Permettetemi di tornare ancora una volta a parlare di Instagram e della sua clamorosa vendita di qualche settimana fa. La notizia è ormai vecchia, ma in Rete se ne continua a parlare in varie forme e in modo spesso semplicistico.
Una delle considerazioni che leggo più di frequente è: I fondatori di Instagram sono solo stati fortunati: l’idea è banale, e di start up così ne nascono e muoiono migliaia l’anno. Un’altra, ancora meno condivisibile, può essere così sintetizzata: Instagram è talmente semplice tecnicamente che in un mese di lavoro un buon programmatore riesce a replicarlo senza problemi.
A spiegarci quanto poco c’entri la fortuna nei progetti di successo ci ha pensato Jeff Atwood, cofondatore di Stack Exchange, in un suo recente post:
Your software, your product, is nothing more than a collection of tiny details. If you don’t obsess over all those details, if you think it’s OK to concentrate on the “important” parts and continue to ignore the other umpteen dozen tiny little ways your product annoys the people who use it on a daily basis – you’re not creating great software. Someone else is. I hope for your sake they aren’t your competitor.
Instagram è proprio un esempio di cura maniacale del dettaglio, ma dietro un’applicazione apparentemente semplice ci sono idee e implementazioni tutt’altro che banali. La cura del dettaglio non si limita inoltre soltanto alla App per IOS o per Android, spingendosi a tutta la complessa infrastruttura che regge il servizio, per la cui implementazione servono ben più di trenta giorni.
Insomma, se vi arrovellate sul perché la vostra startup fatichi a decollare e siete un po’ invidiosi del successo di Instagram, prendetevi un momento di pausa, fate un bel respiro e iniziate a capire quali angoli potete smussare per rendere più piacevole l’esperienza del vostro utente. Magari il prossimo successo travolgente sarà il vostro.