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Una vita da mediana

15 Aprile 2016

Una vita da mediana

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La media algoritmica, applicata a quanti sono passati alla storia per i loro capolavori, porta risultati suggestivi solo tecnicamente.

Leggo che un software ha analizzato 346 tele di Rembrandt per coglierne gli elementi comuni, il tipo di volti ritratti e lo stile della pennellata, arrivando in 18 mesi alla stampa 3D di un prossimo Rembrandt da 148 milioni di pixel.

Consistendo gran parte dell’opera di Rembrandt in ritratti, il team di ricerca dell’università di Delft – sostenuto da Microsoft, ING Bank e i musei olandesi Mauritshuis e Rembrandthuis – ha deciso, alla fine dell’analisi di 346 tele, che il computer dovesse produrre il ritratto di un maschio caucasico con baffi e barba, tra i trenta e i quarant’anni, con abiti neri, colletto bianco e cappello, voltato verso destra.

Patapittura

L’idea di lavorare su una quantità incommensurabile di volti e mettere il turbo al morphing fino a ricavare un volto medio, che li rappresenta tutti e tuttavia azzera ogni individualità, è mainstream da tempo e ha già raggiunto il livello Facebook.

Forse più stimolante è il richiamo agli esperimenti letterari compiuti anni fa, quando l’era della microinformatica iniziava e per hardware e software già il semplice testo rappresentava una sfida di un certo livello.

Certi programmi eseguivano una primitiva analisi lessicografica e classificavano le parole in base alla loro frequenza di uso. Dopo di che riproducevano testi imitando la frequenza delle parole dell’originale. Era possibile chiedere ai programmi di ragionare anche oltre le singole parole, su sequenze di due o più vocaboli. Più la sequenza impostata era lunga, più il testo prodotto finiva per somigliare a orecchio all’originale. Ovviamente senza alcuna pretesa di significato, per quanto una buona partenza nello studio automatizzato dell’imitazione dello stile.

OuLiPomania

Finì nell’unico modo logico e artistico in cui poteva finire, nella patafisica. Il rimasticamento dei testi e del linguaggio testuale qui giocoso, lì iconoclasta, a volte autenticamente creativo, non necessariamente per atto voluto. Per un collegamento più diretto con la tecnologia digitale, si veda il lavoro compiuto sulle tracce di OuLiPo.

Lavoro da OuLiPo

La distanza da qui al sedicente prossimo Rembrandt è più breve di quanto appaia.

Nessuno tuttavia pretese di campionare Petrarca e tirare fuori un prossimo Petrarca; le limitazioni tecnologiche probabilmente protessero i patafisici, e tutti gli altri, dalla loro stessa ambizione. Limitazioni che in questo caso, purtroppo, non sussistono più e permettono ai programmatori di mostrare la propria incomprensione della materia in cui si cimentano.

Se avessero preso Picasso invece che Rembrandt, non so che cosa sarebbe uscito, ma certamente avremmo avuto un viraggio in rosa o in blu. Ci sono salvaschermi che producono prossimi Mondrian in quantità illimitata da anni, senza bisogno di intelligenze artificiali o istanze di cloud.

Applicato alle piastrelle per il bagno o agli arredi floreali di certe autostrade, il lavoro della équipe avrebbe avuto anche una possibile ricaduta costruttiva. Mentre, applicata a un artista, la ricerca del massimo comune denominatore compositivo rappresenta esattamente il vertice della aurea mediocritas, da cui ogni artista degno della qualifica cerca di allontanarsi opera dopo lavoro. Invece che convergervi, come farebbe il software del prossimo Rembrandt se ne dovesse produrre un secondo.

L'autore

  • Lucio Bragagnolo
    Lucio Bragagnolo è giornalista, divulgatore, produttore di contenuti, consulente in comunicazione e media. Si occupa di mondo Apple, informatica e nuove tecnologie con entusiasmo crescente. Nel tempo libero gioca di ruolo, legge, balbetta Lisp e pratica sport di squadra. È sposato felicemente con Stefania e padre apprendista di Lidia e Nive.

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