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Il framing, come sottrarre i contenuti su Internet (e come difendersi)

29 Giugno 2004

Il framing, come sottrarre i contenuti su Internet (e come difendersi)

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Una delle ricchezze della rete sono i contenuti e le notizie che vi si possono trovare, con il framing è possibile sottrarre i contenuti a chi li produce senza replicarli sul proprio sito e potendo guadagnare dalla propria pubblicità. Ecco come fare framing e come difendersi

Disclaimer

Questo articolo non ha l’obiettivo di descrivere le tecniche di framing per permettere ai furbacchioni di impadronirsi del lavoro di altri e di guadagnarci sopra, per questo sulla rete esiste molto materiale al riguardo. Al contrario è importante fa capire quanto sia semplice utilizzare il framing per sottrarre contenuti ai legittimi proprietari e spiegar loro le tecniche per difendersi.

La strategia

Immaginate di avere un portale che eroga contenuti (notizie, informazioni, ecc).
I contenuti, si sa, sono il mezzo, mentre il fine quasi sempre è la vil pecunia, cioè la possibilità di veicolare un proprio messaggio che può essere la promozione dei propri prodotti e/o servizi oppure l’erogazione di pubblicità a pagamento.
Però c’è un problema: i contenuti costano, come fare allora per avere un alto numero di contenuti di qualità senza incidere troppo sul budget?
La risposta è semplice quanto disarmante: si utilizzano i contenuti prodotti da altri.
E come si fa per veicolare ugualmente il nostro messaggio promozionale o pubblicitario?
Si ricorre alla tecnica del framing!

La tecnica

Per framing si intende la tecnica di includere un sito esterno, oppure una porzione di esso, all’interno di una gabbia di frame HTML in modo che il contenuto venga erogato direttamente dal sito esterno che si vuole cannibalizzare. In questo modo le altre sezioni della gabbia di frame possono essere utilizzate per erogare contenuti diversi propri del portale che effettua il framing, di solito messaggi pubblicitari.

Vediamo un esempio: provate a visitare questa pagina web dove troverete un chiaro esempio di lista di contenuti esterni, cioè di contenuti che non sono, in generale, di proprietà del portale che li elenca, ma appartengono a siti esterni.
A partire dalla pagina in questione è disponibile una lista di link che spesso sono erogati utilizzando la tecnica del framing, guardiamo in particolare questo:

Bene, siamo atterrati sul sito di destinazione, si tratta di una pagina della versione online di un noto quotidiano.
Se guardate con attenzione però vi renderete conto che c’è qualcosa di strano, innanzi tutto il titolo della pagina non è affatto quello del portale del quotidiano citato, e poi sulla pagina stessa compare un messaggio pubblicitario che con il quotidiano non c’entra nulla.
Si tratta con tutta evidenza di una gabbia di frame.
A questo punto possiamo analizzarne il contenuto per verificare che cosa stiamo guardando, per fare questo è necessario utilizzare (su Internet Explorer) la voce di menù Visualizza > HTML.
Ecco il codice HTML della gabbia di frame:



HTML.it – Questa è una pagina esterna ad HTML.it

name=”alto” src=”http://www.repubblica.it/indici/scienza_e_tecnologia/scienza_e_tecnologia.htm”
frameborder=0 noresize>

name=”menu” src=”menu.php?url=http%3A%2F%2Fwww.repubblica.it%2Findici%2Fscienza_e_tecnologia%2Fscienza_e_tecnologia.htm”
frameborder=0 framespacing=0 noresize scrolling=”no”>


Si tratta in sostanza di un frameset che divide la pagina web in due parti, quella sopra desinata ad accogliere la pagina di Repubblica, quella sotto destinata ad erogare una fantomatica pagina menu.php che, come si può vedere dall’immagine precedente, ha l’obiettivo di trasmettere pubblicità proveniente dalla pagina contenitore, cioè del portale che fornisce la “lista dei contenuti” e non da quello che fornisce i contenuti stessi.

