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In Europa il prossimo “Hypertext 99”

04 Settembre 1998

In Europa il prossimo “Hypertext 99”

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Conclusa recentemente in USA "Hypertext 98", conferenza internazionale sull'ipermedialità, si prepara già la prossima edizione in Germania: buona occasone per la presenza italiana?

Si è conclusa il 24 giugno scorso a Pittsburg, Pennsylvania, Hypertext ’98, la conferenza internazionale sull’ipermedialità che ogni anno ormai, dal 1987, vede coinvolti ricercatori e studiosi, professionisti e studenti di tutto il mondo per discutere esperienze e proporre lavori su strumenti ipermediali, publishing, interazione uomo-macchina, librerie digitali e letteratura elettronica e le loro implicazioni in informatica, psicologia, letteratura, sociologia, legge, medicina.
È andato quest’anno a una donna il prestigioso premio “Engelbart Award”, a Cathy Marshall per il suo lavoro “Toward an Ecology of Hypertext Annotation”

Segnalato per l’Engelbart Award è stato anche Jim Rosemberg per “Locus Looks at the Turin Play”. Mark Bernstein, autore di quell’Hypertext Gardens del quale abbiamo già parlato qui, ha presentato un interessante lavoro sui modelli di struttura e di retorica negli ipertesti letterari nel quale cerca di cominciare a costruire una terminologia specifica per gli ipertesti elettronici.
Patterns of Hypertext (questo il titolo del lavoro di Bernstein) è già disponibile online — utile riferimento anche per quell’allenamento a scrivere testi elettronici di cui si diceva a proposito del prossimo concorso per pezzi Web di Apogeonline.

Calato dunque il sipario su Pittsburgh, è già tempo di prepararsi per la prossima edizione della Conferenza.
Hypertext 99 si svolgerà in Europa, e più precisamente a Darmstadt, in Germania, nel febbraio del 1999; ed è già attivo il sito in cui saranno man mano rese disponibili tutte le informazioni per iscriversi e partecipare.
Diverse le cose già definite. Si sa, ad esempio, che la relazione d’apertura della Conferenza verrà svolta da Mark Bernstein e quella di chiusura da Robert Caillou e, come già a Pittsburg, il programma sarà molto fitto e vario: sono previste infatti relazioni, panel, workshop, dimostrazioni. Lunghissimo l’elenco delle aree tematiche sulle quali si potrà lavorare: ce n’è davvero per tutti i gusti. Si spazia dalle applicazioni per il World Wilde Web all’ipermedialità nell’educazione e nell’addestramento; dalla retorica e critica nel e dell’ipertesto a temi come l’ipermedialità e il tempo, la narrativa ipertestuale, teorie, modelli e architetture; interfacce ipermediali, ipermedialità per Internet e tante altre.

Rispetto a Pittsburg sono state anche definite, però, alcune interessanti novità destinate specificatamente a chi per la prima volta si cimenta con il mondo dell’ipermedia. Sono previsti infatti dei brevi corsi preparatori che si svolgeranno nei giorni immediatamente precedenti l’evento e che sono stati pensati per mettere in grado anche i neofiti di poter fruire al meglio di tutto il materiale che verrà presentato dagli esperti alla Conferenza vera e propria. È stato inoltre istituito un altro premio, oltre l’Engelbart Award e che, denominato Nelson Newcomer Award in onore di Ted Nelson, verrà assegnato ad un/una esordiente.

Ancora più significativa di quanto grande sia la volontà di rendere sempre più fertile questo campo dell’ipermedia appare l’istituzione di una nuova figura denominata “Mentor”.
Si tratta di una serie di esperti di ipermedialità che volontariamente si presteranno ad assistere i nuovi autori ad entrare in questo nuovo mondo della comunicazione. La funzione assegnata al Mentor è di facilitazione, guida, consulenza.
Il Mentor, viene specificato chiaramente, non è da considerarsi un co-autore ma soltanto un aiuto di tipo tecnico. Il rapporto con l’autore rimarrà strettamente confidenziale e non verrà reso noto se e quale autore che abbia presentato un suo lavoro alla Conferenza abbia richiesto e si sia avvalso dell’aiuto/supporto di un Mentor.

Insomma, ci sono tutte le premesse geografiche, contenutistiche e metodologiche perchè Hypertext 99 possa vedere finalmente una significativa partecipazione di europei e in particolare, per quanto ci riguarda, di italiani, in un campo in cui gli americani svolgono, a tutt’oggi, un ruolo decisamente di primo piano.
Inutile nascondersi infatti che noi italiani, forse perchè troppo occupati a discettare sull’ormai trita e sempiterna quanto sterile domanda “Internet ucciderà il libro a stampa?” siamo ben poco presenti in questo filone di ricerca costituito dalla scrittura elettronica ipertestuale (sappiamo bene infatti che non basta scrivere in html e pubblicare pagine web perchè si abbiano degli ipertesti…).
Ci auguriamo dunque che Darmstad possa essere la volta buona. Sarebbe davvero un peccato perdere questa occasione.

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