A breve la famiglia allargata mi racconterà innocentemente sotto l’albero quadri di vita scolastica quotidiana di nipoti e cugini alle prese con i compiti delle vacanze e soprattutto le pretese tecnico-burocratiche di certi docenti.
Non sono legato a programmi ministeriali né devo preoccuparmi di uniformità degli insegnamenti, regolamenti di istituto, circolari ministeriali. Per cui inorridisco con facilità e allo stesso modo mi pongo domande, il cui fine ultimo è il bene e il vantaggio dei ragazzi. Ingenuamente penso che se il programma o la circolare portano più danno che beneficio, interpretare sia giusto e organizzarsi diversamente sia giustificato. Abbiamo già visto come al Ministero gli studenti abbiano la priorità più bassa rispetto a tutti gli altri soggetti nella scuola.
Che senso ha il formato Office?
A parte che si dovrebbe usare un formato open source e veramente standard e LibreOffice è gratuito quanto universale, nella scuola dell’obbligo si deve lavorare in HTML, perché è il telaio dei contenuti di oggi. Se non HTML, almeno Markdown che è facile, leggero e istruttivo e produce HTML di base con la semplice aggiunta di qualche carattere a un testo puro che resta tale.
Fino a dove vietare la calcolatrice?
Steven Wolfram ha scritto e reso liberamente disponibile online (oltre che in stampa) An Elementary Introduction to the Wolfram Language, come interrogare in modo raffinato il motore di conoscenza computazionale WolframAlpha:
Questo libro presenta in modo elementare Wolfram Language e il moderno pensiero computazionale. Presume zero conoscenza di programmazione ed è adatto agli studenti di secondaria superiore e università, tecnici o non tecnici, nonché a chiunque abbia interesse nella tecnologia più aggiornata e le sue applicazioni pratiche.
In questi tempi di big data e analytics, la trovo una occasione notevole per multidisciplinarietà, attualità, apprendimento, ricerca. Impegnativo? Si potrebbe ripiegare su SimpPy Gamma, strumento matematico sofisticato eppure semplice, basato sulla libreria SimPy scritta in Python, al solito open source. Programmazione, condivisione, calcolo, possibilità di operare anche dal più sgarrupato degli smartphone. Se un alunno si programmasse SimPy in modo da fargli risolvere un problema complicato, andrebbe sanzionato? Se uno studente affidasse a SageMath i propri calcoli, io penserei a come premiarlo. I compiti di matematica vengono scritti a mano, con un Equation Editor proprietario o con LaTeX, in modo da impratichirsi dei linguaggi di marcatura strutturati e della tipografia?
Che cosa intendete per lavoro di gruppo?
Siamo ai banchi messi uno contro l’altro? O usiamo strumenti di collaborazione? Sto pensando a Git, con il quale partecipo a libri scritti a più mani senza che alcun intervento si sovrapponga a un altro e senza che due autori possano modificare per errore lo stesso elemento. Penso a Etherpad, che permette a più persone di scrivere un testo in modo concorrente, tutti insieme contemporaneamente, con tracciamento delle modifiche e sintassi tipografica per avere grassetti e corsivi anche se si opera su testo puro. Tutto open source, tutto installabile a costo zero su qualsiasi server.
Quanto costano i server, a proposito?
L’ho chiesto in diversi istituti, ma nessuno ha saputo rispondermi in modo convincente. Perché non ci si sbarazza dei server fisici, per usare al loro posto risorse cloud, da pagare al consumo, solo finché si usano, solo per quanto si usano? Basta con gli sgabuzzini riadattati a sala macchine, basta manutenzione, aggiornamenti, tecnici a volte capaci e a volte cugini del preside, fine della fine dello spazio sui dischi, addio alla scusa del sistema obsoleto. Spese decurtate, dipende, a un quinto, un decimo, tre settimi di prima. Torna la carta igienica nei bagni.
Buone vacanze a tutti e un suggerimento ai ragazzi: date anche voi i compiti ai professori. Quanto sopra è uno dei tanti inizi possibili, per fare buona scuola come se fosse veramente il 2016.