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Videogiochi scandinavi vietati in Cina: violano l’integrità territoriale del paese

09 Luglio 2004

Videogiochi scandinavi vietati in Cina: violano l’integrità territoriale del paese

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Quando si realizzano videogiochi che prendono a pretesto la storia passata, si può incorrere nelle ire di stati importanti sia per il peso politico, sia per il numero di possibili acquirenti

È il caso della Paradox Entertainment che si è vista vietare sul suolo cinese la distribuzione e vendita di “Hearts of Irons”, accusato di “distorcere i fatti storici descrivendo i regimi fascisti di Giappone, Germania e Italia durante la Seconda Guerra Mondiale”.

Inoltre, la Manciuria, lo Xinjiang dell’ovest e il Tibet compaiono nel gioco “territori con sovranità indipendente” e, ancora più grave, l’isola di Taiwan viene indicata come provincia del Giappone all’inizio del gioco.

La Cina non fa sconti e immediatamente cala la scure della censura, senza nessuna indulgenza. Vietata la distribuzione, come dicevamo, anche via Internet e i cybercafè che autorizzeranno il download del gioco saranno puniti con una multa e anche con la chiusura del locale.

I negozianti che saranno sorpresi a vendere la versione cd del gioco, si vedranno confiscare tutto il materiale e verranno puniti secondo le leggi vigenti.

Stesso destino è toccato a un gioco norvegese accusato di “mettere in cattiva luce l’immagine della Cina e dell’esercito cinese”.

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