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Yahoo!, Umberto Eco e l’Ornitorinco

28 Aprile 1999

Yahoo!, Umberto Eco e l’Ornitorinco

di

Ovvero del perché Yahoo! è cattolico e Altavista è protestante.

Perché Yahoo! ha avuto tanto successo?

Qual è stato il segreto del successo di Yahoo!? Ovvero, perché milioni di persone preferiscono cercare informazioni in Internet attraverso un indice delle risorse di rete (le cosiddette directory) e non piuttosto usando un motore di ricerca?

Le strutture categoriali ci piacciono: troviamo più facile cliccare su una categoria già pronta e poi su di una sotto-categoria come ad esempio: Arte e Cultura -> Archeologia -> Musei -> Museo Egizio di Torino invece che inserire faticosamente in un motore di ricerca una stringa con gli operatori logici: “Muse* AND Egizio AND Torino” e poi navigare nella selva dei risultati della ricerca. In realtà può entrare in gioco anche una sorta di “povertà di lessico” che ci fa preferire la scelta tra immediate alternative visibili piuttosto che cercare di ricordare qualche parola chiave che appartiene all’area semantica dell’argomento che stiamo cercando. Quindi meglio cliccare che inserire?

Una risposta potrebbe consistere nel fatto che noi esseri umani siamo pigri, o meglio, economi. Eseguendo un qualsiasi compito ripetitivo, tendiamo a compiere il minor lavoro mentale possibile. Si chiama “legge del minimo sforzo” ed è stata formulata da G. Zipf. Detto in soldoni è lo stesso processo per cui tendiamo a dire auto invece che automobile, tele o tv invece di televisione, eccetera. Da un certo punto di vista si può dire che Windows è strutturato per i pigri mentre il DOS no poiché lascia all’utente il compito di digitare i comandi per il Sistema Operativo. E non solo, si possono infatti inventare anche nuovi comandi.

Umberto Eco in un famoso articolo sosteneva a questo proposito che il Mac e Windows (con i menu’ a cascata e le icone) sono Cattolici e dogmatici, e che quelle proposte, sono le uniche scelte possibili. Proprio quello che succede con un indice di rete. Il DOS invece è protestante poiché lascia libera scelta, richiede difficili decisioni ed impone una sottile ermeneutica e cioè l’interpretazione dei risultati. Proprio quello che succede quando si usa un motore di ricerca.
Potrebbe sembrare perciò che la soluzione ai problemi della ricerca di informazioni in Internet siano finiti, basta scegliere le categorie giuste. Purtroppo i guai ci sono, eccome:

In Yahoo! ci sei tu?

Cercare di inserire tutti i siti di Internet sotto qualche categoria è teoricamente fattibile ma praticamente impossibile: ci vuole sempre un essere umano per stabilire a che categoria debba appartenere un certo sito.

Yahoo! ha avuto ad un certo punto della sua storia la tentazione di utilizzare dei programmi che catalogassero in modo automatico i siti, ma hanno scelto di continuare a farlo manualmente. Ora, i catalogatori di Yahoo! Italia sono 6, quelli di Yahoo USA sono circa 50 e in media sembra che ciascuno di loro riesca a catalogare una decina di siti al giorno. Il problema è che non ce la fanno a catalogare non dico tutti i siti che trovano navigando nella rete, ma neanche quelli che gli vengono sottoposti dagli utenti attraverso gli appositi moduli. Solo una piccola percentuale dei siti che sono stati inviati dagli utenti viene inserita.

Srinija Srinivasan (con quel nome credo che sia di origine Indiana) responsabile della catalogazione, afferma: “Abbiamo accettato il fatto di non poter registrare tutto” , “ma ci piace pensare che il meglio di quanto c’è li’ fuori è dentro Yahoo”. L’affermazione è quanto meno dubbia, in quanto una valutazione comparativa si può fare solo se si ha tutto il campione a disposizione e Yahoo! non ce l’ha (senza parlare della competenza dei suoi catalogatori nel decidere se un sito sia migliore di un altro). Infatti molte aziende e responsabili di siti Web non ancora registrati si stanno lamentando della mancanza di “visibilità” e del potere che quindi Yahoo! detiene.

“C’è qualcosa che non va”, affermano, “perché non assumono altri catalogatori per stare al passo con gli inserimenti?”. “Niente da fare” risponde l’indiano, “anche avendo risorse illimitate non lo farei egualmente”. Ecco il risultato di un’indagine fatta fra gli utenti che hanno inviato la richiesta di inserimento in tre anni successivi.

