Mentre il Congresso USA si dimostra incapace di raggiungere accordi su temi quali armi da fuoco e assistenza sanitaria, sembrano non esserci problemi per il passaggio di norme a favore dell’industria tecnologica e legata a Internet. Ciò perchè, se da una parte per i parlamentari sarebbe impopolare andare contro questo settore trainante, dall’altra le massicce operazioni di “lobby” dei conglomerati high-tech sembrano sortire gli effetti desiderati. Tra le vittorie più clamorose ottenute da tali conglomerati, il recente passaggio della legge che limita notevolmente le responsabilità dell’imprenditoria informatica a fronte di eventuali problemi per il “millennium bug”. Ma anche il compromesso raggiunto in extremis sulla firma digitale, grazie al tempestivo intervento di tenace “lobby” che ha ottenuto i 64 voti (sia tra i Repubblicani che tra i Democratici) necessari all’approvazione.
Mentre fino a qualche anno addietro i disegni di legge relativi a quest’ambito ammontavano si e no ad una manciata, per il 2000 si prevede la discussione in aula di “letteralmente centinaia di proposte,” come spiega John Scheibel, delegato di Yahoo in quel di Washington, D. C. È qui che, insieme allo stesso Yahoo, si ritrovano infatti i rappresentanti dei nomi più importanti del settore high-tech, in primis Microsoft, Gateway e tutta Silicon Valley. Con tutta la solita corte al seguito e un flusso non indifferente di contante in circolazione. Sul fronte opposto, o comunque non sempre coincidente con quello high-tech, non vanno perñ dimenticate le organizzazioni a difesa dei diritti civili online nonchÈ a tutela dei consumatori. Tra le scommesse del nuovo anno sarà quindi interessante vedere se l’e-commerce riuscirà a farla davvero da padrone anche tra i legislatori a stelle e strisce.