pace con sé stesso, come un esercizio di meditazione zen. Le videocamere e l’antifurto sono già stati neutralizzati, e il badge RFID modificato ha fatto il resto.

«Infatti, guarda, è come pensavo. Sono i firewall che rispondono male.»
È arrivato. Lo riconosce dalla voce. Resiste alla tentazione di farsi vedere subito. Si prepara all’incontro. Di spalle, armeggia con i cavi ethernet, mentre i passi si avvicinano, riecheggiando nell’ambiente luminoso.

«Poi, senti… puoi controllare i condizionatori? Va bene la temperatura bassa e costante, ma qui oggi siamo sui dodici gradi… Roba da appannarti gli occhiali quando… Scusa un attimo, c’è qualcosa…»

In fondo lo aveva sottovalutato. È veramente in grado di percepire ogni minima variazione termica, ogni spostamento d’aria nella sala server. O forse, più semplicemente, ha visto un lembo del mantello spuntare dietro l’angolo o ha sentito l’inconfondibile rumore di un connettore RJ45 spezzato.

«Lei come è entrato qua? E cosa sta facendo a quel server?»
«Oh, non sto facendo nulla di particolare…»
«Ma cosa…»

Il blogger si precipita verso il rack e sposta Samael di lato. Non è agitato per il mantello nero. Nemmeno per il cavo di rete lungo un metro che lo sconosciuto stringe tra le due mani. Quello che il blogger vede è un groviglio scomposto di cavi, alcuni connessi, altri pendenti. Ed è questo che lo preoccupa, al momento.

«No! Il backup! I firewall!»

Quando vede l’eeePC 900 collegato al rack con un timer sul monitor da 8,9 pollici è troppo tardi. Il cavo di rete si sta già stringendo intorno al suo collo. Il blogger si gira, tentando di reagire, ma le trenette al pesto della sua pausa pranzo non gli consentono una grande agilità. Con gli occhi arrossati fissa la maschera.

«T… tu!»
«Dimmi, cosa c’è di più dolce di un cavo ben crimpato? Una bellezza che toglie il respiro, vero?»

Ancora qualche giro di garrota, e il blogger smette di dibattersi. Il tempo di lasciare la maschera vicino al corpo, e il timer arriva a meno venti secondi. Ripone il mantello nello zaino. Meno quindici. Esce dalla sala server. Meno dieci. Esce dal palazzo. L’esplosione coglie di sorpresa i passanti, mentre Samael scivola nel vicolo più buio della zona portuale.

*

La vendetta richiede una buona predisposizione a viaggiare. Ma quando si fa parte della categoria di quelli che passano inosservati, spostarsi è molto facile. Basta appiattirsi nei corridoi del treno, e il controllore nemmeno ti nota. Così Samael pensa al prossimo omicidio, mentre scende per ultimo in Stazione Centrale.

Sarà necessario nascondersi a casa del blogger, certo. Perché anche stavolta si tratta di uno di quei tecnomaniaci che passano il tempo a scrivere tutorial e a giocare con ogni API possibile e immaginabile. Samael prepara gli occhiali speciali. Un gadget che ha impiegato alcuni mesi a realizzare. Li lascia vicino all’iMac del blogger e si nasconde, paziente.

La chiave gira, la porta si apre e si chiude. Il rumore di una borsa gettata a terra. Passi. Poco dopo, la doccia. Aspetta. La doccia finisce. Il blogger entra nella stanza. Non si accorge dell’occhio che lo osserva da una fessura dell’armadio a muro. Non potrebbe. Si accorge invece quasi subito degli occhiali. Li indossa. Un mondo nuovo.

«Fantastico… un visore portatile wi-fi che utilizza…»
«…le API di Twitter: lo trovi di tuo gradimento?»

Stringe la cinghia del visore sulla testa del blogger e la fissa, indifferente alle proteste. Il blogger si alza bestemmiando, una visione grottesca in accappatoio e occhiali coprenti. Barcolla. Non vede nulla se non un continuo feed dai suoi follower di Twitter, decine di update al minuto direttamente negli occhi.

«Cosa sarebbe questo? Uno scherzo? E come sei entrato qui?»
«Nessuno scherzo, anzi. Ma dimenticavo che non puoi vedermi. Poco male. Forse hai già sentito parlare di me.»
«Tu… sei il killer della maschera bianca?»
«Vedo che ti tieni informato, dopotutto.»
«E questa farsa delle API di Twitter?»
«Beh, come sai, di information overload si può anche morire…»
«No, dai, è uno scherzo… E cosa hai usato? PHP? Io potevo farlo me-»

Samael prende il blogger alla gola. Una stretta gelida e ferma. Parla con la bocca molto vicina a quella della sua vittima.

«Dimmi: non sei forse il dominatore della twittersfera, con i tuoi 8000 update?»
«Ma io…»
«DIMMELO!»
«Non sono io, è una blogger con cui sono in contatto… Lei ha 16000 update! Si fa chiamare twitter queen, ma il suo vero nome è…»
«NON OSARE NOMINARLA!»

La scarica elettrica uccide il blogger sul colpo. Dopotutto, aveva ragione. Non si può morire di information overload, ma di elettrocuzione sì. Peccato solo non essersi fatto riconoscere. Ha perso il controllo. Si è lasciato trasportare dalla rabbia. Ed è stato per lei, solo per lei… Ma ci sarebbe arrivato alla fine. Le avrebbe fatto terra bruciata intorno, e lei non avrebbe più avuto scampo. Morire o…

Un respiro profondo. La maschera bianca cade accanto al corpo. Samael esce. Sipario.

(continua)

[Leggi la prima e la seconda puntata]

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