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Zopa e le reti sociali dei prestiti

23 Luglio 2007

Zopa e le reti sociali dei prestiti

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Accolto con grande clamore in Inghilterra, sta per arrivare anche in Italia il social network che prova a disintermediare la gestione degli scambi finanziari. Ne parliamo con il marketing manager Carlo Vitali e il community manager Mauro Forconi

Potete raccontarci cos’è il social lending e in che cosa consiste l’attività di Zopa?

Carlo Vitali:Il social lending è un nuovo modello di scambio finanziario in cui le persone prestano i propri soldi o richiedono prestiti per le proprie esigenze personali direttamente tra loro, senza intermediazioni e quindi con interessi migliori per tutte le parti coinvolte. Forme simili al social lending sono esistite in passato – ad esempio le società di mutuo soccorso del XIX secolo – ma solo grazie a Internet sta divenendo possibile una diffusione del fenomeno al di fuori di comunità fisiche, geograficamente localizzate. Zopa svolge fondamentalmente il ruolo di facilitatore: crea e regolamenta il mercato, favorisce l’incontro e la conoscenza tra i membri della comunità, tutela la sicurezza di chi presta i propri denari, prepara il contratto di prestito tra il richiedente e i prestatori senza però determinare i tassi correnti, che dipendono unicamente dall’incontro diretto tra domanda e offerta. Da qui il nome: Zopa sta per ZOna di Possibile Accordo.

Facciamo un esempio pratico: supponiamo che io abbia bisogno di 50.000 euro per una nuova iniziativa. Come può Zopa aiutarmi nel raccogliere il denaro?

Mauro Forconi: Innanzitutto bisogna dire che 50.000 euro è fuori dal range iniziale. Stiamo fissando il massimo importo finanziabile a 15.000 euro (almeno all’inizio). La cifra erogata costituisce un prestito personale, ovvero non vincolato alla realizzazione di un’iniziativa, ma piuttosto alla persona che ha fatto richiesta.

CV: Per quanto riguarda il processo, il richiedente va sul sito e specifica l’ammontare richiesto e la durata del prestito (da 12 a 60 mesi). Sulla base di un controllo online sulla sua situazione creditizia Zopa gli assegna una classe di merito (A+, A, B, C) e gli indica il tasso di interesse corrente, determinato sulla base degli ultimi contratti di prestito conclusi aventi caratteristiche simili. Se la richiesta trova dei finanziatori sul mercato, vengono fatti ulteriori controlli ad personam dal nostro team di risk management e, nel caso anche questi diano esito positivo, il prestito viene concesso. Il richiedente ripaga la somma ottenuta mensilmente, con rate comprensive degli interessi pattuiti. La procedura per il prestatore è ancora più semplice: egli ha la possibilità di visualizzare l’andamento dei mercati Zopa e decidere in quale classe, per quale durata e a che tasso prestare una somma di denaro. L’offerta di prestito diventa effettiva rendendo disponibile, tramite bonifico bancario, la somma stabilita sul proprio conto prestatore Zopa. Per ridurre al massimo il rischio per il prestatore, la somma viene mediamente frazionata su 50 diversi richiedenti. Esiste inoltre una formula semplificata, il prestito veloce, in cui il prestatore dice solamente l’ammontare, la durata e il tasso che desidera e il sistema pensa a posizionare la sua offerta sui vari mercati Zopa. Questa sarà probabilmente la formula usata dalla maggior parte degli utenti, mentre l’utilizzo delle possibilità più avanzate sarà tipico di chi ha vocazioni da e-trader.

Qual è il vostro background e perchè avete deciso lanciarvi in quest’avventura?

MF: Io sono del ’75 e faccio parte di quella categoria di trentenni fulminati dalla nuova frontiera del web. Sono passato dall’università a fondare la mia prima start-up nel ’99. Si chiamava Payland e si occupava di marketing 1to1 fino al 2002. Ho partecipato a molti progetti sempre sul web tra Milano e le Marche, prima da consulente e poi da Community & Marketplace Manager. Da Marzo sono in Zopa. Mi piace dire che da grande farò lo Startupper!

