Ormai è una tradizione, da sei anni a questa parte, l’indagine Web@Work, commissionata da Websense, per fare il punto sulle modalità di utilizzo del Web sul posto di lavoro. Condotta dalla società di ricerche Harris Interactive, ha previsto interviste (svolte tra il 21 febbraio e il 21 marzo 2005) a un campione di 354 responsabili dei sistemi informativi e 500 lavoratori dotati di accesso a Internet sul posto di lavoro, impiegati presso aziende USA con oltre 100 dipendenti.
L’indagine Web@Work intende rilevare le abitudini di navigazione sul web dei dipendenti e il punto di vista dei responsabili IT sulle principali problematiche legate all’impiego di Internet che le organizzazioni si trovano oggi ad affrontare.
Il 50% degli intervistati tra i lavoratori dichiara di accedere a Internet dall’ufficio sia per questioni di lavoro sia per motivi personali, collegandosi, in ordine di preferenza, a siti di news, caselle di posta personali, servizi di banking online, siti di viaggi e di shopping. Il 23% degli uomini del campione dichiara di aver visitato un sito porno dal PC dell’ufficio, mentre solo il 12% della parte femminile del campione dichiara la stessa cosa. Tra coloro che hanno fatto tale ammissione, il 17% degli uomini e l’11% delle donne afferma di averlo fatto di proposito e non accidentalmente.
Un altro risultato interessante della ricerca è la diversità di percezione tra responsabili dei sistemi informativi aziendali e lavoratori relativamente al tempo che i dipendenti passerebbero sul Web per motivi extra-lavorativi. La stima media emersa dalle interviste ai direttori IT è infatti di circa 6 ore la settimana, mentre la percezione dei dipendenti intervistati è di circa 3 ore e mezza la settimana al massimo.
I responsabili dei sistemi informativi intervistati hanno stimato che in media il 6% dello spazio sugli hard disk dei computer aziendali sia occupato da file non collegati ad attività lavorative quali Mp3, foto e film. In particolare, 2 su 5 (40%) hanno dichiarato una cifra di spazio su disco occupato “abusivamente” da file non attinenti al lavoro tra l’1 e il 4%; 2 su 5 (39%) parlano di 5-10%; 1 su 10 (11%) dichiara almeno l’11%.