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Un Dio di fibre ottiche

11 Febbraio 1999

Un Dio di fibre ottiche

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Un viaggio nelle catacombe virtuali di una religiosità che, un po' come nella Roma di fine Impero, testimonia della decadenza di questo fine millennio.

Qualcuno può essere stato colpito vedendo svettare nelle classifiche del premio del “Sole 24 Ore” per i migliori sito Web italiani, l’indirizzo dell’eccentrica comunità neo-esoterica piemontese di Damanhur (nota per le curiose iniziative come le richieste alla NASA di inviare un equipaggio di loro nello spazio con biglietto di sola andata).

Dagli USA ci arrivano i dati di un’inchiesta secondo la quale il 63% delle persone intervistate afferma di avere ricevuto da Internet un contributo essenziale al proprio arricchimento spirituale. Ma per un quadretto dalle tinte buoniste alla Frank Capra, il sottosuolo riserva un intero continente di apparati radicali in cui districarsi è impresa più impossibile che ardua.

In un recente lavoro dedicato all’argomento (Pescatori di Anime; nuovi culti e Internet), Marco Merlini distingue fra tre stili di presenza della religione in rete che vedono ai lati opposti la metafora della vetrina della fede e quella della cybercomunità, mediate da quanti utilizzano Internet come strumento organizzativo.

Quello che maggiormente sollecita la nostra fantasia è il fenomeno delle cybercomunità. In alcuni casi si tratta di autentici credo devozionali, ma nella grande maggioranza di fenomeni misti, al confine fra l’espressione di un bisogno di appartenenza, di crisi valoriale, di un vestito snob da indossare con gli amici oppure di un modo per fare espressione ideologica in un periodo storico in cui questo risulta particolarmente difficile.
Se nel remoto passato poteva essere l’unità politica e poi, via via, l’esistenzialismo, il marxismo e così via, oggi è veramente difficile affermare qualcosa senza cadere nel già detto o nella massificazione e nell’indifferenza di un mondo disamorato dei maitres à penser e dell’ideologia.

Il culto tuttavia si presta e i sotterranei della rete diventano un po’ le nuove catacombe di una religiosità che, un po’ come nella Roma di fine Impero, testimonia della decadenza di questo fine millennio.

Ecco che in alcuni casi il mezzo stesso diventa epifania della divinità, come per i cultori dell’ecologismo che in essa vedono prendere corpo la Gaia Elelttrica, o come i tecno-buddisti per cui sarebbe lo specchio della nostra mente mistica, mentre i neo-pagani la vivono come il tempio stesso in cui si svolgono i riti dei loro culti.

Quanti sono gli adepti tecno-iniziatici? Impossibile a dirsi, così come è difficile separare i curiosi dai devoti, i militanti ideologici dagli assetati di nuove mode o dai bisognosi di gruppalità e di auto-identificazione. Quante sono le fedi è più facile a dirsi se ovviamente ci si limita alle poche decine o centinaia principali, ma non è così facile parlarne senza farne un discorso superficialmente sociologico.
Già da tempo Wired, fra le riviste la più attenta alle tribù del villaggio globale, ha puntato l’attenzione su neo-pagani, avatar, nihilisti mostrandoci delle popolazioni più o meno giovanili insondabili e soprattutto impossibili da ascrivere alle categorizzazioni tradizionali come la suddivisione fra destra e sinistra, fra conservatori e progressisti e così via.

Questi gruppi sono già così lontani da molti di noi: spesso non hanno nessuna conoscenza veramente approfondita o meditata, come pure hanno una scarsa frequentazione pratica dei concetti che esprimono, ma conoscono bene i linguaggi e sanno come passare dall’uno all’altro, si destreggiano nell’inglese, nell’informatica, muovendosi alla perfezione nei complessi scenari urbani e suburbani proprio grazie alla leggerezza del passo e alla facilità al cambiamento.

