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USA: legge ammazza radio sul Web

23 Maggio 2002

USA: legge ammazza radio sul Web

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Negli Stati Uniti le webradio, le radio che trasmettono su Internet hanno lanciato una richiesta di aiuto. Una legge in discussione al Congresso rischia di distruggerle. Come al solito, il …

Negli Stati Uniti le webradio, le radio che trasmettono su Internet hanno lanciato una richiesta di aiuto. Una legge in discussione al Congresso rischia di distruggerle. Come al solito, il problema è rappresentato dai costi legati al pagamento dei diritti d’autore.

La legge in discussione prevede di aumentare in modo sostanzioso i pagamenti dei diritti d’autore che versano le radio che trasmettono via Internet.
Un aumento così forte che “costringerebbe la maggior parte delle radio a chiudere le trasmissioni”, come ha dichiarato radio KCRW.

Il testo in discussione in questi giorni, in realtà, nasce nel 1998. In quegli anni le radio sul Web erano all’inizio e il Congresso aveva approvato il famigerato DMCA, il Digital Millenium Copyright Act, la legge di protezione del diritto d’autore su Internet.

In questa legge era previsto che un ufficio del Copyright fissasse i diritti specifici per le webradio.
Il Copyright Arbitration Royalty Panel (CARP) ha fissato questi “diritti”, in modo molto più duro “di quello che aveva potuto immaginare il Congresso nel 1998”, come dice sempre KCRW.

Questo testo sembra confermare una guerra tra le radio tradizionali e le webradio. Infatti, il testo distingue tra radio tradizionali e radio sul Web.
Le prime, considerate come mezzo di promozione della musica, devono pagare i diritti solo ai compositori, per di più su base forfettaria.

Le webradio, invece, dovranno pagare i diritti non solo ai compositori, ma anche a interpreti e alle case discografiche, in base al numero di ascoltatori.
Non solo. Se approvata, la legge sarà retroattiva, cosa che distruggerebbe economicamente molte delle radio presenti sul Web.

Neanche a dirlo, il più deciso sostenitore di questa legge è la RIAA (il sindacato delle case discografiche americane), vero e proprio “tribunale dell’inquisizione” nel campo musicale.

Per fortuna, è notizia fresca, il Congresso ha deciso di prendersi un’ulteriore pausa di riflessione prima di decidere (decisione che era prevista per martedì scorso).

Il testo di legge è stato respinto, malgrado fosse spinta dalle lobby delle major discografiche.

Una decisione sull’argomento, però, dovrà essere presa entro il 20 giugno.

Se approvata, l’onda d’urto, si estenderebbe in tutto il mondo e la fame di soldi spingerebbe le major discografiche a far applicare leggi simili dappertutto e magari, solleticherebbe gli appetiti anche delle aziende cinematografiche che vorrebbero la loro parte per le trasmissioni streaming dei loro prodotti.

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