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Voglio progettare la formazione come un Instructional Designer

18 Giugno 2021

Voglio progettare la formazione come un Instructional Designer

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Quante persone nella scuola e in azienda possiedono già questa competenza ma non lo sanno? Quanti docenti e formatori hanno davanti una opzione alternativa di carriera se ne prendono coscienza?

Di che cosa parliamo

  1. Chi è e cosa fa l’Instructional Designer
  2. Quali competenze bisogna avere per occuparsi di Instructional Design
  3. Che differenza c’è tra un Instructional Designer e altre professionalità del mondo della formazione, come il docente o l’UX Designer
  4. Quali strumenti innovativi digitali e metodologici ha a disposizione oggi l’Instructional Designer
  5. Come diventare Instructional Designer e perché

1. Chi è e cosa fa l’Instructional Designer

L’instructional designer oggi è la persona che progetta l’esperienza formativa. In sostanza contribuisce fortemente a strutturare un percorso di apprendimento sulla base dei bisogni formativi del target e del contesto. Vuol dire che deve:

  • conoscere i profili ed i bisogni dei formandi;
  • definire gli obiettivi di apprendimento e le relative modalità di assessment.
  • progettare le caratteristiche del percorso didattico in termini di spazi, strumenti, contenuti;
  • avere una conoscenza di base delle metodologie di apprendimento innovative;
  • padroneggiare gli strumenti digitali per poter indirizzare le scelte e le opzioni che li riguardano;
  • identificare modi per coinvolgere i formandi, ad esempio con la gamification, ma anche tracciare la loro partecipazione ed i risultati.

Inoltre oggi può anche essere la persona che realizza fisicamente i moduli didattici a partire dai contenuti, magari usando software di authoring come Articulate Storyline e affiancando gli esperti di contenuti/docenti. Spesso, in contesti come le piccole aziende, svolge infatti entrambe le funzioni.

Il paradosso è che oggi molti docenti scolastici sono degli instructional designer, e così anche tanti trainer aziendali, ma non sanno di esserlo!

Il framework del DigCompEdu

Il framework del DigCompEdu: il documento quadro di riferimento europeo sulle Competenze Digitali delle Organizzazioni educative (DigCompOrg).

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2. Quali competenze bisogna avere per occuparsi di Instructional Design

Un minimo di infarinatura delle teorie dell’apprendimento è molto utile, soprattutto però dei metodi più spesso adottati ora, come il project based learning, la gamification, il concetto di classe capovolta, learning by teaching… insomma molto di quello che oggi si raggruppa sotto al vasto cappello dell’active learning.

Chiaramente oggi è anche fondamentale conoscere le potenzialità del digitale, quanto più possibili in un’ottica blended, o ibrida, come adesso viene chiamato il miscuglio tra reale e virtuale, tra aula e videolezione, concetti dai confini sempre più sfumati e che l’instructional designer deve padroneggiare. Sempre nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi formativi e nel rispetto dei bisogni dei formandi.

Parte dei suoi compiti è saper scegliere il giusto Learning Management System (LMS), ossia la piattaforma didattica e utilizzarne al meglio le funzioni per massimizzare i risultati e ridurre i costi.

Certamente non devono mancare le soft skills, tipiche di chi deve relazionarsi nel mondo del lavoro, in questo caso ad esempio la capacità di lavorare in gruppo, poiché deve relazionarsi con una serie di altre figure importanti del percorso di apprendimento.

Instructional Design - tag cloud con nomi e professionalità

Una semplice tag cloud con i nomi delle professionalità e dei ruoli del mondo dell’e-Learning, dal libro Il manuale dell’e-Learning.

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3. Che differenza c’è tra un Instructional Designer e altre professionalità del mondo della formazione, come il docente o l’UX Designer

Durante un intervento formativo per trainer esperti mi è capitato di mostrare una slide per illustrare le tante figure professionali e ruoli dell’e-Learning. Poi ho chiesto ai partecipanti in quali si identificavano. La loro risposta è stata In tutte.

Ne deduciamo che, negli anni ’20 inaugurati dalla pandemia, molte professionalità sono ibride, miste, tendenti ad una globalizzazione delle competenze e con confini sfumati.
La sostanza, in quel caso, è che tutti erano divenuti Istructional Designer quasi inconsapevolmente. A volte sono i responsabili della formazione a diventarlo, altre volte i formatori o gli insegnanti, o perfino gli HR. Per non parlare di CEO di piccole aziende o di dirigenti scolastici.

