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Yahoo! accusata di collaborazionismo con le autorità cinesi

04 Settembre 2002

Yahoo! accusata di collaborazionismo con le autorità cinesi

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L’accusa che deve subire Yahoo! è pesante: collaborazionismo con le autorità cinesi per la censura su Internet.A lanciare questa accusa, la Human Rights Watch (HRW), un gruppo per la difesa …

L’accusa che deve subire Yahoo! è pesante: collaborazionismo con le autorità cinesi per la censura su Internet.
A lanciare questa accusa, la Human Rights Watch (HRW), un gruppo per la difesa dei diritti umani.

Il caso nasce dal fatto che Yahoo!, da molti vista come difensore della libertà di informazione, ha siglato un accordo con le autorità cinesi dove si impegna a non pubblicare sul suo sito informazioni “che mettano in pericolo la sicurezza dello Stato e la stabilità sociale”, come riporta l’organizzazione umanitaria con sede a New York.

L’organizzazione, poi, precisa che Yahoo! figura su una lista di circa 120 società fornita dalla Internet Society of China (lista che raggruppa le società Internet della Cina), che hanno firmato un patto imposto dalla Cina ai diffusori di siti Web sul suo territorio.

“Se applicherà la sua promessa – dice Kenneth Roth, direttore esecutivo della HRW – Yahoo! diventerà un agente incaricato dell’applicazione della legge cinese. Passerà dallo status di diffusore di informazioni a quello di guardiano dell’informazione”.

Nella “Promessa pubblica di autodisciplina dell’industria di Internet in Cina”, i firmatari si impegnano anche a non diffondere siti contenenti informazioni “nocive”, perché il contenuto della rete sia “sano e rispettoso delle leggi”.

Dovranno anche rispettare “la ricca tradizione culturale della nazione cinese e le norme etiche della civilizzazione e della cultura socialista”.

Su questa firma, Yahoo! non ha voluto dare risposte alla stampa.

Intanto, il governo cinese continua la sua opera di blocco di numerosi siti, in particolare i siti di informazione straniera e i siti dei dissidenti o di gruppi come la famosa setta vietata Falungong.

Se cresce la stretta delle autorità, cresce anche l’abilità degli internauti cinesi a saltare i divieti e il governo deve affidarsi a una campagna di autocensura per sperare di avere il controllo di 34 milioni di utenti Internet in Cina.

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