Il Dipartimento della giustizia americano ha chiesto nei giorni scorsi l’intervento della Corte Suprema perché si pronunci sulla costituzionalità della legge che subordina la concessione delle sovvenzioni federali alle biblioteche che offrono ai loro utenti la possibilità di accedere a Internet, all’adozione di sistemi di filtraggio dei siti pornografici o pedofili.
La richiesta di intervento al supremo organo di giustizia americano è stata determinata dalla decisione con la quale, il 30 maggio scorso, una corte distrettuale dello Stato della Pensilvania ha ritenuto incostituzionale il “Children’s Internet Protection Act” in considerazione delle gravi limitazioni alla libertà di espressione determinate dall’utilizzazione dei sistemi di filtro e “dell’esistenza di misure alternative meno restrittive”.
In particolare, si legge nella sentenza, i programmi-filtro installati dalle biblioteche finiscono per bloccare l’accesso non solo ai contenuti illeciti, ma anche ai siti che trattano di salute e di sessualità, nonché a un gran numero di pagine Web non offensive né per gli adulti né per i minori.
Il Dipartimento della giustizia sostiene, invece, che la legge contestata non violi il primo emendamento, in quanto gli enti interessati possono stabilire le modalità attraverso le quali la tecnologia di filtraggio deve essere utilizzata e sono liberi di non utilizzarla, salvo “semplicemente” perdere il diritto alle sovvenzioni.
È interessante notare, a questo proposito, che circa il 10% degli americani che accedono a Internet si serve delle biblioteche pubbliche.