Are You Listed? Responses No Yes
Submitted in 1995 5 0% 100%
Submitted in 1996 25 60% 40%
Submitted in 1997 132 77% 23%
All sites 162 72% 28%

La percentuale dei registrati rispetto a tutti quelli che lo hanno chiesto quindi è di circa il 20% nel ’97 e sospetto che oggi si aggiri neanche sul 10%. Molti utenti perciò, dopo aver aspettato settimane senza vedere il loro sito catalogato provano un forte senso di frustrazione e abbandonano Yahoo! (ed in genere gli indici di rete) per i motori di ricerca. Peggio ancora si sentono tutti quegli utenti che, seppur registrati, hanno magari cambiato indirizzo del server, e spedita la richiesta di modifica aspettano da mesi che venga effettuata.

L’ornitorinco colpisce ancora (Platypus strikes back)

Ma i guai per Yahoo! non verranno (solo) da problemi di questo genere. C’è una subdola trappola, una sorta di bomba a tempo insita nel meccanismo stesso di catalogazione di cui i responsabili del servizio si sono certamente resi conto: l’esplosione delle categorie. Attualmente esse sono circa 25.000 e stanno velocemente crescendo. Un numero sempre più grande metterà necessariamente in crisi il sistema di catalogazione stesso, e per questo infatti Yahoo! è stato costretto ad inserire un motore di ricerca all’interno della sua struttura categoriale. Non era più così semplice trovare un sito come ai primi tempi.

Il nome Yahoo! dovrebbe significare “Yet Another Hierarchical Officious Oracle”, cioè “Ancora un oracolo ufficiale per classificare gerarchicamente”. Il “San Jose Mercury News” scrive che “Yahoo! è molto vicino allo spirito di Linneo, botanico del XVIII secolo, creatore di un sistema di classificazione categoriale per le scienze naturali e cioè di una tassonomia.

Da allora abbiamo imparato che dire mammifero vuol dire che è un animale che allatta i piccoli, che respira aria e che appartiene al gruppo dei vertebrati. Ma una tassonomia scientifica può dirsi tale solo se non fa confusione: la formica se sta sotto la classe insecta non può stare anche sotto la classe pisces. Eppure a volte capita che non si sappia dove mettere un animale. E’ capitato nell’ottocento che eminenti studiosi si accapigliassero per più di ottant’anni in merito a dove collocare il simpatico ornitorinco (a cui U. Eco ha voluto dedicare il suo ultimo libro “Kant e l’Ornitorinco” Bompiani Ed., 1997). Esso allatta i piccoli, ma nondimeno fa le uova, ha un becco come quello di un’anatra, ma non è un uccello, e così via. Alla fine si è stabilito che l’ornitorinco appartiene alla classe dei mammiferi e alla sottoclasse dei monotremi, per la precisione gli “ornitorinchidi”.

Bene. Ciò premesso, posso con certezza affermare che Yahoo! non è una tassonomia scientifica. Infatti, capita molto spesso che un certo sito venga classificato sotto categorie del tutto diverse. Il Museo Egizio di Torino per esempio sta tranquillamente sotto due categorie:

  • “Scienze umane e sociali: Antropologia e archeologia: Archeologia: Egittologia”
  • “Aree geografiche: Paesi: Italia: Regioni: Piemonte: Province: Torino: Città: Torino: Arte e divertimenti: Musei e mostre”

Quando non sapevano dove collocare un sito, quelli di Yahoo! inventavano una nuova categoria. Ma a volte capitava che non ne potevano inventare di nuove, perché altrimenti andavano fatalmente in conflitto con quelle esistenti, perciò i rimandi da una categoria a un’altra sono, infatti, non l’eccezione, ma la regola. Questo perché i loro redattori sanno che chi cerca un sito può seguire un percorso del tutto legittimo, ma ben diverso da quello che avrebbe scelto un altro. Insomma, consultando Yahoo!, la casalinga di Vigevano che va in gita e un laureando in Egittologia, seguono due percorsi diversi, proprio perché appartengono a due contesti culturali diversi.

E’ per questo che nessun indice di rete su Internet ha scelto ad esempio di registrare i siti usando il codice di classificazione Dewey (quello che usano molte biblioteche) ma ne usa uno tutto suo. Il fatto è che nel mondo in cui dobbiamo muoverci tutti i giorni una determinata cosa può stare in due posti diversi contemporaneamente. Ma non solo, quando parliamo di contesto culturale ci dobbiamo riferire anche a quello di altri paesi: con una mossa astuta i fondatori di Yahoo! hanno aperto siti nazionali in Italia, Francia, Germania, Giappone…dove in ciascuno di questi vengono messe in evidenza categorie diverse.

A questo proposito ho fatto una breve indagine su Arianna, Virgilio, Lycos.it e Yahoo.it e ho trovato ben 156 categorie e sotto-categorie descritte con termini lessicalmente diversi. Le più frequenti le (vedete in figura): fanno parte del quartetto Internet/Sport/Viaggi/Musica. Che ne dite, vi riconoscete come Italiani?

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