Conosco persone scandalizzate dall’infografica creata da OnlineGraduatePrograms.com sulle abitudini degli americani. Che a maggioranza diserterebbero una coda più lunga di quindici minuti e in cospicua minoranza abbandonano un sito di commercio elettronico che impieghi più di tre secondi a caricarsi.
Quelle stesse persone, dopo, tirano fuori un Kindle e passano un’ora in poltrona.
Sembra fretta convulsa quella dei navigatori del Web e invece è la legittima pretesa di una esperienza utente connaturata al mezzo, nello stesso modo in cui una bicicletta non è fatta per andare a passo d’uomo.
Ci sono inoltre una fretta cattiva e una buona. Quella buona è sete di progresso, fame di miglioramento. Senza la spinta dell’etica della fretta non si arriva a scoprire un algoritmo più efficiente per calcolare la trasformata di Fourier.
Dovremmo tenerlo presente nelle nostre scelte di design, scrittura, progettazione. Dobbiamo imparare a distinguere negli adolescenti alle prese con i cellulari la frenesia dell’Sms dalla velocità di fruizione. La prima è connaturata all’età, la seconda al mezzo.
Dobbiamo sapere scrivere libri che terranno incollati alla poltrona persino loro.