Piero Speroni di Fenizio (già comparso su queste pagine con le sue E-lezioni di matematica) ha recentemente pubblicato una proposta di sistema elettorale capace di mettere insieme l’idea maggioritaria (governabilità) e quella proporzionale (rappresentatività). In questa lunga intervista, che spazia su tre articoli, ce ne spiega i dettagli e i fondamenti. Negli articoli precedenti abbiamo risposto a due domande: La scienza ci insegna che un sistema elettorale perfetto non può esistere. In che senso si intende perfetto? Come facciamo a giudicare la bontà di un sistema elettorale? e le prossime sono quelle che compaiono in questa ultima parte.
- Come funziona il sistema elettorale che hai proposto? Quali sono i suoi pregi e i suoi difetti?
- Così come lo hai enunciato o in modo simile, è un sistema già in uso in altri Paesi?
- Come giudichi il rischio che un partito acquisisca un peso parlamentare eccessivo rispetto al proprio peso elettorale, rispetto alla prospettiva di una migliore governabilità?
- Hai provato a simulare il risultato che avremmo avuto alle ultime Politiche utilizzando il tuo sistema anziché quello in vigore?
- Hai un messaggio per i nostri uomini politici? E per chi li elegge?
Chi desiderasse leggere la prima parte dell’intervista o la seconda parte può farlo ora.
Quali sono i pregi e i difetti del tuo sistema elettorale insieme maggioritario e proporzionale, rappresentativo e favorevole per la governabilità?
Ovviamente il pregio maggiore è combinare governabilità e proporzionalità. Ma non è l’unico. Un’altra proprietà che possiede è scoraggiare i partiti cloni. Pensiamo a due partiti, A e B, molto molto simili. Magari sono nati da una divisione interna. Oppure uno dei due ha cercato di copiare il programma dell’altro per rubargli parte dell’elettorato. Allora avranno una intersezione molto grande. Magari anche il 90 percento degli elettori che li votano. Forse anche di più.
Inevitabilmente il più grande dei due partiti si prenderà tutta l’intersezione e l’altro partito sarà ridotto ai soli votanti che si identificano solo con quel partito, ma non con l’altro. Notiamo inoltre che, dopo il primo partito, i seggi tendono a essere assegnati in modo alternato: destra-sinistra-destra-sinistra, oppure sinistra-destra-sinistra-destra). Questo perché ogni partito a cui vengono assegnati i voti tende a indebolire i partiti vicini più di quelli lontani.
Dopo che i primi n partiti hanno ricevuto le schede, il prossimo partito tende a trovarsi in una zona distante. Vi è poi una instabilità di fondo nel modo in cui i partiti ricevono i seggi, che può sorprendere ma in realtà è un grande pregio del sistema. Se osserviamo tutti i possibili parlamenti proporzionali che possono essere raggiunti, formano una specie di sfera (in realtà una sorta di parallelepipedo n-dimensionale dove n è il numero di partiti, ma non andiamo troppo sul tecnico).
Agli estremi di questa struttura ci sono i sistemi più stabili politicamente. Quelli che hanno alcuni partiti più forti. Mentre al centro ci sono i parlamenti piu instabili, quelli con tutti i partiti circa della stessa dimensione. Se noi assegnassimo ogni scheda casualmente a uno dei partiti votati su quella scheda, finiremmo dritti dritti in centro. Invece ci spingiamo il più possibile in uno degli estremi, quello più lontano possibile dal centro. Tuttavia basta una differenza di pochi voti in centro per dirigere la spinta verso un altro estremo. Un po’ come un pezzo di ferro in mezzo a diversi magneti. Non sappiamo da chi andrà, ma sappiamo che il risultato sarà stabile. Nel caso del ferro fisicamente stabile, nel caso dei partiti politicamente stabile.
Il valore della diversità
Il fatto che partiti simili tendano a sottrarsi i voti porta i partiti a cercare di essere il più diversi possibile gli uni dagli altri. Offrendo una reale diversità ai votanti. Particolarmente importante in un momento in cui si accusano spesso i partiti di essere fotocopie l’uno dell’altro.