CV: Io sono di una generazione precedente. Ho trascorso più di 20 anni in Olivetti occupandomi di marketing e comunicazione. Quando la storia di Olivetti si è virtualmente conclusa, nel 2003 ho partecipato allo start up di una web agency, specializzata tra l’altro negli studi di usabilità con sistemi di eye tracking. L’opportunità di Zopa è stata una grande attrazione. L’idea alla base è veramente disruptive. In Zopa sono marketing manager, anch’io da marzo. Zopa è un tipo di azienda in cui bisogna coniugare spirito 2.0 con competenze e esperienze di lungo corso in ambito finanziario. Il nostro Ceo, Maurizio Pietro Sella, ha 20 anni di esperienza bancaria maturata in Citibank e Julius Baer (private bank svizzera), come hanno lunga esperienza finanziaria altri componenti del team, ad esempio il risk manager. Dall’altra parte il webmaster è un’irlandese trapiantata a Milano e anche altri componenti del team sono molto giovani. Insomma la squadra di Zopa mette insieme serietà, affidabilità, competenze e grande passione per le nuove tecnologie.

Che differenza c’è tra Zopa e una banca da un punto di vista del modello di business, delle condizioni economiche ma anche dell’esperienza che rendete possibile per i vostri utenti?

CV: Internet permette di ribaltare il rigido sistema gerarchico del mondo della finanza – io, banca, decido le regole e tu, individuo, puoi solo accettarle – per un sistema orizzontale in cui gli utenti interagiscono e trovano un accordo direttamente tra di loro. Le banche poi, duole dirlo, sono principalmente interessate a far profitto sulle insolvenze dei crediti. In Zopa la comunità ha tutto l’interesse che non ci siano insolvenze, siamo in un ambito di reciprocità. Noi costituiamo un marketplace, guadagnamo sulle transazioni, semplicemente per il servizio che offriamo e non sugli interessi passivi. Per questa ragione, al contrario di quanto avviene con le banche, Zopa consente di rientrare dal debito in qualsiasi momento, senza pagare alcuna penalità.

MF: Zopa ha una potenzialità enorme anche dal punto di vista della trasformazione di un’esperienza. Prendere i soldi in prestito o investirli è sempre stata un’azione grigia, incolore e piuttosto noiosa. Con Zopa tutto ciò viene trasformato in maniera radicale. Sapere che i propri soldi hanno permesso a 50-100 katy73 di finanziarsi la propria cucina (facendo a meno delle banche) è emozionante, direi quasi appagante.

Per semplificare, potremmo dire che Zopa sia un pò l’unione di servizi quali Match.com,PayPal ed eBay, ovvero un sistema per incontrarsi online, mettere a disposizione somme di denaro ed ottenere dei ritorni nel modo più conveniente possibile?

MF: In un certo senso si. Il modello è CtoC ed assomiglia ad eBay. La vera differenza è nel sistema di feedback: in eBay il feedback viene scambiato tra utenti e questo ti permette di capire se un venditore è affidabile o no. In Zopa, in cui si scambia il “denaro”, è Zopa stessa che deve assegnare una classe di affidabilità al Richiedente (A+, A,B, C) o non accettarlo. Trattandosi di denaro (quindi di storia creditizia delle persone) e non di oggetti, è l’unico modo affidabile. Altre differenze sono individuabili anche sul numero di relazioni per “transazione”. In Zopa per una singola transazione (prestito) si creano mediamente 50 relazioni. Ciò ha un forte impatto sul tasso d’insolvenza che nel Regno Unito per le banche è in media del 3,5%, per Zopa, dopo 2 anni di attività, solamente dello 0,05%. Frazionare la somma prestata e impiegare tutti gli accertamenti svolti dal team di risk management, ci permette di tenere bassissimo il tasso d’insolvenza e aumentare la fiducia in Zopa. La presenza di una community rende ancora più evidente chi non ha restituito il denaro ricevuto, incentivando un comportamento corretto.

Qual è il numero di utenti che hanno già adottato Zopa nel Regno Unito e quale credete siano le motivazioni più profonde per cui gli utenti si lasciano coinvolgere?

MF: Nel Regno Unito hanno superato i 150.000 utenti.

CV: Le componenti più importanti che spingono i consumatori a partecipare possono essere così riassunte: la voglia di affrancarsi dal sistema delle banche; il desiderio di controllare in autonomia il proprio denaro; per chi presta c’è anche una componente di divertimento, si gioca ai piccoli “banchieri”; a livello emozionale c’è la sensazione di prestare il denaro o pagare interessi a una persona al tuo pari, fatta come te. La motivazione primaria rimane comunque la convenienza economica.

