Prima di Internet, le notizie informatiche arrivavano attraverso i mensili specializzati: in America Byte, in Italia Bit, che fu una delle voci più autorevoli nel settore. Solo di recente è apparsa su Wikipedia la voce relativa.
In cima alla pagina appare il commento di uno dei mandarini che amministrano l’enciclopedia sedicente libera nel nostro Paese: solo una fonte in nota: un po’ poco.
Avendo lavorato nella redazione di Bit da ragazzino, ho ricevuto giorni fa una email da un caro amico, anch’egli protagonista – in tono maggiore – di quell’avventura editoriale:
Ho notato che è apparsa questa scheda in Wikipedia. Mi piacerebbe correggerla e ampliarla adeguatamente. Cheddici, mettiamo giù qualcosa, creiamo scansioni delle copertine più significative, scriviamo di editoriali, Bitest e di altro? Coinvolgiamo anche qualcun altro e arriviamo a una definizione comune della storia?
Lo farei estremamente volentieri, solo che ho davanti il commento: servono fonti. La mia memoria degli eventi è viva; saprei disporre le scrivanie e attribuirle ai rispettivi occupanti, elencare collaboratori e articoli. Ho i contatti dei collaboratori e tutto sarebbe un gran divertimento. È che per il mandarino tutto questo vale zero.
Dovremmo aprire un blog, scrivere tutto lì e poi citarlo come fonte su Wikipedia. Funziona alla grande. Mentre chiunque potrebbe denunciare come falsa la scansione di una copertina originale presa dagli scatoloni in cantina, ahimé fuori dal web che tutto certifica e convalida.
Spero che chi altri ha vissuto l’esperienza di Bit la pensi diversamente da me e si dedichi all’impresa. Ha certamente valore enciclopedico, forse non all’altezza del torneo di doppio femminile a Zagabria nel 2011, però il bello del digitale è proprio avere spazio per tutti.
Per parte mia non ho voglia di confrontarmi con il mandarino e la sua idea di Wikipedia: una spremuta di cultura da cui escludere con puntigna (tigna e puntiglio) i semi.
Aggiornamento del 4 novembre 2015: la pagina su Bit in Wikipedia è stata eliminata.