Mentre tutto ciò che ci sembra familiare continua a cambiare davanti ai nostri occhi, ci sono tre cose da fare:
- Acknowledge and embrace unpredictability.
- Think and behave in a future-friendly way.
- Help others do the same.
Chi vi dice che tutto passerà ha torto. Chi non lavora con lo sguardo dieci anni avanti, tra cinque non sarà più qui.
L’errore da non commettere è confondere la tattica con la strategia. Optando per una tattica non efficiente e di brevissimo periodo.
Dovremmo ridefinire l’industria editoriale. Commerciare in file più o meno imbottiti di contenuti multimediali è un modo per avere paura e tentare di riprodurre il passato. Venderli sotto protezione, all’interno di mercati chiusi significa tagliarsi la gola.
Può darsi che vendere fiction – testi in qualche misura conclusi in sé – in questo modo possa essere efficiente. Tutto il resto, a cominciare da didattica, manualistica e saggistica divulgativa, è in una fase di transizione verso strutture più fluide e più adatte.
Come ad esempio Internet. In rete lo scambio di conoscenze avviene in modo molto più efficiente. Ogni cosa è già al suo posto: audio, video, interazione. È uno strumento flessibile e potente. Per questo libri di testo digitali o lavagne elettroniche non sono un punto di arrivo: sono un compromesso.
Fornire l’accesso ai contenuti online, via browser, è un’idea molto potente in mano agli editori. I browser possono essere strumenti relativamente neutri, ogni dispositivo connesso alla rete ne possiede uno; gli standard web consentono di sviluppare potenti applicazioni web per diffondere gestire e distribuire i contenuti.
Per questo ha senso pensare a Html5 come al vero standard per l’editoria digitale e vigilare sull’introduzione negli standard web di feature proprietarie.
Certo, individuare modelli di business sostenibili è ancora più difficile e le competenze tecnologiche necessarie sono (come tendo a ripetere) determinanti, centrali, strategiche.
Ma questa è la sfida per il futuro.