Sull’altro versante, l’Instructional Designer che ha già assunto questo ruolo in modo più ufficiale si deve saper confrontare con la filiera del digitale che crea, gestisce, modella e mette mano a piattaforme e contenuti. In questo senso, pur non essendo un UX (User Experience) designer, ossia il progettista dell’esperienza utente, deve avere al centro dei propri processi progettuali l’apprendimento dei formandi e quindi – appunto – la loro esperienza, incamerandone alcune delle competenze. Sotto certi aspetti potrebbe non essere blasfemo definire l’Instructional Designer come un progettista dell’esperienza utente in termini formativi.

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4. Quali strumenti innovativi digitali e metodologici ha a disposizione oggi l’Instructional Designer

Il passaggio brusco al digitale causato dai lockdown ha scombussolato tutti e creato difficoltà, ma ha anche portato a coscienza tante delle potenzialità che la rete e la ricerca sull’apprendimento innovativo contribuiscono ad arricchire.

Tracciare l’apprendimento tramite un Personal Journal digitale, in cui i formandi prendono coscienza dei propri progressi, ad esempio nel cambiare i propri comportamenti quotidiani sul lavoro e nella vita (vedi nel campo della sostenibilità ambientale, solo per citare un caso attualissimo) è oggi fattibile a spesa quasi nulla e con tool alla portata di tutti.

Creare esperienze ludiche in un’ottica di gamification, dal proporre laboratori di gamestorm al suggerire sfide di gruppo sul raggiungimento di obiettivi, è oggi utile e facilitato dalle funzioni di piattaforme e strumenti free.

Per creare engagement (citando un termine alla moda) ed enjoyment (per citarne uno molto meno conosciuto e quasi intraducibile) oggi occorrono tanta curiosità, fantasia, voglia di sperimentare ma anche una guida alle tante potenzialità che dai videogame allo storytelling la tecnologia e la ricerca mettono a disposizione.

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5. Come diventare Instructional Designer e perché

Con un buon corso! Scherzi a parte, il punto è che oggi, come accennato, molte persone assolvono funzioni di Instructional Designer senza averne (piena) consapevolezza.

È giunto però il momento per molti, dal mondo della scuola a quello del lavoro, di mettere a sistema queste competenze, completarle, fissarle in processi operativi consolidati e attenti all’evoluzione incessante del mercato della formazione da un lato e a quella dell’evoluzione digitale, specie in prodotti cloud, dall’altro.

Inoltre non va dimenticato che oggi la disoccupazione è un problema sempre più serio. Il mondo dell’e-Learning ha ricevuto però una spinta positiva ed è in costante espansione. Cavalcare questi spazi che si stanno creando nella formazione aziendale (ma anche in quella della Pubblica Amministrazione, nelle biblioteche, nelle professionalità che ruotano attorno alla scuola, come i laboratori artistici) è una bella opportunità. Perché non provarci?

Amo dire che, ovunque ci sia relazione, dalla musica alla psicoterapia, al coaching, l’e-Learning può essere un modo per sostenere tale relazione, ma sta a noi decidere come farlo al meglio. L’instructional designer in questo senso ha un gran potere. E delle responsabilità. Ma è anche un lavoro in cui una persona può esprimere molto e guidare delle scelte importanti che ricadono sugli altri. Anche in termini etici vanno sviluppate competenze fondamentali per guidare ad esempio l’uso di strumenti open source o per sfruttare al meglio le potenzialità dell’open education!

Instructional Design - popolarità delle app di videoconferenza

Domanda di software a supporto delle relazioni sincrone online prima e dopo l’inizio della pandemia, vista attraverso la popolarità delle app di videoconferenza e collaborazione su App Store iOS tra febbraio e marzo 2020, via Apptopia: non credo servano ulteriori commenti.

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Immagine di apertura di Product School su Unsplash.

L'autore

  • Matteo Uggeri
    Matteo Uggeri si occupa di e-Learning e innovazione dell'apprendimento da oltre vent’anni, prima per METID poi per la Fondazione Politecnico di Milano. I suoi ambiti di azione includono l’open education, la gamification, gli intrecci tra creatività e apprendimento nonché le transizioni tra scuola, università e lavoro. Fa parte del comitato scientifico dell’evento eXploring eLearning ed è membro della rete Educazione Aperta Italia. Insegna presso il DOL, Master Online in tecnologie per la didattica.

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