Il Congresso americano adotta una legge che obbliga i luoghi pubblici di accesso a Internet a utilizzare dei software di filtro sui loro computer.
Una censura, che colpisce, soprattutto, le biblioteche di stato e le scuole pubbliche.
Il 15 dicembre, infatti, il Congresso americano ha adottato una legge che obbliga i luoghi pubblici di accesso a Internet a usare software di filtro sui computer.
Tutti i contenuti considerati “pericolosi” per i minori saranno resi inaccessibili nei luoghi pubblici sovvenzionati dallo stato, come le biblioteche o le scuole.
In realtà, con questo sistema non saranno solo i ragazzi ad essere impediti ad accedere ai siti “pericolosi”. Questa censura peserà anche sugli adulti.
Ecco quindi che si pone il problema. L’ACLU (associazione di difesa delle libertà civili) ha subito gridato allo scandalo e si è opposta fermamente a questa nuova legge.
L’associazione, infatti, considera che “un software di filtro restringe considerevolmente la diversità delle informazioni accessibili ai privati”, e non necessariamente per fini buoni.
In effetti i software di filtro, lontani dall’essere infallibili, peccano ad esempio se i siti comprendono parole a doppio senso, censurandoli immediatamente.
Un funzionamento che limita, inevitabilmente, l’accesso a numerose informazioni.
Un recente rapporto di Peacefire mostra che parecchi siti Web dedicati a candidati politici sono stati bloccati dai software in questione, a causa di cattiva comprensione.
Insomma, per la giusta causa della protezione dei minori, gli adulti devono essere anch’essi censurati su Internet?