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Web e voto d’opinione, da soli non bastano

12 Giugno 2009

Web e voto d’opinione, da soli non bastano

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Venti minuti in podcast tra ritagli di carta e bit, in compagnia di un ospite. Oggi con Francesco Costa, blogger ed esperto di comunicazione politica, che ha collaborato alla campagna di Scalfarotto. Con lui parliamo dei risultati delle ultime elezioni, e dell'impatto di internet (e dei blog) sulla politica italiana

Conclusa da pochi giorni la tornata elettorale delle europee e amministrative, in attesa dei ballottaggi e del referendum delle prossime settimane, torniamo sul tema politica e internet, tra blog, sperabili cortocircuiti dentro il territorio e strategie di campagna elettorale dentro e fuori la rete. Ne abbiamo già parlato sotto vari aspetti e punti di vista nelle scorse puntate, pubblicando le interviste a Giuseppe Civati, Paolo Guarino, Edoardo Colombo, Lucia De Siervo, Stefano Peppucci, Dino Amenduni, Stefano Epifani e Diego Bianchi. A partire proprio dai risultati delle elezioni, ne parliamo con Francesco Costa, blogger e esperto di comunicazione politica, collaboratore de L’Unità e Internazionale, che ha collaborato alle campagne comunicative e politiche di Ivan Scalfarotto – che hanno puntato su alcuni strumenti web, dal blog di lunga data a YouTube, nel tentativo di intercettare (anche) un certo tipo di voto d’opinione fuori dalle logiche di partito. «Due cose si sono verificate, una ce l’aspettavamo, una ci ha sorpreso. Quella che ci aspettavamo è che il voto di opinione cui puntavamo – ovvero il voto della persona che legge i giornali e i blog, e che alla fine di un lungo percorso si informa e decide per chi votare – era un voto molto arrabbiato con il Pd, difficile da strappare ad altre scelte di voto. Quella che non ci aspettavamo è la percentuale bassa degli elettori del Pd che hanno espresso una preferenza: la preferenza è andata soprattutto a candidature molto legate al territorio o portate dal partito. Il web poco ha potuto, da solo: ci voleva anche l’appoggio dei media tradizionali, che permettono alla candidatura “d’opinione” di farsi conoscere dal più ampio numero di persone».

Questione di aspettative

Più in generale. In queste elezioni, le aspettative (alte) del Popolo delle Libertà hanno fatto gridare alla sconfitta, e quelle (basse) del Partito Democratico alla vittoria, ma non è così: «Non sono sollevato dal bagno di sangue che non c’è stato. Il Pdl non è arrivato al 40% dei proclami della vigilia, Il Pd ha avuto un collasso tremendo ma eravamo pronti ad un risultato anche peggiore: lo sbaglio è pensare di potersi cullare su questi risultati, non dobbiamo farci ingannare dal fatto che non c’è stata l’apocalisse che temevamo. Anche alla luce della vittoria della Lega, del raddoppio dei risultati del partito di Di Pietro e della avanzata della destra nelle amministrazioni locali, che sono state in passato il fiore all’occhiello della sinistra sul territorio. Poi, il Pd locale ha sofferto dell’effetto degli errori e dei problemi del Pd nazionale: c’è una disaffezione notevole anche tra gli elettori stessi, che è un problema che prima o poi verrà a galla anche con risultati peggiori del 26% se non si pone rimedio in qualche modo».

Internet a braccetto del territorio

Internet potrebbe essere una soluzione, a patto che non si dimentichi quanto è ancora importante stare sul territorio: «Ancora adesso Internet non ha la massa critica per cambiare le sorti di una elezione politica, in Italia. Almeno per quanto riguarda blog, blogger e varie nicche di avanguardia online. Mentre invece qualcosa sta cambiando da quando esiste Facebook e una grande quantità di persone che prima più o meno ignoravano gli strumenti partecipativi della rete si è riversata online sui social network: ora c’è qualche margine di manovra comunicativa in più rispetto al passato. E comunque, a prescindere dall’efficacia attuale, la tendenza verso i nuovi media sembra inesorabile: partiti e i candidati farebbe bene posizionarsi per tempo sui nuovi media, capirli e usarli. Cercando di evitare di arrivare alla macchietta di chi pensa che, con internet, non è più necessario andare sul territorio: questo non lo crede nessuno».

Due campagne: Scalfarotto e Serracchiani

Tra territorio, media tradizionali e web, ecco come è andata la campagna di Ivan Scalfarotto, candidato/blogger per il Pd nella circoscrizione Nord-ovest: «La campagna non è andata bene: Ivan ha preso 22 mila e passa voti, meno di quanto ci aspettavamo, e non è risultato tra gli eletti. La campagna però è stata divertente: con le preferenze, il candidato decide autonomamente cosa fare, c’è molto più spazio all’inventiva e alla creatività. Su internet abbiamo utilizzato innanzitutto il blog, attivo da più di quattro anni: il miglior programma politico che potevamo scrivere, un plusvalore di contenuti messo a disposizione di chi volesse informarsi sulle idee del candidato, peraltro stratificate negli anni. Poi abbiamo usato i social network, prodotto e messo online dei video più o meno divertenti che ambivano a diventare viral, e così via: tutte cose che accompagnano il lavoro sul territorio che però non deve mai mancare. Lo dimostra il caso della campagna di Debora Serracchiani, candidata eletta nella circoscrizione nord-est, che è riuscita a “saldare” voto d’opinione, “sensibilità” della rete (che ha fatto emergere il famoso discorso), talento del candidato e l’appoggio del partito e del territorio».

Articoli segnalati e risorse:

L'autore

  • Antonio Sofi
    Antonio Sofi è autore televisivo e giornalista. Consulente politico e sociologo della comunicazione, ha un blog dal 2003 ed è esperto di social network e nuovi media.

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