Viceversa il difetto maggiore è che sia un sistema meno facile degli altri da comprendere. Non siamo abituati a votare più partiti e può mettere a disagio non sapere come finirà un’elezione. Per spiegare il sistema conto sui divulgatori di professione. Mentre spero che la difficoltà di predire il risultato venga vista come un pregio.
Così come lo hai enunciato o in modo simile, è un sistema già in uso in altri Paesi?
Non che io sappia. Avendo inventato il sistema, se lo fanno spero che me lo dicano, così lo metto nel curriculum.
Come giudichi il rischio che un partito acquisisca un peso parlamentare eccessivo per il proprio peso elettorale, rispetto alla prospettiva di una migliore governabilità?
Definisci peso elettorale. Il massimo numero di seggi che un partito può ricevere in questo sistema è proporzionale al massimo numero di persone disposte a dare fiducia a quel partito. Come tale non ci sono premi di maggioranza né sbarramenti (che poi sono premi per tutti gli altri partiti). Quindi un partito non può acquistare un peso eccessivo rispetto al numero di persone che lo votano.
Il problema è che siamo abituati a vedere il mondo attraverso gli occhiali del plurality voting, cioè dei sistemi di voto in cui si indica un solo partito. Sono sistemi terribili, nessuno escluso. E chiudono la mente. Quando leggi che il Movimento Cinque Stelle ha il 29,9 percento e il Partito Democratico ha il 27,5 percento e Forza Italia ha il tredici percento e la Lega ha il 12,9 percento, pensi che il 29,9 percento delle persone voterebbe Cinque Stelle. Esattamente il 29,9 percento.
Ti dipingi un’Italia divisa in gruppi che si parlano poco. E alcune persone (traditori!) che cambiano il loro voto. In realtà ci sono enormi intersezioni e tantissime persone che sono ugualmente soddisfatte (poco, ma sufficientemente per votarli) da due o più partiti.
Concentriamoci sul risultato dei primi due: 29,9 percento al M5S e 27,5 percento al PD. Quanti votanti di M5S si sentirebbero anche di votare PD e viceversa? Lo stesso discorso si può fare tra qualsiasi coppia di partiti. Supponiamo (sono numeri a caso, per far capire come funziona) che ci sia un 15 percento di persone in Italia nell’intersezione tra PD e M5S. E supponiamo che al momento di votare, dovendo scegliere, votino per metà PD e per metà M5S. Secondo il vecchio modo di misurare, il peso politico del M5S è il 29,9 percento e quello del PD è il 27,5 percento. Ma una volta che identifichiamo l’intersezione, otteniamo una visione più precisa:
- M5S 22,4 percento.
- PD 20,1 percento.
- M5S o PD (vanno bene entrambi): 15 percento.
Qual è allora il peso politico di M5S o PD? Insieme ottengono il 57,4 percento degli elettori. Se assegnamo al M5S tutti gli elettori che lo voterebbero (quindi anche quelli nell’intersezione con il PD che votano adesso PD) otterremmo 37,4 percento e se facciamo lo stesso per il PD otterremmo 35 percento. Certo non lo possiamo fare per entrambi.
Però un sistema elettorale che desse il 37,4 percento al M5S (giustificato dalle schede delle persone che lo voterebbeo) o il 35 percento al PD non starebbe dando alcun regalo: solo i voti dell’intersezione per permettergli di governare. Certo, con cifre come queste non si governa, ma per ora abbiamo solo considerato l’intersezione di due partiti.
Consideriamo tutte le altre intersezioni e ottieniamo percentuali che girano attorno al 49-54 percento in tutte le simulazioni che abbiamo svolto. Quindi il concetto di peso politico come concetto univoco è figlio di una visione limitata della situazione, che non considera tutte le persone sedute comodamente tra più partiti.