Non amano i gusti forti e non credono a quasi nessuno dei miti temporali dei loro padri, da quelli materialisti a quelli romantici: sono poeti dello “stare” più che condottieri del “divenire”. E abitano i simulacri dei templi non-ortodossi. Nessuna delle religioni storiche può venire accettata per come si manifesta comunemente e questo vale tento per i tecno-buddisti che per i visionari mariani, che per gli stessi satanisti e nichilisti. I mariani assomigliano di più a dei carismatici esoterici e in molti casi i satanisti appaiono dei militanti di una critica sociale costruttiva.

Tuttavia la grande matrice delle religioni in rete è il grande magazzino della New Age che, pur apparendo oggi in crisi (ma solo nella sua formulazione generale), ha generato gran parte dei fenomeni di cui stiamo discutendo. Con la New Age nasce l’idea del supermercato della fede, della banalizzazione dello spirituale e del miscuglio fra naturista, tecno, psico, esoterico e melenso che si traduce nella formula dell'”illuminazione facile”. La New Age è l’apoteosi della retorica mistica auto-celebrativa, vuota e fine a se stessa; quella per intenderci che, in mancanza di contenuti da proporre se la cava con un “la risposta cercala dentro te stesso” o che trasforma i problemi oggettivi in espressioni allucinate delle nostre paure. Dalla New Age in poi in campo esoterico tutto può essere detto, purché sia sano.

Non ci deve apparire quindi strano che un tal Ernest Norman leader carismatico di Unarius, una setta UFO-ossessiva sostenga di essere la reincarnazione al contempo di Quetzalcoatl, Socrate, Gesù e Ponzio Pilato, Carlo Magno, Richelieu, Napoleone e quanti altri. La promiscuità è un must, in assenza di regole di autenticità e di verifiche che non siano il numero stesso di aderenti, e così è pressoché impossibile trovare una dottrina allo stato puro, invece che imbastardita da tante altre influenze.

Il fenomeno che sta sotto i nostri occhi invece va dalle comunità, come quella suicida dell’Heaven’s Gate, che credono che la rete abbia un'”anima” e che pertanto sia da “adorare”, a quanti svolgono cerimonie in rete, magari in un ambiente VR con le effigi dei membri che compiono il rito, predicatori online che fanno vedere la luce della divinità a fedeli casuali, sette africane che evangelizzano in Svezia o Russia, santoni che emanano energia mistica o compiono miracoli a distanza…

Questo, più che Internet è il mondo d’oggi. Assieme a questo mondo oltre il confine della realtà e del paradosso, si possono trovare altrettanti luoghi ed utilizzi della rete che la rendono effettivamente un mezzo per lo scambio e la condivisione d’informazioni, riflessioni e spazi per la spiritualità. Internet non è solo il luogo per l’organizzazione da parte di movimenti religiosi e iniziatici sparsi su tutto il pianeta, ma anche una fonte importante per attingere testi ed esperienze altrimenti irreperibili o di difficile diffusione. Così pure il movimento neo-pagano è un modo per rendere vive delle culture scomparse dalla faccia della terra. Proprio questa spinta alle religioni e alle forme di coscienza fatte scomparire dal monoteismo è uno dei fenomeni più interessanti e più importanti. Che cos’abbia la rete di tanto affine al politeismo può anche essere inferito e potrebbe essere interessante farlo.

Così come non è sbagliato domandarsi se qualche forma d’energia possa veramente correre lungo un’esoterica rete delle reti. Certo è che questo fenomeno costituisce un impulso alla libertà di fede e al pluralismo come sarebbe stato impossibile attraverso i canali tradizionali. L’Internet esoterica è insomma una realtà che vale la pena di conoscere meglio e anche di frequentare, prestando attenzione a non lasciarsi accalappiare da qualche imbonitore o ipnotizzatore, ma con lo spirito del libero ricercatore tipico delle scuole esoteriche evolute che la tradizione di tutti i continenti conosce bene e che tramite Internet può sperimentare una libertà di movimento e pensiero entusiasmante.

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