Gli strumenti di messaggistica immediata (come MSN Messenger, Yahoo! Messenger, ICQ) sono tradizionalmente considerati come strumenti di comunicazione meno invadenti del telefono: vuoi comunicare con un amico o un collega? Mandagli un messaggino e ti risponderà appena possibile. In teoria. In pratica stanno diventando più invadenti del telefono stesso.
La messaggistica istantanea si pone a metà strada tra la comunicazione sincrona per eccellenza (il telefono) e quella asincrona (la mail). È fondamentalmente uno strumento sincrono, permettendo di visualizzare lo stato dell’altro lato nella comunicazione (online/offline) ma consente ritardi nella risposta e come tale meglio si dovrebbe adattare in un contesto lavorativo o comunque alle attività quotidiane dove non sempre si è in grado di rispondere a una chiamata.
Il presupposto di essere meno invasivo, tuttavia, è la fonte stessa di un conseguente abuso dello strumento. Il ragionamento frequente diventa: dato che non è invasivo, ne posso fare un uso maggiore del telefono. Non solo questo: lo strumento di instant messaging consente la comunicazione in contemporanea con più interlocutori, arrivando ad avere numerose chat aperte e moltiplicando le interazioni simultanee. Inoltre, le possibilità di declino della comunicazione da parte del ricevente il messaggio sono inferiori: non potrà addurre come giustificazione il fatto di essere impegnato in un’altra comunicazione perché lo strumento permette comunicazioni simultanee.
Il fatto stesso che sia considerato un medium meno invasivo, ne limita le possibilità di rifiuto: declinare una richiesta di chat diventa più scortese che non declinare una telefonata, alla quale possiamo sempre rispondere di non avere tempo in quel particolare momento. Infine, ma non ultimo elemento, la comunicazione via chat è più lenta del telefono: a causa dei tempi di digitazione e delle maggiori difficoltà comunicative, la trasmissione dello stesso messaggio richiede più tempo (e quindi impegno maggiore) da parte dei partecipanti.
L’aumento delle possibili interazioni e la ridotta capacità di rifiuto della comunicazione possono fare dell’instant messaging un vero incubo. Soprattutto in un contesto lavorativo aprire un canale di comunicazione virtualmente senza limiti come quello dell’instant messaging, ovvero non frenato da regole di non invadenza e da limitazioni strutturali del medium, rischia di trasformarsi in un vero e proprio boomerang, in cui siamo costretti a metterci nello stato “Busy” o “Non disturbare” per poter dedicare il nostro tempo al lavoro vero e proprio e non alla comunicazione. O in alternativa possiamo usare il nostro nickname per lanciare dei messaggi: “Sono in meeting” o ancora “Chiusura fiscale: non disturbare”.
C’è bisogno forse di un galateo per la comunicazione su messenger, pratica ancora troppo giovane per vedere consolidarsi usi e regole non scritte di buona educazione, come invece è avvenuto per il telefono. Ecco alcune proposte di “atteggiamenti” (più che di regole) per una buona educazione in chat:
- Prestare attenzione allo stato dell’interlocutore. Se è impostato su non disturbare, non inviamo messaggi se non veramente urgenti.
- Iniziare salutando. Se l’interlocutore non risponde, probabilmente è impegnato, quindi non insistere.
- Non usare trilli o altri sistemi per richiamare l’attenzione.
- Utilizzare gli smiley con moderazione. Lo scopo degli smiley è di aggiungere aspetti emotivi alla comunicazione che altrimenti rimarrebbe fredda e potenzialmente a rischio di fraintendimenti.
- Andare subito al punto: porre la domanda e aspettare la risposta.
- Non cercare di avere sempre l’ultima parola: se la comunicazione è terminata, non è necessario continuare con “allora grazie”, “ciao ancora”.
- Usare questo mezzo di comunicazione quando è necessario e in alternativa agli altri: se abbiamo appena terminato una telefonata con il nostro interlocutore, non è necessario proseguire anche in chat. Se abbiamo inviato una mail, non chiediamo conferma via chat della ricezione (se non in casi di particolare importanza e urgenza).
- Come in tutti gli altri casi, usiamo il buon senso.