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Un ragazzino viola un computer della US Air Force

07 Maggio 2001

Un ragazzino viola un computer della US Air Force

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Complimenti alla US Air Force. Proprio nel momento in cui il loro presidente e capo militare sta per rilanciare il progetto di “scudo spaziale”, si fanno penetrare i sistemi informatici …

Complimenti alla US Air Force. Proprio nel momento in cui il loro presidente e capo militare sta per rilanciare il progetto di “scudo spaziale”, si fanno penetrare i sistemi informatici da un ragazzino di 13 anni.

Come nel famoso film “Wargames” che, sicuramente, avranno già visto. Stavolta, però, il ragazzino non ha iniziato una guerra per gioco, ma ha violato un programma che da la posizione di tutti gli aerei della forza aerea militare statunitense.

Come ha fatto? Utilizzando sofisticati software? Niente di tutto questo: il sistema non era protetto. Semplice.

Abbiamo già scritto, ormai decine di volte su questa rubrica, che le violazioni ai sistemi informatici di siti militari, governativi e aziendali, spesso dipendono da dimenticanze, errori di programmazione o difetti intrinseci nei sistemi operativi.

Questa volta è toccato a un ragazzino essere accusato dal governo americano di aver compiuto azioni di pirateria su un computer incaricato di controllare gli spostamenti della flotta aerea militare degli Stati Uniti.

Il tredicenne, secondo quanto riportato da fonti interne alla US Air Force, sarebbe riuscito a introdursi su uno dei collegamenti “protetti” che collegano il air mobility system al ministero dei trasporti americano.

Secondo il procuratore incaricato del caso, il sistema attaccato è molto importante per il governo e l’esercito e non è un terreno di gioco per bambini.
Rimane il fatto che un bambino, come dice il procuratore, è riuscito a penetrarvi.

L’atto di pirateria è stato scoperto dal personale incaricato del mantenimento del sistema e, come accade di solito, non sono stati rilasciati i dettagli né della scoperta, né di come sia potuto accadere.

Secondo l’aviazione militare, l’intruso avrebbe intercettato tutte le comunicazioni che passavano per il nodo di comunicazione “protetta” e avrebbe distrutto i file che registravano la sua presenza nel sistema, un danno stimato in 60 mila dollari.

Adesso il ragazzino rischia una pena fino a 45 anni di prigione, per essersi introdotto in un sistema che gli stessi responsabili dichiarano non del tutto “protetto”.

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