Difendersi

Per chi ha un portale ed i contenuti li produce e li paga, certo non è piacevole vederseli cannibalizzati in questo modo.
Niente paura, la tecnica per difendersi esiste ed è molto semplice da adottare, si tratta di includere un piccolo frammento di codice Javascript all’interno delle proprie pagine, vediamolo:

Questo frammento di codice, che va posizionato nella sezione della pagina, consente di verificare se la nostra pagina viene erogata attraverso una gabbia di frame ed in questo caso sposta l’indirizzo principale a cui sta puntando il browser sull’indirizzo reale della pagina che eroga il contenuto, in questo modo il frameset del portale “cannibale” e tutti i frame contenenti pubblicità e materiale vario che nulla hanno a che fare con il nostro portale, verranno irrimediabilmente eliminati dalla vista del nostro visitatore.

Deontologia imporrebbe…

La domanda a questo punto sorge spontanea: come posso allora erogare come “mio contenuto” proprio una lista selezionata di contenuti di altri fornendo come valore aggiunto proprio la selezione qualitativa delle informazioni?

La risposta è semplicissima, si può scrivere il link in questo modo:

<a href=”url_del_contenuto” target=”_new”>Titolo del contenuto</a>

In questo modo si ottiene l’apertura di una nuova finestra del browser contenente l’url del contenuto sul portale che lo ha prodotto, senza gabbie di frame e pubblicità.
Se il valore aggiunto che si propone è proprio la selezione qualitativa dei contenuti allora la pubblicità deve essere erogata sulla lista e non sul contenuto che appartiene ad altri.

A parziale discolpa del portale che, nel nostro esempio, ha operato la cannibalizzazione dei contenuti di Repubblica, va detto che accanto al banner pubblicitario viene anche indicato un link la cui descrizione è “Togli il frame” e che fa quello che dice, se infatti si effettua un click la gabbia di frame scompare ed il browser viene riportato sulla pagina originaria.

Perché il framing è sbagliato

Le motivazioni possono essere molte, innanzi tutto, come detto in precedenza, c’è una questione di deontologia e di correttezza, l’utilizzo dei contenuti di altri senza autorizzazione e con modalità come queste si commenta da solo.
Inoltre ci sono motivi tecnici da non sottovalutare, per esempio se il sito che eroga il contenuto è un sito accessibile, che quindi ha fatto la scelta di non utilizzare i frame per rendere le informazioni più fruibili a tutti, inserendolo in una gabbia di frame si vanifica lo sforzo profuso per rendere il contenuto accessibile in quanto, di fatto, non lo è più.
Se invece il contenuto è inserito in un portale già dotato di una gabbia di frame e con del codice Javascript che ne gestisce i comportamenti è probabile che l’inclusione all’interno di un nuovo frameset causi malfunzionamenti al codice stesso e quindi all’intero portale.

Per citare infine una fonte, che tra l’altro fa parte dello stesso network del portale che abbiamo preso come esempio di cosa che non si dovrebbe fare, vi invito a dare un’occhiata a questo interessante articolo, dove troverete molte altre informazioni sul perché il framing è sbagliato, e dove tra le altre cose si dice (cito testualmente):

“Spesso accade che il sito cornice non abbia contenuti propri ma si limita a sfruttare i contenuti altrui, traendo guadagni dalla vendita dello spazio pubblicitario posto sui diversi lati del frame, all’interno del quale sono posti i contenuti linkati”

e ancora:

“la persistenza del frame intorno al contenuto può creare confusione nell’utente e indurlo a pensare che quei contenuti siano del sito che linkante, o nel caso in cui sia chiara la fonte può sviarlo facendogli pensare che tra i due siti (il linkato e il linkante) ci sia un’associazione, con violazione quindi del’articolo 2598 del C.C. riguardante gli atti di concorrenza sleale.”

e ancora:

“nel framing […] c’è uno sfruttamento del lavoro altrui che viola quelli che sono i principi di correttezza professionale”

e ancora:

“si ritiene inoltre che il framing […] possa rappresentare anche una violazione del diritto d’autore”

E infine la chicca finale che merita di essere letta con attenzione:

“In Italia non ci sono ancora stati casi di framing.”

Siamo forse di fronte ad un tipico caso in cui la mano destra non conosce quello che fa la sinistra?

L'autore

  • Massimo Canducci
    Massimo Canducci vanta oltre 25 anni di esperienza nel campo dell'innovazione e della digital transformation ed è Chief Innovation Officer per Engineering Ingegneria Informatica. È docente alla Singularity University, l'Università di Torino e l'Università di Pavia, e insegna in master MBA.

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