Faccio subito una doverosa premessa: non mi piace scrivere articoli basati su una scarna press release, senza avere accesso ai dati “di fondo” che originano la notizia. A volte però tocca farsene una ragione, e mettere le mani avanti avvertendo chi legge. La notizia è che, secondo una ricerca di Universal McCann e AOL, oggi un 14% abbondante del consumo di media avviene attraverso strumenti mobili. Insomma, citando la press release che trovate ovunque (ad esempio qui ), ogni sette minuti di consumo media, uno avviene attraverso il mobile.A questo punto mi sarebbe piaciuto poter guardare la ricerca, analizzarla un pochino e condividerla con voi – ma evidentemente non è (ancora?) disponibile per il grande pubblico.
La conclusione della ricerca, estrapolando in maniera lineare i trend, è che il mercato del mobile sia un mercato ad altissimo potenziale, dato che ci si attende che l’uso del mobile salga del 60% nei prossimi due anni. Questo pone delle ovvie questioni di fondo sia a chi fa l’editore sia a chi ha delle marche da promuovere. Sul primo punto, non dimentichiamoci che oggi siamo tutti editori: chiunque pubblichi un blog, un sito, un flusso è un editore. E quindi dovremo tutti quanti ripensare alle nostre strategie, ai nostri obiettivi. Quindi se il nostro essere nella piazza globale è un puro atto dell’ego, il web “fisso” va benissimo. Se invece puntiamo a farci leggere, è ora di guardare al mobile. E io per primo, lo confesso, sto interrogandomi su come rendere più mobile-friendly i miei contenuti, il mio blog, in maniera economica e soprattuto facile. Possibilmente one-click, dato che ho anche molto altro da fare, oltre a tenere in piedi il mio piccolo contributo alla discussione sulla comunicazione. Se e quando trovo una buona risposta, ve lo faccio sapere.
Sul secondo punto, è evidente che se la montagna, Maometto e soprattuto gli user vanno in direzione di certi canali di comunicazione, noi comunicatori dobbiamo tenerne conto. Dobbiamo capire come portare la pubblicità sui canali mobili, ma soprattuto come abilitare quelle forme di conversazione che sappiamo essere sempre più importanti per le fasce più evolute dei nostri utenti. Con la solita avvertenza: non è per tutti. Sono canali e modalità di conversazione fondamentali per le punte di diamante della società, come detto. Ma sono modalità irrilevanti, almeno oggi, per il “mass market”, e lo saranno almeno fino a quando avrà ancora senso il concetto di mercato di massa (e tenendo conto che, ad esempio in Italia, online se va bene ci va circa un abitante su due).
Nuove strade
Le previsioni sono peraltro rosee: si parla di aumenti del 59% nella spesa globale in pubblicità sui mezzi mobili: per la capacità di lavorare sui valori, per la percezione della marca sugli user e per la capacità di personalizzazione e di targettizzazione mirata (che però, non lo dimentichiamo, implicano un carico di lavoro addizionale per clienti e agenzie, una complicazione del lavoro, l’introduzione di nuovi modi di pensare… tutte cose che in certi ambienti generano resistenze non banali e un arroccarsi sul “tradizionale”, finché regge). D’altra parte, anche la Mobile Marketing Association (che, ovviamente, è un’ente di parte) sostiene con forza che il mobile marketing sia uno strumento dagli alti ritorni, dalla grande efficacia: uno strumento molto più conveniente delle forme tradizionali di pubblicità (si veda, ad esempio, questa intervista a Mike Wehrs).
Tornando comunque alla ricerca un po’ misteriosa di cui stiamo parlando, a quanto ci permette di sapere la press release è evidente che qui si punta il dito su una trasformazione sociale in corso, sul crescente e robusto accesso a internet in modalità nomade. Conferma in sostanza quello che da tempo molti di noi si stanno dicendo ma su cui è ancora maledettamente diffcile fare business, confessiamolo. Almeno alle nostre latitudini. Tra i pochi dati distribuiti, interessante il fatto che il 95% degli intervistati usi internet mobile per riempire i tempi morti, che il 73% usi mappe e indicazioni di percorso, il 55% socialnetworkizzi … e gli altri dati ve li leggete nel comunicato, dato che non mi sembra corretto limitarmi a fare il traduttore dei lavori altrui. Ci tengo però a sottolineare quanto stia diventando importante la connettività nomade per la nostra vita sociale e per la sfera dell’intrattenimento, del tempo libero, della gestione dei tempi morti e/o interstiziali.
Un dato ve lo copio/incollo: non è sorprendente, venendo la ricerca da un gruppo media e da un’agenzia di comunicazione, che l’accettazione della pubblicità sul mobile risulti piuttosto alta, con un 38% degli intervistati che confessa di aver agito in risposta ad un annuncio mobile e un 22% ammetta che questi annunci hanno influenzato una decisione. Quest’ultima informazione, in particolare, mi trova molto ben disposto. Come sapete, da anni sono un grande fautore ed utilizzatore del mobile in modalità shopping/punto vendita, credendo fortemente nelle sue possibilità di aiutare a prendere decisioni razionali e intelligenti al momento dell’acquisto, sia che si tratti di comprare un oggetto di tecnologia, sia come detto settimana scorsa, di beccare al volo un ristorante carino. O di beccare e basta.