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Il Peer-to-Peer non minaccia la vendita di Cd

08 Maggio 2002

Il Peer-to-Peer non minaccia la vendita di Cd

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Secondo uno studio di Jupiter Media Metrix, la maggioranza degli utenti di Kazaa, Morpheus e altri sistema di scambio di file musicali, comprerebbe più dischi che in passato

Quella di Jupiter Media Metrix non è la prima ricerca a dare un’interpretazione diversa del fenomeno Peer-to-Peer, lo scambio di file musicali tra utenti della Rete, lanciato da Napster ed ereditato, con notevole successo, da numerosi altri servizi, dopo la chiusura della creatura ideata da Shawn Fanning. In generale, le case discografiche hanno addossato la responsabilità della crisi di vendite che stanno attraversando, proprio a Napster e compagni. E nemmeno la chiusura del pioniere del Peer-to-Peer ha mitigato le loro sofferenze.

In realtà, come anche il buon senso suggerirebbe, a minacciare maggiormente le vendite di Cd musicali non è lo scambio di file via Internet, ma l’enorme diffusione che hanno avuto in questi ultimi anni i masterizzatori, e il bassissimo costo dei Cd vergini. Tutti i nuovi Pc hanno ormai installato un masterizzatore e la copia digitale di un Cd è assolutamente analoga, dal punto di vista della qualità audio, all’originale. Non è così per i file Mp3.

Infatti, la qualità audio dell’Mp3, a dispetto dei luoghi comuni, è inferiore a quella dell’originale. A questo vanno aggiunti altri handicap: i sistemi Hi-Fi dotati di lettore Mp3 sono ancora pochissimi e i lettori portatili hanno prezzi deliranti. La maggior parte degli utenti ascolta la musica in Mp3 o direttamente tramite il computer o collegando il Pc al proprio stereo. I risultati sono mediocri sia dal punto di vista della qualità audio, sia dal punto di vista della praticità.

A conferma che l’utilizzo dell’Mp3 non soppianta la voglia di buona musica, arriva ora questa ricerca di Jupiter Media Metrix, secondo la quale il 34% degli utilizzatori di sistemi di scambio di file musicali avrebbe la tendenza ad aumentare l’acquisto di dischi. Solo il 15% degli utenti del Peer-to-Peer ne comprerebbe di meno. La RIAA (Recording Industry Association of America) che rappresenta l’industria discografica negli Usa, si dichiara stupita di queste cifre e ricorda che secondo un’altra ricerca (commissionata dalla RIAA stessa) a comprare meno dischi sarebbe il 23% degli utenti del Peer-to-Peer.

Uno dei dati più interessanti emersi dalla ricerca di Jupiter Media Metrix riguarda le differenze tra utenti storici di sistemi come Kazaa e Morpheus e nuovi arrivati. I primi rappresenterebbero lo zoccolo duro del fenomeno e tra di loro ben il 34% dichiara l’intenzione di comprare meno dischi. I nuovi utilizzatori, invece, sembrano meno interessati a cambiare abitudini: il 70% non prevede cambiamenti e solo l’11% pensa di comprare meno Cd.

Spiegazione: gli utenti storici del Peer-to-Peer, come sempre accade per i pionieri di nuove tecnologie, è composto da tecnofili entusiasti. Si tratta di utenti esperti con una spiccata tendenza all’indipendenza e una propensione alla sperimentazione: difficili da irreggimentare, il loro numero è sostanzialmente stabile. I nuovi utenti, al contrario, non hanno grandi conoscenze informatiche e fanno un uso più strumentale, meno ideologico della tecnologia: sono maggiormente omologati e il loro numero è in crescita. I dirigenti della RIAA farebbero bene ad analizzare questi dati e a preoccuparsi dei veri problemi dell’industria discografica, perché continuando ad abbaiare dietro ai falsi ladri, stanno lasciando incustodita la casa.

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