Così li ha definiti a suo tempo Lenin il rivoluzionario, quelli che contribuivano alla causa senza saperlo e senza soprattutto capirlo. Va da sé che l’utile idiota è un soggetto sacrificabile, quando pur continuando a essere idiota cessasse la sua utilità per la causa.
Nel mercato cellulare abbiamo Nokia che ha sostanzialmente accantonato la propria indipendenza diventando poco più che un costruttore di terminali per conto terzi.
La mossa produrrà certamente utili poderosi negli anni a venire; tra gennaio e marzo ha generato una perdita di 1,2 miliardi di dollari:
Sales in Nokia’s core devices and services division, which generates up to 60 percent of total sales, fell 40 percent in the quarter, to 4.24 billion euros ($5.6 billion), from 7.1 billion euros ($9.3 billion). Sales of smartphones fell 52 percent in the period, to 1.7 billion euros ($2.2 billion), from 3.5 billion euros ($4.6 billion), reflecting that consumers are ignoring the older Symbian-based phones.
Horace Dediu di Asymco stima che, in assenza di cambiamenti significativi, Nokia durerà almeno un paio di anni e dopo non si sa.
E poi HTC, che fino a tre anni fa contribuiva all’80 percento delle vendite di Windows Mobile. Oggi dà segni di cedimento, con vendite molto inferiori alle attese e nel contempo pare sia stata esclusa dalle piattaforme supportate da Microsoft in vista di Windows 8.
Non sono risultati che fanno pensare a una lettura particolarmente intelligente dell’andamento del mercato. Ma la questione è altra: la causa cui essere utili, quale sarebbe?