Raggiunta una sufficiente massa critica e stabilità, sarà possibile mettere a disposizione somme più ingenti o fare prestiti con un tasso di rischio piuttosto elevato, per esempio per finanziare una start-up?

CV: Probabilmente potranno alzarsi le soglie per i prestiti personali. Non è però al momento pensabile un futuro come finanziamento alle imprese – start-up comprese – è più pensabile un’evoluzione sempre nel C2C, ad esempio in campo assicurativo.

Attualmente il mercato del social lending è stimato intorno ai 20 milioni di dollari, un granello rispetto al tradizionale business delle banche. Qualora questa idea continui a acquisire consensi e interesse, vi aspettate una reazione da parte del mondo della finanza? Di che tipo?

CV: Sicuramente le banche stanno tenendo d’occhio questo nuovo modello di business. Il social lending rimarrà probabilmente una nicchia, di crescente importanza, ma di dimensioni non sufficienti a impensierire le istituzioni finanziarie. Al contrario è il ruolo delle banche a essere messo esplicitamente in discussione. Esistono comunque anche banchieri illuminati. Nel Regno Unito, Zopa è stata addirittura premiata dai banchieri come idea innovativa.

Potrebbe essere una spinta in più per stimolare maggiore concorrenza e tassi più bassi sul mercato. Proprio per quanto riguarda il mercato, quali sono le differenze che prevedete tra l’esperienza inglese e quella italiana, al nastro di partenza dopo l’estate?

CV: Il tema centrale è proprio quello dei tassi. Nel Regno Unito sono mediamente più bassi, mentre l’Italia è uno dei paesi con i tassi più alti in Europa (da un nostro studio preliminare risultava che ci seguiva solo la Turchia). In effetti questa è la ragione per cui il primo paese europeo in cui arriva Zopa è l’Italia. Per non parlare poi delle recenti inchieste sugli strozzini emerse tramite il quotidiano La Repubblica.

Strumenti come Zopa introducono però un rischio importante nella gestione dei propri risparmi e richiedonono una certa fiducia verso il prossimo che in Italia sembra piuttosto rara. Come pensate di affrontare eventuali diffidenze iniziali e stimolare l’adozione del vostro servizio?

CV:Il problema della fiducia è un punto chiave. Per questo faremo in modo che il sistema sia prima di tutto trasparente ed efficiente. Prevediamo che all’inizio le persone vorranno testare il servizio e quindi sarà data la possibilità di investire piccole somme (a partire da 20 euro). Vedendo che il sistema funziona e l’arrivo puntuale delle rate di ripagamento, gli utenti verranno rassicurati e invogliati ad investire di più. Ancora prima di partire stiamo già registrando aree di consenso diverse tra loro: i webbisti spinti (piccolo indicatore: circa l’80% degli iscritti alla nostra newsletter utilizzano un account Gmail), aree di consumo critico, Beppe Grillo che parla di noi, gli appassionati di finanza personale e così via.

MF: È importante sottolineare come Zopa rappresenterà l’unica possibiltà (legale) di prestito da intermediari non bancari in Italia.

Infine, guardando un po’ al futuro, quando sarà disponibile la piattaforma in Italia, quali sono i risultati che vi proponete di raggiungere per il primo anno di attività e quale l’effetto a lungo termine prodotto da servizi come Zopa sul mondo finanziario?

CV: Prevediamo la fase a invito a metà Settembre (è già possibile registrarsi alla newsletter) e di aprire a tutti a inizio novembre. Nel primo anno di attività vogliamo far crescere la comunità a decine di migliaia di utenti, con un’attenzione particolare allo sviluppo di un rapporto di fiducia tra i partecipanti. Nel lungo termine un servizio come Zopa renderà sempre più autonomi e in controllo i consumatori, divenendo una componente significativa di un processo che va a toccare un aspetto mai toccato prima, lo scambio finanziario. Non siamo direttamente interessati agli effetti sulle banche, anche se crediamo che saremo un utile stimolo. La vera rivoluzione è creare un rapporto fra tra le persone, dal basso e senza nessuna costrizione, anche su un argomento così delicato, importante e privato come il proprio denaro.

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