Rischio superpoteri
Esiste però un altro rischio e dovremmo parlarne. La Costituzione è pianificata per un sistema proporzionale. Chi controlla la maggioranza qualificata può cambiare la Costituzione, eleggere il presidente della Repubblica. Ha poteri che vanno oltre il normale governare. Questo sistema elettorale (come qualsiasi sistema maggioritario) potrebbe portare a una maggioranza con i superpoteri.
L’idea della Costituente era che i superpoteri dovevano appartenere solo ad una alleanza di partiti che si sarebbero bilanciati a vicenda. Sono convinto che questo sistema non darebbe alcuna maggioranza tale da porre un rischio per l’Italia. Ma a priori nulla lo esclude. E questo è vero per qualsiasi sistema maggioritario. Infatti le nazioni con sistemi maggioritari hanno constituzioni differenti.
Se volessimo applicare questo sistema elettorale, ci vorrebbe forse un sistema di bilanciamento dei poteri per cui il primo partito non può comunque ricevere più del 54 percento dei voti. E le altre schede, casualmente estratte, non verrebbero assegnate al primo partito. Sarebbe lo stesso un sistema proporzionale (abbiamo detto che qualsiasi assegnazione delle schede a uno dei partiti che vi compaiono è accettabile), sarebbe lo stesso maggioritario, ma sarebbe anche bilanciato.
Hai provato a simulare il risultato che avremmo avuto alle ultime politiche utilizzando il tuo sistema?
Durante le ultime politiche il sistema non era ancora pronto. E quando era pronto i partiti presenti erano già differenti. Inoltre c’è un problema oggettivo nel simulare questo sistema: non si possono usare i voti che la gente ha espresso perchè la gente vota con il plurality voting, esprimendo un solo partito. Come faccio a sapere che altri partiti voterebbero?
Abbiamo invece provato a simulare una votazione in due classi dell’Università degli Studi di Chieti-Pescara. Le classi erano di Economia e di Sociologia, in totale 260 studenti. Chiedemmo agli studenti di esprimere il loro voto in quattro modalità differenti:
- Indicando un solo partito.
- Indicando tutti i partiti che avrebbero potuto rappresentarli.
- Ordinando i partiti da quello che piaceva loro di più a quello che piaceva loro di meno.
- dando una valutazione da 1 a 10 per ogni partito.
Con queste informazioni abbiamo potuto simulare diversi sistemi elettorali applicati tutti allo stesso gruppo di persone. In particolare abbiamo simulato un proporzionale puro, l’Italicum e questo sistema elettorale. Per l’Italicum in particolare abbiamo dovuto anche simulare un ballottaggio, ma ma è stato possibile visto che sapevamo in che ordine gli studenti apprezzavano i partiti. I risultati sono stati i seguenti.
Ovviamente questi risultati non sono rappresentativi della situazione nazionale ma solo un esperimento su un target limitato, non rappresentativo e con interessi culturali molto specifici. Ma spero sufficiente a comprendere come il sistema funzioni (i dati dei singoli studenti, anonimizzati, sono ovviamente disponibili).
Poi abbiamo condotto simulazioni su computer assegnando a ogni persona una posizione politica su uno spazio a due dimensioni. E posizionando casualmente i partiti sullo stesso spazio. In questo caso abbiamo eseguito centinaia di simulazioni e il risultato era sempre lo stesso: una serie di partiti di grandezza decrescente, anzi esponenzialmente decrescente, in cui il primo partito aveva attorno al 49-54 percento.
Infine ho generato una serie di modelli che simulano le circoscrizioni elettorali italiane per vedere che effetto avrebbero avuto sul risultato finale. Posto che l’ordine venga calcolato su scala nazionale, il risultato è assolutamente comparabile (pochi punti percentuali, in su o in giù a seconda di come si gestiscono i resti).
Hai un messaggio per i nostri politici? E per chi li elegge?
Non basta la visione e non basta la tecnica. Ci vogliono entrambi.
L’intervista a Pietro Speroni di Fenizio su una nuova proposta di sistema elettorale, insieme proporzionale e maggioritario, è completa. La prima parte è stata pubblicata l’altroieri e la seconda ieri.