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Web Designer: se ci sei, batti un colpo

01 Dicembre 1999

Web Designer: se ci sei, batti un colpo

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La maggioranza dei siti Internet è mal concepita e il Web design raramente risponde a criteri di scientificità o anche di semplice logica.

Nel sobrio intervento di Marco Fichera pubblicato da Apogeonline, viene posto in poche righe il problema della qualità del Web Design nello sviluppo dei sistemi di comunicazione: un problema molto grosso ma poco percepito: in Italia, si sa, tutti pensiamo di essere, alla bisogna, dei creativi di buon gusto per cui “che cosa vuoi che siano quattro paginette da pubblicare su Internet?”

E così, su siti di aziende importanti, capita di vedere anche la gigantografia del responsabile e designer del sito. Quando si dice la leggerezza dell’esserci!

Il Web Design è la punta di un iceberg chiamato Interazione Uomo-Sistema. Da quando il laboratorio dello Xerox Parc si mise a lavorare sul computer Lisa i cui principi vennero poi portati sul Macintosh di Apple, s’incominciarono a studiare i problemi delle metafore (il video come metafora della scrivania), della manipolazione (mouse in primis), degli oggetti invece delle azioni, eccetera.

Il tanto vituperato Window di Microsoft raccoglie in sé tanti anni di studi (e di dotte pubblicazioni) e noi utenti non ci rendiamo conto che determinate azioni (point and click, per esempio) sono solo la punta dell’iceberg di cotanta scienza.
Ma attenzione, lo sviluppo dell’interazione uomo-sistema (c’è chi la chiama anche riduttivamente GUI, Graphical User Interface) è praticamente fatta di due parti, una indiscutibile e una discutibile. Sarò più chiaro.

Lo sviluppo dell’interfaccia di un’applicazione fa parte di un processo più ampio di sviluppo applicativo e quindi ricade nei metodi e negli standard propri del mondo del disegno e dello sviluppo software. Questa parte è indiscutibile, nel senso che il disegno e lo sviluppo di applicazioni devono seguire metodi e linee guida specifiche. Standard quali l’UML (Unified Modeling Language) sono fondamentali per disegnare l’interazione non solo fra gli oggetti applicativi e i dati, ma anche fra gli oggetti interfaccia, l’utente ed il resto dell’applicazione. Il come l’applicazione interagisce con l’utente è dominio degli informatici, quindi segue canoni che variano in modo costante nel tempo.

La parte che io definisco “discutibile” è quella che è oggetto di linee guida, di consigli ma non di metodi standard. Facciamo alcuni esempi: l’utilizzo del colore, del contrasto fra i colori, del sonoro, dell’utilizzo combinato tastiera/mouse sono codificati da linee guida che esprimono regole di buon senso, gradevolezza, ergonomia, per evitare l’affaticamento quindi gli errori e il rifiuto dell’applicazione. Naturalmente queste regole possono valere per il mondo occidentale o per un’applicazione aziendale, ecco perché sono comunque passibili di messa in discussione prima di divenire oggetto di standard aziendale.

Sviluppare applicazioni in ambito GUI significa avere all’interno del proprio gruppo di sviluppo un designer che deve essere in grado di mediare i due differenti focus, quello sull’interfaccia tout court (l’utente) e quello sull’applicazione (il programmatore). Auspico che il mondo informatico comprenda l’esigenza di questa nuova professionalità, cruciale nello sviluppo dei nuovi sistemi.

Sviluppare siti Web non è che un altro pezzo dell’iceberg, forse quello più visibile poiché un’applicazione che viene pubblicata su Internet ha sicuramente molti più utenti di un’applicazione interna aziendale ed ha quindi un pubblico eterogeneo, spesso inesperto.

Sviluppare un’applicazione su Rete è quindi molto più delicato che svilupparla su interfaccia GUI tradizionale, nel senso che se l’utente non capisce al primo colpo lo scopo della nostra comunicazione o dell’applicazione, abbandonerà la sessione per andare verso altri lidi più eccitanti e più comprensibili.

La nostra applicazione dovrà invece portarlo per mano nel cammino che intendiamo fargli fare, fino al raggiungimento del nostro obiettivo finale: la lettura di un documento, la richiesta di informazioni, l’acquisto di un bene, l’espressione di un giudizio.

D’altro canto, non si creda di catturare sempre e solo l’attenzione dei viandanti della Rete proponendo frasi, luci, suoni o ammiccanti di esseri umani in pose provocanti. I siti più visitati sono quelli che in modo semplice e chiaro arrivano allo scopo senza trucchi. E di sicuro chi vi è stato, se è stato bene accolto e ha ottenuto ciò che chiedeva, vi ritorna. Questo è “esserci”.

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