Accanto alle decine di milioni di utilizzatori di iPhone così come lo consegna Apple, fiorisce da sempre una piccola e agguerrita comunità semiclandestina, quella del jailbreaking: la modifica del sistema operativo che permette di installare programmi aggirando App Store e modificare l’interno del sistema superando i blocchi altrimenti previsti su un modello di serie.
Per i media il jailbreak è stato sbrigativamente classificato come legale da una sentenza del 2010. In verità si è trattato unicamente di una eccezione temporanea all’interno del Digital Millennium Copyright Act (Dmca), legislazione contestatissima negli Usa che ha regolamentato il campo delle violazioni del copyright dando vita a notevoli incidenti diplomatici, molte storture e una protezione dei media digitali come minimo lacunosa. Ascoltiamo American University Intellectual Property Brief:
The DMCA, signed into law in 1998, offers protection against circumvention of technological measures used by copyright owners to protect their work. However, every three years the Librarian of Congress may designate certain activities as exempt from the anti-circumvention provisions. In 2010, the U.S. Copyright Office and the Librarian of Congress recommended that computer programs that enable wireless telephone handsets to execute various software applications, when lawfully obtained, be placed under the list of exemptions under the DMCA. However, this exemption for jailbreaking will expire in 2012.
Il jailbreak non ha creato grossi problemi ad Apple. Un suo divieto tuttavia, per quanto poco più che formale, significherebbe probabilmente un passo indietro notevole per organizzazioni come Electronic Frontier Foundation, che temono l’affermarsi progressivo dei modelli che salvaguardano l’utente tecnologicamente ignaro penalizzando quello esperto.