Una ricerca curata dall’organizzazione statunitense “Children Now” rileva che nei media gli uomini appaiono quasi sempre violenti e irati, fornendo così tale modello ai più giovani. Condotto tra ragazzi di età compresa tra i 10 e i 17 anni, il sondaggio riporta che i tre quarti di costoro definisce gli uomini visti in televisione come “violenti”, mentre i due terzi ha usato il termine “arrabbiati”. Inoltre, tre su quattro personaggi maschili presenti in pellicole cinematografiche e sceneggiati TV mantengono comportamenti “antisociali”, incluse aggressioni, ridicolizzazioni, bugie.
Non la scampano neppure i commentatori sportivi: il linguaggio usato per descrivere gare e partite è ricco di termini tipici della guerra e delle arti marziali. Mentre sono le immagini tradizionalmente associate con la mascolinità — aggressività, velocità, pericolo — al centro degli spot pubblicitari mandati in onda nel corso di quegli avvenimenti sportivi maggiormente seguiti dai più giovani.